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Le particelle della luce contro gli acker del web.
Il Mattino di Padova - 7 settembre 2013, sabato

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Le particelle della luce contro gli hacker del web

Le particelle della luce contro gli hacker del web.
Un esperimento del dipartimento di Ingegneria dell'ateneo di Padova
dimostra che le carte di credito si possono proteggere con tecniche
della fisica quantistica.
università"le nuove frontiere della ricerca.
di Fabiana Pesci wPADOVA Avvolgere il numero di una carta di credito in
un “fascio di luce” per renderlo inespugnabile agli attacchi degli
hacker. Una ricerca condotta dal dipartimento di Ingeneria
dell'Informazione dell'Università di Padova ha dimostrato che applicando
l'abc della fisica quantistica, il fotone, all'universo liquido del web
è possibile rendere sicuro il passaggio dei dati, vero cruccio della
comunicazione on line.
Fino a oggi i dati viaggiavano in sella ad algoritmi che utilizzano
chiavi crittografiche basate su di un sistema binario, un'alternanza di
“zero” e “uno”. Il team costituito da Davide Bacco, Matteo Canale,
Nicola Laurenti, Giuseppe Vallone e Paolo Villoresi ha provato a far
viaggiare le informazioni su particelle di luce.
Che è successo? E' stato sufficiente che un intruso abbia provato ad
intaccare il manto di “luce” che ricopre i dati per cambiarne le
proprietà. Una “macchia” che fa scattare l'allarme “violazione del
sistema”, rendendolo non utilizzabile.
I ricercatori fanno parte della rete QuantumFuture, uno dei dieci
progetti Strategici dell'Università di Padova.
QuantumFuture, coordinato da Paolo Villoresi, ha permesso di aprire il
laboratorio di Comunicazione Quantistica e ha unito nella ricerca
nell'ambito dell'Informazione al limite quantico i quattro gruppi di
ricerca di Telecomunicazioni Quantistiche. "Sfruttando i principi della
fisica quantistica è possibile, per due utenti distanti, condividere
chiavi crittografiche con la garanzia di una segretezza incondizionata.
Vale a dire l'impossibilità per un intruso di leggere la chiave senza
essere scoperto", spiega Villoresi, "se si utilizzano i fotoni come
portatori di bit, quando un intruso tenta di leggerli, inevitabilmente
ne altera le proprietà, consentendo agli utenti di sapere che la chiave
scambiata non è più sicura". "Al contrario", continua il professore, "la
sicurezza della crittografica classica è basata su problemi matematici
che oggi sono di difficile soluzione, ma in futuro potrebbero diventare
risolvibili grazie al progresso della matematica, dell'informatica o
allo sviluppo di calcolatori quantistici". Sono tantissimi i dati
sensibili che viaggiano ogni giorno in rete ed è essenziale garantire
che giungano a destinazione inviolati e con un mittente sicuro.
Il team padovano ha utilizzato un approccio alla quantificazione della
chiave sicura recentemente proposto da alcuni ricercatori svizzeri per
realizzare sperimentalmente una trasmissione di bit quantistici (qubit)
per mezzo di fotoni e ha analizzato i diversi livelli di sicurezza in
funzione del rumore e delle capacità di un eventuale intruso.
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