Sacerdote, professore, mendicante, sospeso “a divinis”, Santo. Giuseppe Olinto Marella, per tutti a Bologna solo Padre Marella, ha attraversato la vita forte di una fede grande come il suo cuore. Nato nel 1882 a Pellestrina, isola della Laguna Veneta, ha navigato nelle tempeste di un’esistenza avventurosa ma, sempre, dedicata ai più bisognosi. Nel 1904, dopo la laurea in Teologia e Filosofia, diventa sacerdote e subito manifesta la sua vocazione alla solidarietà fondando un Ricreatorio popolare dove accoglie i bambini più poveri, educandoli con metodi giudicati, all’epoca, troppo all’avanguardia. Per questo, e per la frequentazione con il teologo modernista Romolo Murri, viene sospeso dai suoi incarichi pastorali e, a questa punizione, si aggiunge il divieto di accostarsi all’Eucarestia. Olinto non si perde d’animo e, dopo lunghe peregrinazioni come insegnante in varie città d’Italia, si trasferisce a Bologna, dove ottiene la cattedra di storia e filosofia ai Licei Galvani e Minghetti. È il 1924 e il suo spirito caritatevole, unito a una fedeltà assoluta alla Chiesa, nonostante questa l’abbia punito con tanta severità, sono evidenti agli occhi di tutta la città. Nel 1925 il Cardinale di Bologna Nasalli Rocca lo riabilita, ammettendolo nella sua diocesi e permettendogli di riprendere il ministero sacerdotale.
Don Marella affianca così al lavoro d’insegnate quello di cura verso gli orfani numerosi che popolano le periferie devastate dal primo conflitto mondiale. Il suo è un impegno concreto. È grazie a lui se si riqualificano i casermoni popolari e se tanti ragazzi vengono salvati dalla strada. Con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, Olinto combatte con coraggio e altruismo accogliendo militari e fuggiaschi, tanto da rischiare di finire davanti a un plotone d’esecuzione. Sono anni duri, ma lui non si ferma mai e comincia a immaginare quella che sarà la sua opera più celebre. La prima Città dei Ragazzi nasce, infatti, proprio nel dopoguerra e in quegli anni Don Marella, per sensibilizzare la città verso chi soffre, comincia a mendicare in quell’angolo di via Drapperie occupato, ancora oggi, dai suoi confratelli. La lunga barba, l’abito talare stazzonato, lo sguardo ridente diventano un’immagine familiare, capace di smuovere gli animi e di spingere potenti e Istituzioni ad aiutarlo nella creazione di luoghi deputati ad accogliere e aiutare giovani bisognosi.
Nuove Città dei Ragazzi, laboratori di formazione, la Casa della Carità sono solo alcune delle opere assistenziali nate grazie al suo lavoro. Quando muore, nel 1969, circondato dai suoi amati ragazzi, la sua eredità è tale da continuare a fiorire. L’Opera di Padre Marella è oggi una realtà fatta di 260.000 pasti all’anno, 200 posti letto a disposizione, 11 comunità, 16 progetti sociali, 90 dipendenti e più di 200 volontari. Nel 1985 la Chiesa riconosce il miracolo da lui compiuto e il 4 ottobre 2020, nel giorno della festa di San Petronio, viene beatificato a Bologna. La Chiesa, dopo averlo sospeso per sedici anni, nomina così Santo il padre degli ultimi.
È bello pensare che, da lassù, Olinto osserverà Bologna sperando che sappia dimostrare uno spirito caritatevole verso i tanti che, ieri come oggi, tendono la mano sperando in un gesto di amore cristiano, di quello vero, come è poi il vero amore.