2025
Scenari tecnologici 2025
Art. inviato in privato da Donato Taddei, 19\02\2014, h. 23.22.

Originariamente pubblicato su "technology review" viene ripreso da linkiesta.it:
www.linkiesta.it/scenari-tecnologici-2025
 
Scenari Tecnologici 2025
Alessandro Ovi ne parla con Roberto Cingolani
Gli articoli usciti sulla edizione americana di MIT Technology Review alla fine dell’anno, con la 
rassegna dei migliori interventi del 2013 in materia
di Informatica, Web, Energia, Scienze della vita, hanno un doppio valore. Non solo offrono uno 
spaccato di quanto di più importante e attuale è emerso
negli ultimi dodici mesi, ma rappresentano anche una base solida per un salto in avanti di 10 anni, 
per costruire uno scenario tecnologico al 2025.
Sottoponendo gli elenchi delle nuove tecnologie descritte nel 2013 a esperti della nostra redazione 
e del nostro Comitato scientifico, sono emerse valutazioni
interessanti e non sempre univoche.
Un caso tipico è quello della diversa valutazione della energia nucleare, sotto forma sia di 
fissione, sia di fusione, come strumento per risolvere il
problema energetico del pianeta.
Il quadro definitivo o, meglio, i quadri definitivi sono qui riportati come tavole che indicano le 
tecnologie emergenti e ne propongono una classifica
(ranking) in funzione della loro possibilità di venire tradotte in innovazione entro una decina di 
anni. Il termine “tradotte”, che sta diventando molto
di moda, deriva dal termine americano translational research, che indica proprio la capacità di 
passare dal laboratorio dello scienziato, al mercato e
all’adozione diffusa.
Il passo successivo della nostra costruzione dello scenario 2025 è stato un colloquio con Roberto 
Cingolani, direttore scientifico dell’Istituto Italiano
di Tecnologia di Genova, in cui si è discussa la difficoltà di fare previsioni, in un mondo in così 
rapido cambiamento e con una così rilevante interdipendenza
di settori in apparenza molto diversi.
«Prendiamo solo tre esempi», dice Cingolani, «seguendo lo schema della vostra rivista: le 
biotecnologie, le fonti di energia portatili, la pervasività
di Internet».
Nelle biotecnologie la caratteristica comune a tutte le ricerche più avanzate e quella di avere a 
che fare con interventi a livello molecolare su cellule
singole. Ciò comporta una profonda interdisciplinarità tra la biologia molecolare, la fisica nano, 
le tecnologie di imaging, che permettono di osservare
all’interno della dimensione molecolare, e infine la medicina.
Quando mi illustra la possibilità di avere nello stesso vettore, per esempio un virus, sia la 
capacità diagnostica per identificare il segmento di DNA
male codificato, sia quella di sostituirlo con uno corretto, direttamente in situ, mi viene da 
chiedergli sorridendo: «Al 2025?». Cingolani mi risponde:
«L’anno è difficile dirlo, ma vedrai che non tarderà. Il tempo dal laboratorio al mercato diventa 
sempre più breve».
«Nell’energia», continua Cingolani, «non darei per conclusa la vicenda del nucleare.
C’è ancora molta strada da fare per la fusione, ma lo sforzo è ancora intenso e, anche se al 2025 
non si registreranno certo specifici impatti in termini
di innovazione, il settore è ancora aperto a possibili risultati. Non certo la fusione fredda, ma 
le macchine di contenimento del plasma potrebbero arrivare
a portarci il Sole sulla Terra. Per la fissione vedo solo reattori più o meno convenzionali di 
dimensioni più piccole.
Il problema più grave, quello delle scorie a vita lunga non verrebbe risolto. Ora, se partisse una 
nuova filiera con produzione di elementi di fissione
diversi dagli attuali (il torio, per esempio) si potrebbe cambiare il profilo di rischio. Ma gli 
investimenti necessari a una nuova filiera sono tali da
farmi ritenere che ci sia nessuno disposto a farli nel prossimo decennio.
Nelle energie alternative il solare ha ancora buoni margini di miglioramento nelle celle e, con le 
crescenti prestazioni delle batterie per lo stoccaggio
della energia prodotta in eccesso, dovrebbe continuare ad accrescere il suo contributo alla 
produzione di energia pulita.
Ma la vera rivoluzione potrebbe venire, e credo che verrà, dal settore affascinante dei cosiddetti 
Portable Energy Harvesters. Difficile tradurre Energy
Harvest, una espressione che vuole dire mietere, raccogliere.
Ognuno di noi produce e disperde una energia di non pochi watt/ora, mentre camminiamo, facciamo 
ginnastica o stiamo esposti al vento. Il metabolismo degli
zuccheri produce continuamente energia, in un modo che dovremmo imparare ad imitare. Se tutti 
questi watt di potenza prodotta individualmente venissero
moltiplicati per centinaia di milioni, se non per miliardi di individui, si potrebbe raccogliere 
abbastanza energia da fare a meno di parecchi megawatt
installati.
Ci sarebbero non trascurabili margini di recupero nell’adottare a nuovi tessuti per abiti che 
raccolgono l’energia di attrito dell’aria mentre si ci muoviamo,
o suole di scarpe che raccolgono energia a ogni passo. Sull’Energy Harvesting c’è molto da fare e 
in tanti hanno già cominciato a farlo. L’argomento è
molto sottodimensionato in termini di comunicazione rispetto al suo potenziale.
Un argomento che invece mi pare sovradimensionato nella comunicazione è quello della gigantesca 
crescita di connessione che, in modo un po’ fantasioso
e accattivante, viene definito Internet delle cose. Anche qui la multidisciplinarietà è regina, 
dalle tecnologie dei server alla microelettronica, dai
sensori ai software semantici. Se qualcosa resta indietro, si ferma tutto.
Oggi siamo al collegamento in rete di circa il 2 per cento di ciò che ci circonda. Pensare, come 
fanno alcuni, che si possa arrivare al 100 per cento,
mi pare sinceramente impossibile e credo anche non consigliabile, Questo collegamento di tutto con 
tutti renderebbe necessarie tali ridondanze affinché,
in caso qualcosa si guastasse, la vita potesse continuare normale, che forse alla fine il rapporto 
costi/benefici si rivelerebbe non soddisfacente. Accontentiamoci
di un altro 10 per cento».
Gli chiedo infine delle automobili senza pilota. Mi risponde: «Non mi ci vedo. Mi piace molto 
guidare. Certo che gli sciami di autocarri, o anche di aerei
presentano dei rilevanti vantaggi economici. Ma se mi comprassi una bella auto, non vorrei proprio 
farla guidare a un computer».
OK, Roberto. Mi terrò la mia Alfa Duetto rosso del 1966, tutta manuale, fino al 2025!
Tavola 1
Milestones BIO (2014-2025)
(in ordine di rilevanza dell’impatto)
1. Immunoterapia
2. Biologia rigenerativa (per creare campioni di organi a fini non sostitutivi, ma farmacologici)
3. Gene Editing (modificazione genetica)
4. Personalizzazione di cellule staminali
5. Miniaturizzazione di apparati per imaging
6. BRAIN (Brain Research Advanced Neurotech)
(di pari impatto, quasi certamente raggiungibile entro il 2025)
* Nuove tecniche di sequenziamento del DNA (Illumina)
* Terapie HIV per neonati
* Terapie per la malaria
* Terapia per la talassemia
Tavola 2
Milestones ENERGIA (2014-2025)
1. Cattura di CO2 (malgrado le rinnovabili, anche i combustibili fossili continuano a crescere)
2. Nuova generazione di pannelli solari flessibili e a basso costo
3. Nuove batterie per l’accumulo di elettricità (maggiore capacità e velocità di ricarica)
4. Integrazione di diverse soluzioni portatili di raccolta (harvesters) di energia
5. Progressi nella illuminazione a base di LED
6. Isolamento e recupero domestici della energia
7. Nuove linee di piccoli reattori nucleari
8. Nuovi reattori nucleari a sali fusi con bassissimi livelli di scorie a lunga vita
9. Grafene
10. Avanzamenti nella fusione nucleare (da Ignitor a ITER, alla concentrazione laser)
Tavola 3
Milestones INFORMATICA E AUTOMAZIONE (2014-2025)
1. Tecnologie per apparati portatili
- Smart watches (Qualcomm, Samsung)
- Google Glasses (un sistema per amplificare la persona)
2. Internet delle cose, allargato
3. Utilizzo di elio all’interno dei drives per ridurre l’attrito
4. Quantum Computing
5. Robotica
- Intelligenza artificiale basata su ricerca neuromorfica
- Sensori ottici basati su un modello di retina umana
Articolo originariamente pubblicato su MIT Technology Review
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