dgiacomo
In morte di Francesco Di Giacomo
Ascolta i due brani.mp3 in allegato!

Si tratta di  "Canto nomade per un prigioniero politico" e "non mi rompete"". Leggi anche le

spigolature e notizie bibliografiche inviate in privato da Donato Taddei

a)da wikipedia:

Tre parole dall'apposita voce su wikipedia.
Francesco Di Giacomo è l'autore e voce di buona parte dei 25 album prodotti da una delle più amate 
e note rock-band del progressive rock italiano che ha operato dall'inizio degli anni 70 ad oggi.
Colpito da un infarto è deceduto in un incidente stradale in provincia di Roma il 21 febbraio.
Oltre alla musica che ricorda "emerson Lake & Palmer" i testi, scritti per lo più da Francesco, 
assumono spesso cadenze autenticamente poetiche, affrontando temi  come la guerra, la ruota 
dell'esistenza, l'evoluzione darwiniana, ed altre suggestioni.
Consigliata una visitina su youtube
b)dal sito:
www.ondarock.it/italia/banco.htm
***
Banco
Gli alfieri dell'italprog
di Antonio Suriano

Formazione di punta del progressive italiano, il Banco del Mutuo Soccorso ha mostrato una 
particolare attenzione al cantato e alle liriche, ottenendo un successo di pubblico e di critica 
ancor più forte all'estero che in patria
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Banco

Discografia

Banco del mutuo soccorso (Ricordi 1972)
7,5

Darwin (Ricordi 1972)
7,5

Io sono nato libero (Ricordi 1973)
8

Garofano rosso (Ricordi 1976)
5

Come in un'ultima cena (Ricordi 1976)
7

Banco ...di terra (Ricordi 1977)
6

Canto di primavera (Ricordi 1979)
5

Capolinea (Ricordi 1979)
5

Urgentissimo (1980)
3

Buone notizie (1981)
3

Banco ...e via (1985)
3

Da qui messere si domina la valle (1991)
5

Il 13 (1994)
4

Nudo (1997)
7

pietra miliare di OndaRock

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Banco

Gruppo storico del rock progressivo italiano, autore dei lavori più interessanti della nostra 
musica pop, il Banco del Mutuo Soccorso ha oggi un successo di pubblico e di critica maggiore 
all'estero che in patria. Lo stile della band è caratterizzato dal prezioso pianismo classico di 
Gianni Nocenzi (che lascerà il gruppo inspiegabilmente dopo i primi album), che ben si amalgama con 
quello emersoniano/jazzistico del fratello Vittorio (spesso agli strumenti elettrici) e con la 
bella voce tenorile di Francesco Di Giacomo, autore dei testi più belli e impegnati del prog 
italiano. Notoriamente sia le liriche che il cantato dilettantistico - non rientrano in questa 
categorizzazione Stratos e Sorrenti, ovviamente - sono il punto debole del prog italico , in questo 
caso ne sono quasi il punto di forza, a sottolineare l'eccezionalità dell'esperienza del gruppo 
romano.

Banco del mutuo soccorso (1972)

Noto anche come "salvadanaio" per la copertina dalla caratteristica forma e corredata di linguetta 
tridimensionale (è a tutti gli effetti l'equivalente italiano della "banana" di Warhol, rimasto per 
questo singolare artwork nell'immaginario rock italiano) è il loro disco d'esordio in cui già si 
delinea completamente il loro caratteristico stile. Il disco si apre con una intro in stile 
medievale che ripropone l'episodio ariostesco di "Astolfo sulla luna", accompagnato da uno scudiero 
che pronuncia le celebri parole "Da qui messere si domina la valle". Già la prima suite "R.I.P." 
mostra le velleità liriche (in tutti i sensi ... le sue lunghe struggenti parti cantate con solo 
accompagnamento di pianoforte ricordano proprio le arie di un melodramma) di Di Giacomo che, dopo 
uno scatenato rock and roll dalle tipiche sonorità "anni 70" in cui si raccontano gli episodi di 
una battaglia di altri tempi, vista dagli occhi di un soldato che viene poi pugnalato, indulge su 
riflessioni sul tema della morte ("e tu no, non scaglierai mai più/la tua lancia per ferire 
l'orizzonte/per spingerti al di là/per scoprire ciò che solo Iddio sa"). Altra bella suite 
prettamente strumentale è "Metamorfosi". Il brevissimo divertissement "Passaggio" per solo 
clavicembalo di Vittorio Nocenzi conduce alla lunga suite "Il giardino del mago" di argomento 
fantastico, storia di un uomo che fugge dal mondo per rifugiarsi e poi rimanere intrappolato nel 
giardino di un ipotetico mago potentissimo, un luogo in cui le leggi umane non vigono più. In 
questo posto al di fuori dello spazio e del tempo regna una natura allucinata, ma in armonia con 
gli esseri umani e con se stessa. Il protagonista si perde in questo sogno e non tornerà mai più 
alla realtà dominata da ingiustizie sociali. ("Coi capelli sciolti al vento/io dirigo il tempo/il 
mio tempo/là negli spazi dove morte non ha domini/dove l'amore varca i confini/e il servo balla con 
il re/corona senza vanità/eterna è la strada che va"). Chiude il disco il divertente e leggero 
pezzo strumentale "Traccia".

Darwin (1972)

Concept album sul tema dell'evoluzionismo. L'intera storia della vita sulla terra dall'ipotetico 
giorno in cui prese vita per generazione spontanea (Ah la madre è pronta partorirà/già inarca il 
grembo/vuole un figlio e lo avrà/figlio di terra e di elettricità.) fino all'Armageddon finale (Ed 
ora io domando tempo al Tempo ed egli mi risponde... non ne ho!) con il fato che deride gli inutili 
sforzi dell'uomo per sottrarsi al suo destino ("Gloria a Babele/rida la Sfinge ancora per 
millenni/si fabbrichi nel cielo fino a Sirio/schiumino i cavalli sulla Via Lattea/ma.../Quanta vita 
ha ancora il tuo intelletto/se dietro a te scompare la tua razza?"). Musicalmente vario e con 
leggere assonanze stilistiche con la suite "Tarkus" degli Emerson, Lake e Palmer per l'utilizzo 
copioso di Hammond, moog e synth in dialogo frenetico nei primi brani, paga purtroppo una 
produzione non al livello delle composizioni (mixing scadente, registrazione mediocre, non è 
nemmeno ancora uscito un remaster di questo disco). Momenti di intenso lirismo nel classico "750 
mila anni fa l'amore?", atipica canzone d'amore in cui il protagonista è un ominide incapace di 
tenere a freno le sue passioni e nella stupenda "Cento mani e cento occhi", che con i suoi cori e 
voci polifoniche richiama i migliori Gentle Giant, incentrata sulla nascita delle prime comunità 
umane.

Io sono nato libero (1973)

Con questo disco ritornano alle sonorità del primo album. La lunga suite "Canto nomade di un 
prigioniero politico" è il loro capolavoro, degna di stare a fianco dei classici inglesi come 
"Lizard", "Supper's ready", "Plague of lighthouse keeper" in una ipotetica hit-parade delle 
one-side tracks del rock sinfonico. Opera di denuncia politica, è la storia di un condannato che 
aspetta l'esecuzione e che affida al suo canto il suo lascito ("Almeno tu che puoi fuggi via canto 
nomade/questa cella è piena della mia disperazione, tu che puoi non farti prendere"). Il cantare 
sofferto di Di Giacomo trova degno accompagnamento nei romantici passaggi di piano di Gianni 
Nocenzi, che preludono ad una lunga coda strumentale di chitarre ritmiche e percussioni che 
echeggiano l'intro di "Come un vecchio incensiere all'alba di un villaggio deserto" di Alan 
Sorrenti. L'allegra ballata "Non mi rompete" è rimasta la loro canzone di maggiore successo 
popolare. Puro delirio psichedelico nel brano interamente composto da Gianni Nocenzi, "La tua città 
sottile". Momenti di riflessione sul tema della guerra e del pacifismo in "Niente è più lo stesso". 
Epilogo strumentale nel vorticoso "Traccia II".

Garofano Rosso (1976)

Colonna sonora del film omonimo tratto da un romanzo di Elio Vittorini, per la regia di Luigi 
Faccini, vede il chitarrista Maltese insolitamente esibirsi alla tromba con sonorità "davisiane". 
Disco noioso che è segnato dalla ripetitiva riproposizione del bel "Tema di Giovanna" in più 
arrangiamenti. Primo disco per la Manticore di Keith Emerson e Greg Lake, che aveva già ingaggiato 
la PFM, altra storica formazione del progressive italiano.

Come in un'ultima cena (1976)

Il gruppo si avvicina alla forma canzone e rinuncia a lunghe suite pur senza intraprendere grandi 
svolte stilistiche. Il pezzo forte del disco è "Il ragno", brano più vicino agli standard 
progressive e che diventerà il cavallo di battaglia delle esibizioni live. Continua la linea 
dell'impegno politico già iniziata nel precedente lavoro di studio. Esiste anche una versione 
inglese.

...di terra (1977)

Nuova colonna sonora, ambizioso lavoro orchestrale in cui Vittorio Nocenzi è alla direzione (oltre 
a essere l'autore di tutte le musiche). Priva di momenti memorabili ma sicuramente ben suonata, 
molto omogenea ed elegante. Ottimo lavoro di sax dell'ospite Alan King. I titoli dei brani sono i 
versi di una poesia di Francesco Di Giacomo.

Il disco Canto di primavera e il live Capolinea (titolo emblematico) segnano la fine 
dell'esperienza progressiva del Banco, passeranno dieci anni di timidi e raffazzonati esperimenti 
pop/new wave sui quali è meglio sorvolare.

Da qui messere si domina la valle (1991)

La pessima qualità delle registrazioni dei primi due album (non ancora rimasterizzati all'epoca, 
ora disponibili in più ristampe, tra le quali si consigliano le ultime edizioni in digipack) 
spingono Nocenzi & C. a decidere di risuonare i primi due dischi con tutti i mezzi a disposizione 
oggigiorno e raccoglierli in un cofanetto. Le buone intenzioni naufragano in pessime scelte 
stilistiche (deprecabile l'utilizzo della batteria elettronica): consigliamo l'ascolto di questo 
disco solo ai fan. Assolutamente ridicola la decisione della casa discografica di prendere i due cd 
del cofanetto e farli uscire separatamente con titoli uguali a quelli degli Lp originali. Quindi 
consigliamo a chi fosse interessato a procurarsi Darwin e il "salvadanaio" di fare molta attenzione 
alle numerose versioni disponibili. Sul mercato internazionale non dovrebbero esserci questi 
problemi, comunque.

Il 13 (1994)

Dopo alcuni anni di silenzio e la pessima svolta pop degli anni 80, il gruppo inizia il nuovo 
decennio con un album di hard rock/cantautoriale poco riuscito, ma ben suonato, rovinato da testi 
indegni dell'autore ed esplicite volgarità. Nocenzi condisce il tutto con sonorità interessanti al 
synth e con qualche pezzo strumentale. Brani migliori: "Anche Dio", "Emiliano", "Tirami una rete", 
"Bisbigli".

Nudo (1997)

Doppio album. Il primo volume contiene versioni acustiche e moderne dei classicissimi del gruppo, 
suonate però con gran classe e il risultato è molto più interessante e riuscito del pasticciaccio 
di "Da qui messere si domina la valle". Spiccano in particolare la lunga versione di "750 mila anni 
fa l'amore", segnata da una lunga intro easy jazz di piano di Vittorio Nocenzi e con una brillante 
e sofferta interpretazione vocale di Francesco Di Giacomo. "R.I.P.", "E mi viene da pensare" sono 
gli altri pezzi meglio riusciti, mentre ne "Il ragno" e "L'evoluzione" l'esperimento è poco 
riuscito, perché l'utilizzo di strumenti puramente acustici snatura troppo i brani. Una lunga suite 
in tre parti dal titolo "Nudo" completa questo cd nel segno di sonorità moderne (ma con la classe e 
l'esperienza che connotano il gruppo), del rifiuto di stilemi tipici del prog anni 70, di un testo 
molto ispirato. Si tratta probabilmente dell'opera più valida e sottovalutata del progressive 
italiano anni 90, soprattutto se confrontata con i velleitari tentativi della "nuova generazione 
progressiva italiana", che vede nel genovese Fabio Zuffanti l'unico compositore degno di nota.

Il secondo volume del disco contiene invece una bella selezione del materiale live di un concerto 
in Giappone e di altri eventi dal vivo in Italia. "La conquista della posizione eretta" e il medley 
"Bisbigli/Passaggio/Coi capelli sciolti al vento" dimostrano come ancora oggi questo gruppo dia il 
meglio di sé dal vivo (quando non limita la propria creatività con scalette discutibili e con 
collaborazioni con giovani artisti mediocri della scena alternativa italiana, all'estero 
paradossalmente il pubblico è più esigente e le cose cambiano). Sicuramente Nudo è il disco da 
consigliare ai giovanissimi avvezzi a un sound moderno per conoscere la musica del Banco. 
Dell'album esiste anche una versione "splittata" in due cd autonomi e una giapponese "ridotta".

In collaborazione con: tonysuper.altervista.org/

Nubox S.r.l. - P.I. 09333611003
webzine musicale a cura di
Claudio Fabretti
Staff
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