salute
L'uso dei cellulari è pericoloso per la salute?
Art. postato da A. Delicata su smanettando, 17\04\2014, h. 11.20.

L'elettrosmog e l'elettrosensibilità: i danni dei telefoni cellulari per la
nostra salute

di Valerio Pignatta - 16/04/2014

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L'uso dei telefoni cellulari è pericoloso per la salute?
Utilizzare il telefono cellulare per diverso tempo al giorno fa davvero
male?
Abitare nei pressi di un elettrodotto è un pericolo per la salute?
Le leggi italiane ci tutelano dall'inquinamento elettromagnetico?
Quali sono i sintomi della sindrome da Elettrosensibilità?

Per rispondere a queste e altre domande abbiamo intervistato Angelo Gino
Levis, già professore ordinario di mutagenesi ambientale all'Università di
Padova, attualmente esperto di inquinamento elettromagnetico e vice
presidente dell'Associazione per la Prevenzione e la Lotta all'Elettrosmog
(applelettrosmog.it).

Se dovesse definire la situazione dell’elettrosmog oggi nel nostro paese
cosa potrebbe dire? Come siamo messi?

In Italia, tra la fine degli anni '90 e i primi anni 2000, le leggi – sia
nazionali che regionali – sul controllo della nocività dei campi
elettromagnetici non-ionizzanti (CEM) erano sufficientemente cautelative. In
particolare nelle leggi regionali i limiti di esposizione allora fissati,
improntati al Principio di Precauzione che fa parte della nostra
Costituzione, erano: 0,2 microTesla (µT) per il campo magnetico prodotto dai
CEM a frequenza estremamente bassa (ELF: linee per il trasporto dell'energia
elettrica e strumenti elettrici per uso domestico e industriale) e 0,5
Volt/metro (V/m) per il campo elettrico dei CEM a frequenza alta (RF,
radiofrequenze: impianti radio-TV) e altissima (MO, microonde: telefoni
mobili – cellulari e cordless, radar, forni a microonde).
A partire dal 2003, per la pressione dei gestori delle linee elettriche
(elettrodotti) e delle compagnie di telefonia cellulare, queste leggi sono
state cancellate o, comunque, rese meno cautelative: i limiti regionali sono
stati dichiarati incompatibili con quelli fissati per tutto il territorio
nazionale dalla sentenza n.307 del 7.10.03 della Corte Costituzionale, ed i
nuovi limiti sono stati fissati dal DPCM 8.7.03 a 3-10-100 µT per i CEM/ELF,
a seconda dei tempi di esposizione e della tipologia degli elettrodotti, e a
6-20 V/m per i CEM/RF-MO.
Inoltre le procedure per l'installazione degli impianti che emettono CEM
sono state liberalizzate al massimo e, di recente, anche le metodologie di
controllo dell'intensità delle esposizioni sono state modificate in modo da
permettere un ulteriore innalzamento dei limiti, a scapito della salute.

Lei pensa che l’inconcludenza dei nostri legislatori di fronte alle
problematiche legate a questo tipo di inquinamento sia ascrivibile alla
mancanza di fonti scientifiche a comprova dei vari danni psicofisici che
esso causa alle persone e delle diverse sensibilità degli individui
all’esposizione a fonti elettromagnetiche? Oppure questi studi ci sono?

Le conoscenze sugli effetti dannosi dei CEM erano già sufficienti alla fine
del secolo scorso per imporre la minimizzazione delle esposizioni e si sono
consolidate al punto che l'OMS, tramite l'Agenzia internazionale per la
ricerca sul cancro (IARC) di Lione, ha classificato i CEM a bassissima
frequenza (ELF), con riferimento specifico alle leucemie infantili nelle
esposizioni residenziali ad elettrodotti (2002), ed i CEM a radiofrequenza,
con specifico riferimento all'aumento del rischio di contrarre tumori
cerebrali e al nervo acustico da parte degli utilizzatori abituali e da
lungo tempo di telefoni cellulari (2011) come "possibili agenti cancerogeni
per l'uomo". Ma questa è senza dubbio una sottovalutazione dei dati
disponibili che avrebbero richiesto un giudizio di "probabile anziché
possibile cancerogenicità". Sottovalutazione dovuta soprattutto ai conflitti
d'interesse che hanno pesato su più del 60% dei partecipanti ai due Gruppi
di valutazione della IARC sui CEM. Nonostante queste valutazioni
suggeriscano comunque un atteggiamento prudenziale, le nostre Autorità
Sanitarie (ministero della Salute, Consiglio superiore di sanità, Istituto
superiore di sanità, Commissione oncologica nazionale) hanno continuato a
negare l'esistenza di rischi per la salute provocati dai CEM. Solo
nell'ottobre 2012 il ministero della Salute ha attivato un sito Internet
dove chi ne è informato può trovare alcuni consigli, comunque incompleti e
in parte contraddittori, per una autotutela lasciata alla libera scelta
degli utilizzatori di telefoni cellulari.

Cosa so può dire sulla telefonia cellulare? Spesso leggiamo informazioni
sanitarie in merito molto contrastanti...

Singoli studi epidemiologici e loro rianalisi cumulative finanziate da enti
pubblici e basate su metodologie corrette, analisi statistiche dei dati e
interpretazioni coerenti, hanno evidenziato un aumento fino al raddoppio del
rischio di contrarre tumori maligni al cervello, tumori benigni alle meningi
e ai nervi cranici, in particolare all'acustico, e tumori maligni e benigni
alle ghiandole salivari, in particolare alla parotide, tra quanti hanno
utilizzato abitualmente (più di 40 minuti/giorno) e da o per lungo tempo
(più di 10 anni) telefoni mobili (cellulari e/o cordless). Per contro, studi
cofinanziati dalle compagnie di telefonia cellulare, basati su protocolli
inadeguati ed errori sostanziali, dati insufficienti e interpretazioni
incoerenti, sostengono l'apparente innocuità dell'uso dei cellulari. Di
conseguenza, l'opinione pubblica, informata in modo contraddittorio tramite
la stampa e in maniera del tutto tranquillizzante dai responsabili della
salute pubblica (v. sopra), resta confusa e, nel dubbio, per abitudine e
comodità è portata a sottovalutare i rischi e a non utilizzare alcune
semplici norme di autotutela per ridurre l'esposizione durante l'uso dei
cellulari, neppure per quanto riguarda l'uso da parte dei bambini e degli
adolescenti, che sono tra i soggetti più a rischio. Comunque qualcosa ha
cominciato a muoversi dopo la trasmissione "Report" su RAI3 (novembre 2011)
e dopo che nell'ottobre 2012 la suprema Corte di Cassazione italiana ha
definitivamente convalidato la sentenza della Corte d'Appello di Brescia che
nel 2009 aveva riconosciuto le tesi dei due consulenti di parte ricorrente
(un oncologo e il sottoscritto) e del consulente nominato dal Tribunale
stesso, basate sui dati epidemiologici di cui sopra e aveva sancito la
relazione causale tra uso di cellulari e cordless e sviluppo di un tumore al
nervo trigemino in un dirigente d'azienda. Pertanto, avendo classificato
questo caso come dovuto ad una malattia professionale, la Corte aveva
condannato l'Ente previdenziale (INAIL) a risarcire all'interessato il danno
alla salute per una invalidità dell'80%.

C’è di peggio della telefonia in quanto a inquinamento elettromagnetico?

Nonostante i rischi cancerogeni dovuti ai CEM/ELF (elettrodotti, v. sopra)
siano documentati nella letteratura e più volte riconosciuti dalla nostra
Magistratura Civile di ogni ordine e grado, è oggi praticamente impossibile
quantificare tali rischi non essendo nota la numerosità della popolazione
esposta. La telefonia mobile, che conta oggi più di 6 miliardi di contratti
per i soli cellulari, una parte consistente dei quali riguarda l'uso da
parte dei minori che sono tra i maggiori e i più sensibili utilizzatori,
rappresenta senza dubbio il settore più a rischio.

Quali sono le patologie caratteristiche di questo tipo di degrado
dell’ambiente?

L'inquinamento da CEM ("elettrosmog") può procurare oltre ad effetti a lungo
termine (cancri e tumori, malattie neurodegenerative, danni genetici e
funzionali, p. es. agli spermatozoi di chi tiene il cellulare nella tasca
dei pantaloni mentre telefona usando gli auricolari), anche danni alla
salute a breve e a medio termine che colpiscono alcuni soggetti
particolarmente sensibili, dando luogo a sintomatologie dolorose di vario
tipo che caratterizzano una sindrome chiamata "Elettrosensibilità", (ES).

Ci sono soluzioni medico-scientifiche e o socio-ambientali che è possibile
realizzare per ovviare a questi problemi di salute? La medicina ufficiale
che posizioni ha in merito?

Le "soluzioni" – se così si possono definire – ai danni a lungo termine
provocati dai CEM (tumori, cancri, malattie neurodegenerative) sono quelle
tradizionali: terapie farmacologiche e radianti, interventi chirurgici, con
le conseguenze ed i limiti che queste hanno. Per la ES non sono state
trovate finora soluzioni mediche, ma solo socio-ambientali. Dato che molti
elettrosensibili sono costretti a lasciare il lavoro e la casa in cui vivono
per rifugiarsi in zone meno inquinate dai CEM, in Svezia, dove la ES è
riconosciuta come un "handicap", chi ne è colpito viene favorito nella
ricerca di un lavoro e di una casa alternativi. Inoltre sono state create
“aree protette", per esempio mezzi di trasporto e interi quartieri dove sono
vietati l'installazione e l'uso di tecnologie ad alta frequenza (ripetitori,
cellulari, WiFi ed altro), e anche vere e proprie "aree di rifugio
extraurbane". Purtroppo la medicina ufficiale è poco informata e poco
sensibile a questi problemi, e questo rende molto difficile il
riconoscimento e l'assistenza a chi è colpito da ES. Tuttavia da qualche
tempo alcuni medici in Italia, Francia e Svezia si dedicano alla diagnosi e
alla messa a punto di terapie per chi è affetto da ES.
In conclusione, la soluzione ai problemi sanitari creati dall'inquinamento
elettromagnetico richiede:
1) una corretta informazione da parte delle Autorità Sanitarie
internazionali e nazionali nonché dei medici di base e di specialisti;
2) una informazione capillare sulla indispensabile adozione di adeguate
forme volontarie di autotutela; 3) una significativa riduzione dei limiti di
esposizione ai CEM per la popolazione generale, per i minori di età e per i
lavoratori;
4) lo smascheramento dei conflitti d'interesse.

Per approfondire

Che cos'è l'Elettrosensibilità (ES)

La Elettrosensibilità (ES) consiste in una varietà di disturbi di carattere
generale (debolezza, facile esauribilità, sensazione di freddo, malessere
indefinito) e che interessano il sistema nervoso (distonia neurovegetativa,
disturbi del sonno, perdita della memoria, difficoltà di concentrazione e di
apprendimento, depressione, aumento dei tempi di reazione, stress,
neurastenia, ansietà, mali di testa, nausea, vertigini, irritabilità),
muscolare (crampi, dolori muscolari, astenia, disturbi motori, tremori,
rigidità), cardiovascolare (aritmie, disturbi della pressione arteriosa,
vasocostrizione dei capillari, ictus cerebrale, vasolabilità cutanea,
flebiti e tromboflebiti, cardiopalma), respiratorio (oppressione toracica,
respiro corto o irregolare), ormonale e immunitario (riduzione della sintesi
di melatonina e di altri ormoni, reazioni autoimmuni, stress ossidativo,
ipertiroidismo), scheletrico (dolori e fragilità articolari, ipersensibilità
a innesti metallici e a protesi dentarie, artrosi, dolori reumatici), della
sfera sessuale, della riproduzione e della gravidanza (perdita della libido,
semisterilità, aborti spontanei, minzione frequente, impotenza), del sistema
visivo, acustico, olfattivo, digestivo (ipersensibilità alla luce solare, a
suoni e ultrasuoni, disturbi uditivi, problemi gastrointestinali) ecc.

Si tratta di sintomi fastidiosi o dolorosi e di veri e propri stati di
malattia che tendono ad aggravarsi e a cronicizzare e che comportano, a
volte, compromissione o perdita della capacità lavorativa e, in ogni caso,
degrado della qualità della vita. Come avviene per molte reazioni a stimoli
ambientali mediate dal sistema immunitario – si pensi ad esempio ai fenomeni
respiratori provocati da allergie a particolari antigeni, che risentono
molto della diversa sensibilità individuale – anche la ES colpisce una
particolare frazione della popolazione, sensibile a livelli di esposizione
ai CEM anche estremamente bassi, ai quali la maggioranza della popolazione
non reagisce. La ES è una patologia in rapida crescita, come dimostrano i
dati raccolti soprattutto nei Paesi del Nord-Europa che da tempo censiscono
i soggetti che ne sono affetti: l'aumento della popolazione elettrosensibile
è esponenziale essendo passato dallo 0,1% nel 1985 al 5% nel 2000 e al 10%
nel 2005, con la previsione di poter raggiungere quasi il 50% nel 2020!
Negli ultimi anni si sono accumulate molte evidenze sperimentali a supporto
della obiettività delle "malattie da elettrosmog" e delle loro possibili
basi molecolari, cellulari e funzionali.

Bibliografia e sitografia
European Environment Agency (2013): "Late lessons from early wornings:
science, precaution, innovation"
(www.eea.europa.eu/publications/late-lessons-2).
Bioinitiative, 2 (2013): "A rationale for a biologically-based exposure
standards for low-intensity electromagnetic radiation"
(www.bioinitiative.org).
Levis, A.G., Gennaro, V., Garbisa, S. (2012): "Business bias as usual: the
case of electromagnetic pollution"; in Elsner, W., Frigato, P., Ramazzotti,
P. eds: "Social Costs Today. Institutional Analyses of the Present Crises".
Routledge: Frontiers of Political Economy"; Taylor&Francis Group, London and
New York: pp 225-268 (www.routledge.com).
Siti Internet
www.applelettrosmog.it
www.elettrosensibili.it
www.microwavenews.com
www.nextup.org
www.europarl.europa.eu

Abbiamo intervistato Angelo Gino Levis
Nato nel 1937, laureato in Biologia nel 1961, Professore Ordinario di
Mutagenesi Ambientale nel 1971, membro della Commissione Tossicologica
Nazionale (1977-1989), della Commissione Oncologica Nazionale (2007-2008) e
del Comitato Scientifico dell’International Society of Doctors for the
Environment (ISDE/Italia 2007-2012). Dal pensionamento (1997) si dedica allo
studio e alla divulgazione degli effetti nocivi dei CEM.
(www.applelettrosmog.it).

Questo articolo è tratto dalla rivista:

Scienza e Conoscenza - N. 44  goo.gl/nLD89g
Nuove scienze, Medicina non Convenzionale, Consapevolezza
Editore: Scienza e Conoscenza - Editore
Data pubblicazione: Maggio 2013
www.macrolibrarsi.it/libri/__scienza-e-conoscenza-n-44.php?pn=1567
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