La degenerazione retinica
di Renato Alberto Meduri
Alcune sostanze limitano gli effetti lesivi dell’ossidazione.
La macula è la parte più centrale ed importante della retina;
è quella che permette la visione dei piccoli particolari (lettura, cucito
ecc.), è quella che permette la visione dei colori ed e quella riceve
direttamente i raggi luminosi: è la porzione della retina sottoposta
ad un maggiore lavoro e quindi alla maggiore usura nel tempo.
Nella retinite pigmentosa le cellule vanno incontro “come trattato nel
numero precedente” anche in età infantile, ad apoptosi cioè
a dissoluzione a causa di anomalie strutturali o funzionali per turbe genetiche
ben definite, nella degenerazione maculare, le cellule presentano delle labilità
meno definite che ne riducono tuttavia
la durata nel tempo, con un vero e proprio invecchiamento un po’ più
precoce rispetto al soggetto normale, manifestandosi dopo la sesta decade di
vita. Esistono due forme di degenerazione maculare, una detta atrofica, molto
simile alla degenerazione maculare che caratterizza talune forme di degenerazione
tappeto-retinica, l’altra invece cosiddetta umida. (che tuttavia ha un’incidenza
ridotta non superando il 10% dei casi) che si manifesta con essudazioni e formazione
di nuovi vasi che invadono la retina. Si è recentemente attivato uno
studio multicentrico con la partecipazione con l’Università di
Milano, Napoli, Bologna finalizzato a vagliare il ruolo genetico della malattia.
Un sintomo assai precoce ma che molto spesso passa inosservato è la sensibilità
all’abbagliamento cioè a dire che quando colpiti da una luce intensa
o anche semplicemente quando si fissa una lampadina il senso di abbagliamento
perdura a lungo. Un sintomo precoce che è di norma avvertito è
la visione deformata degli oggetti; altro disturbo possibile è un semplice
senso di annebbiamento visivo.
Non esistono cure specifiche che permettano una prevenzione o una cura radicale
della degenerazione maculare. Tuttavia esistono accorgimenti e sussidi che permettono
di ritardarne la comparsa o l’evoluzione. Vanno soprattutto evitati i
fattori di rischio: paradossalmente la luce è uno dei più gravi
fattori di rischio. La macula sana si protegge dalla luce a mezzo di pigmenti
colorati in particolare della LUTEINA che agiscono come le creme solari agiscono
per la pelle.
Questi pigmenti possono essere incrementati sia attraverso l’alimentazione
sia con l’assunzione diretta dei pigmenti stessi. È opportuno usare
sempre occhiali protettivi quando ci si espone al sole e questo sarebbe auspicabile
anche per i bambini.
Protettivi non significa semplicemente scuri, ma che abbiano la caratteristica
di non far passare i raggi dannosi contenuti nella porzione bassa dello spettro
cioè BLU e VIOLETTO.
Se si tratta di degenerazione maculare in forma atrofica evoluta non sono possibili,
né peraltro necessarie, cure in quanto si autolimita per cui il paziente
non perderà l’autonomia. Viceversa in caso di degenerazione maculare
in forma umida e/o vascolare, si può ricorrere a trattamenti laser diversi
ed in casi limite anche ad intervento chirurgico con asportazione dei capillari
anomali, con immissione nell’occhio di molecole che inibiscono
la formazione di capillari o anche con un complesso intervento di traslocazione
maculare.
Tutti i soggetti con parenti consanguinei che abbiano sofferto o che soffrano
di degenerazione maculare, sarebbe opportuno che si sottoponessero ad esame
oculistico completo fra i 30 e i 40 anni per rispondere a questo quesito: sono
predisposto alla degenerazione maculare?
Nelle cellule vi è come un minuscolo bruciatore indicato come mitocondrio
che permette di tramutare i nutrienti in energia (ATP) indispensabile alla cellula
per mantenersi vitale e rinnovarsi e svolgere le sue funzioni.
Come per tutte le combustioni si ha anche produzione di scorie che ovviamente
debbono essere neutralizzate, altrimenti, accumulandosi intossicheranno la cellula:
come i gas di scarico che noi tutti respiriamo. La cellula sana possiede la
capacità di produrre le sostanze che neutralizzano le scorie. Con il
tempo anche nelle cellule sane si riduce la capacità di produrre le molecole
neutralizzanti ed inoltre la combustione diviene meno completa e quindi si producono
più scorie. In termini tecnici si riduce il potenziale enzimatico della
cellula e l’accumulazione di scorie accelera il processo di invecchiamento.
Questo processo è come una sorta di cane che si morde la coda. Fortunatamente
oltre alle molecole neutralizzanti prodotte dalle cellule, esistono anche molecole
con eguale azione protettiva presenti nei cibi; tra quelle più note,
le vitamine A, E, C. Queste sostanze non ringiovaniscono la retina, ma sicuramente
limitano gli effetti lesivi dell’accumulazione dei prodotti di ossidazione;
va poi detto che taluni cibi favoriscono la produzione di scorie, contribuendo
così a danneggiare la cellula. Il primo sussidio anti invecchiamento
quindi è una corretta alimentazione.
C’è da dire che di piramidi alimentari ne sono state proposte tante
ed è evidente che nessuna è valida universalmente. Studi condotti
in America (TRIAL), con osservazioni longitudinali pluriennali e su casistiche
ampie, hanno evidenziato che pazienti trattati con apporto in surplus con anti
ossidanti, pigmenti, oligo elementi hanno manifestato una evoluzione della degenerazione
maculare significativamente più lenta rispetto a quella verificata in
analoga casistica non trattata. a livello di globuli rossi. Un effetto particolarmente
protettivo sulla retina, lo esplica l’acido docosaesanoico; è significativo
il fatto che in pazienti con retinite pigmentosa i livelli di acido docosaesanoico,
a livello dei globuli rossi, sono particolarmente bassi.
Il fatto di avere nel sangue periferico un tasso normale di radicali liberi
non garantisce che nelle cellule con particolare impegno metabolico o con carenze
enzimatiche il tenore di sostanze anti ossidanti sia adeguato.