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Professioni web: Roberto Scano e il Web accessibility expert
Art. postato da A. Delicata su uic h.e., 11\04\2013, h. 12.27.

Pubblicato da redazione il 11 aprile, 2013 11:45 - Inserisci il tuo Commento

Roberto Scano è Presidente di IWA Italy. Si occupa di accessibilità e
qualità dei servizi Web per le PA, è componente della cabina di regia
dell’Agenda digitale Italiana, nonchè consulente dell’Agenzia per l’Italia
Digitale.
Secondo appuntamento con le interviste realizzate da TechEconomy, in
collaborazione con IWA Italy, per dare voce ai professionisti del web e
capire come cambiano i profili professionali legati alla Rete.

A rispondere alle nostre domande oggi è Roberto Scano, Web Accessibility
Expert nonchè Presidente di IWA Italy.

1) Di cosa si occupa precisamente un Web Accessibility Expert?
Il Web Accessibility Expert è lo specialista in accessibilità Web, ossia la
persona con il delicato compito di verificare che informazioni e servizi
erogati in rete siano fruibili da tutti, indipendentemente dalle disabilità
e/o dalle tecnologie utilizzate. Pensiamo che il Web è nato per unire, non
per dividere e quindi un Web non accessibile a tutti non è Web.

2) Studi e pratica sul campo: cosa serve per diventare Web Accessibility
Expert?
Innanzitutto bisogna conoscere le specifiche di accessibilità, in
particolare le linee guida per l’accessibilità del Web definite dal
consorzio mondiale del Web (W3C). Bisogna altresì conoscere le necessità
degli utenti con disabilità e le tecnologie che gli stessi utilizzano per
navigare i siti Web: soluzioni tecniche che per un utente normo vedente
possono essere facilmente superate (pensiamo ai CAPTCHA), per un utente non
vedente possono essere una barriera insuperabile. Selezionare un oggetto con
un click può essere impossibile da parte di utenti che non possono
utilizzare il mouse, così come utilizzare dei colori e dei caratteri poco
leggibili significa creare barriere a diverse categorie di utenti. Consiglio
di consultare siti Web specifici in cui si discute delle tematiche:
webaim.org in versione inglese, webaccessibile.org come riferimento per
l’accessibilità in lingua italiana.

3) Come hai capito che il web sarebbe diventato la tua professione?
L’ho capito il giorno in cui, iscritto ad ingegneria informatica, preferivo
accedere all’aula informatica e utilizzare Mosaic e le prime versioni di
Netscape su stazioni Sun anziché andare a lezione, al punto che dopo 6 mesi
ho lasciato l’università per studiare per conto mio le tematiche del Web. Da
li mi sono appassionato della materia, ho iniziato a divorare siti Web
tematici di sviluppo, ho conosciuto HWG e i primi corsi di HTML e poi IWA,
in cui ho potuto apprendere e successivamente partecipare alla stesura di
specifiche, comprese quelle dedicate all’accessibilità confrontandomi con
esperti di tutto il mondo.

4) Qual è la cosa più difficile da far capire ai clienti?
Senz’altro che l’accessibilità è un principio di sviluppo, non un costo
successivo alla creazione del prodotto o servizio. Ogni prodotto va pensato
per tutti, specialmente se si tratta di prodotti come servizi Web i cui
principali fruitori sono si i giovani e coloro che usano la rete per diletto
e lavoro, ma anche (e soprattutto) chi non può fruire di servizi e prodotti
tramite canali tradizionali: persone con problemi di mobilità o con
disabilità sensoriali.

5) E ai colleghi?
Ai colleghi spesso il problema più grande è far capire che devono ripensare
ciò che hanno studiato senza considerare i principi di accessibilità: è come
dover insegnare ad un architetto che le porte devono essere fatte in un
certo modo e le pendenze devono avere un certo dislivello in quanto ne
beneficiano diversi utenti, specialmente i disabili. Quanti di noi usano la
rampa per disabili per accedere ai supermercati con il carrello? La usiamo
perché è una rampa, utile per entrambi gli scopi e quindi perché nel Web non
dobbiamo creare qualcosa che va bene per tutti, senza discriminazione?

6) Cosa ti piace di più della tua professione e cosa meno?
Ciò che mi piace è che ogni giorno c’è la sfida a migliorare le tecniche di
implementazione e verifica, capire le esigenze degli utenti e trovare quindi
le migliori soluzioni per garantire l’accessibilità dei prodotti e servizi.
Ciò che mi piace meno è che spesso gli stessi interessati, vale a dire i
soggetti con disabilità, si arroccano dietro “caste” che spesso non fanno
l’interesse del disabile ma dei produttori di tecnologie assistive e/o di
servizi “alternativi”. Se parliamo di accessibilità e pubblica
amministrazione quello che non mi piace è che spesso l’accessibilità viene
accantonata con l’idea che “tanto nessuno controlla e nessuno si lamenta”,
cosa che (per fortuna) non è più consentita dall’entrata in vigore del
decreto crescita 2.0 che pone attività di vigilanza in materia all’Agenzia
per l’Italia Digitale (AGID).

7) Che consiglio daresti a chi volesse diventare Web Accessibility Expert?
Innanzitutto di studiare le specifiche e di confrontarsi con persone con
disabilità per comprendere le necessità e per capire come risolvere i
problemi più comuni, creandosi una sorta di check-list in cui indicare
problemi e relative soluzioni. Il secondo consiglio che voglio dare è di
presentarsi all’azienda e/o all’amministrazione pubblica facendo comprendere
che l’esperto di accessibilità non va chiamato solo alla fine per una
verifica ma deve essere parte integrante del team di progettazione e
sviluppo del sito, per contribuire al miglioramento continuo del prodotto
e/o servizio. Il terzo e ultimo, di avere tanta pazienza.

8) In tre aggettivi, un buon Web Accessibility Expert deve essere?
Competente, elastico, coinvolgente.

9) E ora in un tweet: chi è il Web Accessibility Expert?
È colui che garantisce un Web come pensato da Tim Berners-Lee, accessibile a
tutti.
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