cuore Il cuore può rigenerare le sue cellule Da Repubblica del 5 dicembre 2012 www.repubblica.it/salute/ricerca/2012/12/05/news/cuore_mammiferi-48105260/?ref=HREC2-9 il segreto in molecole simili al Dna La capacità, finora osservata in alcuni rettili e nei pesci, può essere replicata nei mammiferi grazie ai microRna. Lo studio di un gruppo di ricercatori dell'Icgeb di Trieste di ARNALDO D'AMICO IL CUORE dei mammiferi, uomo compreso, può riparare i danni prodotti dall'infarto e dall'invecchiamento, rigenerando le sue cellule. Una capacità osservata in alcuni rettili, in particolare le salamandre, e nei pesci. Si riteneva fosse una loro facoltà esclusiva, ma ora la capacità di autoriparazione del cuore si può ridare ai mammiferi. Lo ha scoperto un gruppo di ricercatori coordinati da Mauro Giacca dell'Icgeb (International Centre for Genetic Engineering and Biotechnology) di Trieste. Lo studio apre finalmente le porte alla possibilità di mettere a punto farmaci che rigenerino un cuore ormai incapace di nutrire il corpo, mandando in circolo troppo poco sangue. Attualmente le cure disponibili per l'insufficienza cardiaca, che segue lentamente e in modo inarrestabile l'infarto, una grave ipertensione o il diabete, sono in grado solo di rallentarne la progressione. E così lo scompenso cardiaco, fase finale dell'insufficienza, in cui il soggetto ha il fiato corto e non riesce neanche a camminare, sta diventando una epidemia con costi umani ed economici altissimi, pari se non superiori a quelli del cancro. Ogni anno nel mondo si hanno 15 milioni di nuovi casi di scompenso cardiaco, di cui l'80% avviati da un infarto anni prima. Le cure e le degenze si portano via il 2% del Pil dei Paesi industrializzati, per trattamenti che non sono risolutivi, risalenti agli anni '90. Altrettanto se ne va in costi sociali per perdita di produttività dei malati e dei familiari impegnati nell'assistenza. La causa di questa catastrofe sta nell'incapacità delle cellule del cuore, una volta diventate adulte, di moltiplicarsi e rimpiazzare quelle uccise, ad esempio da un infarto. Le sopravvissute sono costrette a ingrossarsi per compensare la forza mancante nel muscolo cardiaco. Vanno così incontro a squilibri metabolici che lentamente le uccidono, indebolendo ancor di più il cuore e innescando un circolo vizioso che lo porta allo sfiancamento. La soluzione sta in piccole molecole simili al Dna (microRna) che, si sta scoprendo in questi anni, funzionano da regolatori dei geni. "Tramite uno screening robotizzato - spiega Mauro Giacca nell'articolo scientifico pubblicato oggi su Nature - abbiamo analizzato la funzione di tutti i microRNA prodotti dal genoma umano. Abbiamo scoperto che 40 di questi sono in grado di stimolare la proliferazione delle cellule adulte del cuore. Alcuni di questi microRNA sono proprio quelli normalmente attivi durante lo sviluppo embrionale, quando il cuore sta crescendo e quindi le sue cellule sono in replicazione. Subito dopo la nascita, non vengono più prodotti. Quando questi microRNA vengono somministrati ad un cuore che ha subito un infarto, sono in grado di rimettere in moto la replicazione dei cardiomiociti e quindi stimolare la reale riparazione del danno. Non si forma più una cicatrice, come avviene normalmente, ma si ha la moltiplicazione di nuove cellule cardiache, che è la stessa modalità con cui si ripara il cuore delle salamandre e dei pesci, capacità persa dai mammiferi durante l'evoluzione". La scoperta di questi microRNA potrebbe avere straordinarie applicazioni terapeutiche. Da questi piccoli elementi genetici si possono sviluppare farmaci che, iniettati nel cuore subito dopo l'infarto o nei pazienti con scompenso cardiaco, stimolano la rigenerazione delle parti del muscolo cardiaco danneggiato. (05 dicembre 2012)Torna all'indice