rosetta Astronomia: Riparte il viaggio della sonda Rosetta verso la Cometa 67P Art. introdotto da F. Melis su smanettando, 17\01\2014, h. 22.40. Argomento Off Topic, ma estremamente affascinante ed anche di orgoglio per noi italiani di essere in questo campo tecnologico ad altissimi livelli. F. Da "Repubblica" del 17/01/2014 www.repubblica.it/scienze/2014/01/17/news/sonda_rosetta-76203315/?ref=HRERO-1 Riparte la sonda Rosetta, obiettivo: cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko Lunedì si rimette in moto dopo un "sonno" di 31 mesi deciso perché era troppo lontana dal Sole. Ad agosto toccherà il suolo del corpo celeste e acquisire dati per fare chiarezza sulle origini del Sistema solare di MATTEO MARINI Riparte la sonda Rosetta, obiettivo: cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko TRA POCO suonerà la sveglia per Rosetta. Dopo un sonno durato 31 mesi la sonda dell'Esa, lunedì, tornerà in funzione per riprendere il suo lungo viaggio cominciato ben dieci anni fa. Ancora nove milioni di chilometri la separano dal suo obiettivo: la cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko, che raggiungerà ad agosto 2014. Se tutto andrà secondo le aspettative, la missione, nella quale sono protagonisti di primo piano la tecnologia, i ricercatori e le aziende italiani, potrebbe essere un'impresa storica per lo studio delle origini del Sistema solare e della vita sul nostro pianeta. Il lungo viaggio. Rosetta non è da sola. Il suo compito è anche quello di dare un passaggio a Philae, il lander che dovrà atterrare sul suolo di questo 'sassolino', grande circa cinque chilometri per tre, per studiarne la composizione. Quello di Philae sarà il primo atterraggio in qualche modo controllato sul nucleo di una cometa e avverrà a novembre, segnando un evento storico per l'esplorazione spaziale (l'unico precedente è Deep impact, una sorta di 'missile' sparato dalla Nasa su Tempel 1 e il cui pulviscolo fu studiato dalla sonda a 10mila chilometri di distanza). Il piccolo laboratorio sarà inoltre il primo ad effettuare studi 'in loco', sul nucleo di uno di questi fossili spaziali. Rosetta è stata lanciata nel 2004, in sette anni ha compiuto cinque orbite attorno al Sole, due flyby su Terra e Marte necessari per acquisire velocità grazie all'effetto fionda gravitazionale. Ha sorvolato due asteroidi, Steins e Lutetia. Due anni e mezzo fa, durante tragitto verso l'orbita di Giove, è stata messa in ibernazione perché troppo lontana dal Sole. La missione. I nomi con cui sono stati battezzati la sonda madre e il lander danno l'idea di quello che ci si aspetta da loro. Come la stele di Rosetta e l'obelisco di Philae hanno permesso la decifrazione dei geroglifici, così gli scienziati ora sperano di trovare la chiave per fare chiarezza sulle origini del Sistema solare. E, con un po' di fortuna, anche fornire una conferma in più alla teoria della Panspermia, secondo la quale gli elementi e le molecole che hanno dato origine alla vita sulla Terra sarebbero arrivati dallo spazio (forse da Marte) proprio a seguito della collisione con una cometa: trovare carbonio e amminoacidi, è questo, anche se non ufficialmente, uno degli obiettivi della missione. Il 20 gennaio gli scienziati dell'Agenzia spaziale europea che lavorano alla missione si riuniranno dunque all'Esoc (il centro europeo per le operazioni spaziali di Darmstadt, in Germania) in ascolto del primo 'sbadiglio', uno 'spike' o picco del segnale, che Rosetta lancerà per far capire che è di nuovo operativa ed è pronta a riaccendere i motori. Il progetto è partito nel 1993 assieme a Francia e Germania. Ha giocato un ruolo significativo l'apporto della scienza e della tecnologia italiane, con l'Asi (la nostra agenzia spaziale) e l'Inaf (l'Istituto nazionale di astrofisica), le università di Padova e Napoli e alcuni importanti partner dell'industria tecnologica. Verso la cometa. L'avvicinamento a 67P comincerà a maggio, quando Rosetta inizierà le manovre di allineamento a circa due milioni di chilometri di distanza. A luglio inizieremo a vederla da vicino. Entrerà in funzione Virtis (Visible and infrared thermal imaging spectometer), uno degli 'occhi' di Rosetta. È uno spettrometro elettromagnetico montato sul modulo spaziale, essenziale per la buona riuscita dell'atterraggio: "Non si sa ancora com'è fatta la cometa - spiega Elisa Nichelli dell'Istituto di Astrofisica e Planetologia Spaziali - quindi Virtis fornirà immagini, in luce visibile e all'infrarosso termico, per aiutarci a stabilire il punto ideale dove atterrare". Virtis è indispensabile anche per i dati scientifici che saprà ottenere, anche da questo dipende il successo della missione: "È composto da due strumenti - spiega Fabrizio Capaccioni dell'Iaps, Prime investigator di Virtis, cioè responsabile scientifico - uno dei quali, il mapper, è stato costruito in Italia. Non servirà solamente per visualizzare la superficie, ma fornirà immagini con una risposta spettrale a diverse lunghezze d'onda, come una camera a 800 colori. Questo permetterà di scoprire la composizione di nucleo e chioma". Anche dai suoi dati gli scienziati cercheranno i mattoni della vita. Costruito da Selex Galileo, gruppo Finmeccanica, Virtis è un vero successo del knowhow italiano. Il suo gemello è montato sulla sonda Venus Express, che ha immortalato i poli e le tempeste su Venere. E un modello è a bordo di Dawn (in orbita attorno all'asteroide Vesta e ora diretta verso Cerere) sul quale è stata montata solo la camera italiana. Accanto a Virtis c'è anche Giada (Grain Impact Analyser and Dust Accumulator) un 'prodottò Inaf e dell'Università di Napoli realizzato da Selex: una specie di bilancia di precisione che raccoglierà in un imbuto le particelle provenienti dalla cometa e dalla coda. Analizzandone le proprietà fisiche e dinamiche: la dimensione, il peso, la velocità e la presenza di materiali granulosi e gassosi. L'altro dispositivo a bordo dell'orbiter è invece Osiris (tutti nomi ispirati all'Egitto), la camera grandangolare, progettata e sviluppata dall'Università di Padova, che fornirà forse tra le immagini più affascinanti della missione. Ad agosto 2014 ci sarà finalmente l'incontro: Rosetta entrerà in una specie di orbita attorno alla cometa. Le immagini dettagliate permetteranno di orientare il modulo e 'prendere la mira': "Il lander non ha un proprio sistema di propulsione, verrà sparato come un proiettile e si aggrapperà con degli arpioni alla superficie, evitando così di rimbalzare a causa della bassa forza di gravità", racconta Raffaele Mugnuolo dell'Asi. Qui entreranno in azione altri strumenti per lo studio sul campo: "Anche il trapano del lander che bucherà il suolo fino a 20 centimetri di profondità, è di fattura italiana - continua Mugnuolo - realizzato dalla Tecnospazio, ora assorbita in Selex Galileo". Il "drill" raccoglierà campioni che poi saranno analizzati dagli strumenti. Philae dopo l'atterraggio avrà poche ore, al massimo un paio di giorni, quanto lo consentiranno le batterie principali, per effettuare i test più importanti sul suolo. Esaurite le batterie, l'energia sarà fornita da pannelli solari made in Italy, capaci di garantire la potenza necessaria anche a grandi distanze dal Sole. Il contatto avverrà infatti a circa 500 milioni di chilometri dalla stella. Anche il loro apporto sarà però limitato. L'Esa stima che Philae potrà lavorare per non più di quattro mesi, trasferendo i dati a Rosetta che li trasmetterà a noi. Navigare a vista. Rosetta, Philae e 67P da quel momento viaggeranno insieme fino al perielio (il punto più vicino al Sole). A rendere delicata la sfida che attende l'Esa e Rosetta è proprio riuscire a mantenere il contatto, non lasciarsela sfuggire: "L'attrazione gravitazionale sarà bassissima - sottolinea Capaccioni - quindi da terra saranno necessarie continue correzioni della traiettoria della sonda madre per rimanere a una distanza inferiore ai 30 chilometri dalla superficie. Potremo basarci praticamente solo sulle immagini della camera. Cioè navigheremo a vista". Una caccia continua. E a rendere la missione ancora più 'impossibile' ci sarà anche la chioma. Avvicinandosi al Sole, le particelle del nucleo sublimeranno formando la lunga coda: "I pannelli solari di Rosetta, hanno una superficie di 70 metri quadrati. L'effetto vela potrebbe disturbare e rendere difficile mantenere la traiettoria. Questa è in assoluto la cosa mai tentata, la più ardua e sottrarrà tempo anche all'analisi dei dati". È forse una delle missioni più rischiose intraprese da Esa. L'incertezza sul mantenimento della traiettoria e sulla chioma si sommano all'incognita di quanto potrà durare il lavoro di Philae sul suolo: "Se saremo bravi e fortunati riusciremo a farlo atterrare in un punto con una buona esposizione alla luce del Sole, comunque la durata prevista è di non più di quattro mesi" conclude Capaccioni. Rosetta invece resterà attiva, alle calcagna di 67P per un altro anno, studiando le trasformazioni che avverranno durante l'avvicinamento al Sole. Dopo aver raggiunto il perielio previsto per agosto 2015, il termine della missione è previsto per dicembre. 67P/Churyumov-Gerasimenko tornerà nello spazio profondo dal quale riemergerà tra circa sei anni e mezzo assieme a Philae , ancora aggrappato alla sua superficie, ormai divenuto inservibile, e senza Rosetta, che forse, in un ultimo slancio, sarà fatta allontanare deliberatamente per studiare gli effetti del vento solare sul nucleo della cometa. _______________________________________________Torna all'indice