occhi vEyes, gli occhi virtuali creatida un papà per la figlia disabile Corriere della sera del 24\06\2014. A CATANIA Un professore di informatica ha dato vita a un progetto non profit per rendere più indipendenti i disabili visivi. Grazie alle nuove tecnologie e all'entusiasmo degli studenti di Rossana Caviglioli «Per me vEyes è più che un progetto. È una missione di vita». Massimiliano Salfi è docente di informatica all'Università di Catania ma è soprattutto un papà. Quando a sua figlia è stato diagnosticato un grave problema alla vista, ha deciso che avrebbe utilizzato le sue conoscenze per aiutarla. Nasce così "Virtual Eyes", un progetto scientifico che sviluppa applicazioni, sensori indossabili e occhiali ipertecnologici pensati per rendere più facile la vita di chi ha una disabilità visiva. «All'inizio erano semplici tesi di laurea che assegnavo ai miei studenti su una tematica che mi stava molto a cuore - spiega Massimiliano -. Ma i risultati erano ottimi e i ragazzi si appassionavano, al punto da continuare a collaborare anche dopo la laurea. Così è nato il sito e i contributi si sono moltiplicati». I progetti in cantiere Il primo risultato concreto è "vEyes color detection", un'app scaricabile gratuitamente che riconosce i colori degli oggetti e la luminosità dell'ambiente. In fase di prototipo avanzato è "Rilevatore di ostacoli", una fascia di sensori a ultrasuoni che avvisa il proprietario della presenza di muri o dislivelli. In cantiere anche occhiali con stanghette vibranti, che guidano chi li indossa lungo percorsi sicuri, e un'applicazione in grado di leggere il testo di un cartellone o il valore di una banconota. Un progetto di cui Salfi va molto fiero è "Riflesso rosso", un'app che potrà essere usata da qualunque pediatra abbia uno smartphone. Utilizzando solo il flash e la telecamera integrati il programma sarà in grado di individuare, in tempo reale e a costo zero, i primi segni del retinoblastoma, un tumore dell'occhio particolarmente aggressivo nei bambini. «In realtà noi non inventiamo niente - continua Salfi -. Troviamo solo nuovi utilizzi per tecnologie già esistenti e molto diffuse. Google Maps e i gps ormai sono comunissimi. Ma integrati nei nostri device possono permettere a un non vedente di muoversi in autonomia anche in città sconosciute». Servono nuove idee Tutti i prodotti sviluppati da vEyes devono essere facili da usare, flessibili, economici e non ingombranti. «Privilegiamo gli stimoli tattili agli input vocali, in modo da creare meno interferenze con l'ambiente. Stiamo cercando di integrare i dispositivi in gadget indossabili, come giubbotti e magliette, e naturalmente tutto è personalizzabile. I vari progetti sono mattoncini che ognuno può assemblare come vuole». Fedeli alla missione, Massimiliano e il suo staff utilizzano solo tecnologia open source e hanno deciso di rilasciare tutto il software gratuitamente. Presto nascerà anche una onlus, per supportare i progetti e per cercare di rendere accessibile a tutti anche l'hardware. Salfi invita chiunque fosse interessato al progetto a contattarli. «Abbiamo bisogno di feedback e di idee per i nuovi progetti. Magari non abbiamo pensato a necessità e problematiche che invece per voi sono impellenti. Scaricate "Color Detection", testatela e diteci cosa ne pensate. Se volete i dispositivi indossabili dovrete ancora aspettare qualche mese, ma se passate da Catania, fatecelo sapere. Ve li facciamo provare volentieri».Torna all'indice