occhi2 Il dolore, i progetti e l'amore di un padre e un professore. vari da varie liste dal05\07\2014. Sommario: a)interventi dell'autore dell'app gli occhi su nvda; b)la replica e la proposta di Donato Taddei su alicecasa. n.b. per una migliore comprensione si consiglia di consultare il file occhi.txt incluso nel fascicolo di luglio di PcCiechi. Precisamente: vEyes, gli occhi virtuali creatida un papà per la figlia disabile Corriere della sera del 24\06\2014. (nota di PcCiechi) Buongiorno a tutti. Cercando sul web mi sono ritrovato a navigare sul vostro sito. Innanzitutto mi presento: sono Massimiliano Salfi; si, proprio la persona della quale si parla nell?articolo pubblicato sul corriere della sera che è stato postato da qualcuno di voi. Ho letto con interesse i vostri commenti, soprattutto quelli relativi a critiche. Ho sempre pensato che si cresce solo con le critiche, soprattutto se costruttive ed intelligenti, e non con gli elogi o i proclami. Accetto tutto quello che è stato scritto e lo rispetto, ma ci tengo solo a fare alcune considerazioni personali e quindi come tali contestabilissime. Lavoro a vEyes, come vera e propria attività di volontariato, da oltre due anni (da quando cioè alla mia bimba che aveva allora 8 anni è stata diagnosticata la retinite pigmentosa nella variante detta ?sale e pepe?. Inizialmente assegnando tesi, poi definendo via via vari pezzi, montando e smontando device? Da allora mi sono ritrovato a frequentare il mondo della disabilità visiva frequentando l?Unione Ciechi qui a Catania. Ho imparato a conoscerne ogni dettagli, ogni sfumatura, oltre ad ogni difficoltà vivendo a stretto contatto con persone non vedenti e gestendo il lento ma aimè fino ad ora inesorabile degrado del visus della mia bimba. Non avrei mai immaginato che quello che porto avanti da anni avrebbe prodotto tutto questo ?rumore? mediatico, anzi, vi confesso che lo vivo con grande imbarazzo (proprio ieri un fotografo mi ha fatto degli scatti per un articolo che Panorama dedicherà in settimana a vEyes? e solo il fotografo vi può testimoniare quanto abbia dovuto faticare per ricavare un solo scatto degno di essere associato all?articolo, che ritraeva anche me). Una cosa che ho imparato frequentando questo mondo è la grande dignità che contraddistingue chi lo vive a 360 gradi. Dignità che porta a pretendere diritti, ma ad allontanare speculazioni, forme di donazioni che hanno più il sapore di una vera e propria elemosina mirata ad alleviare i propri sensi di colpa che a produrre un vero e proprio beneficio nei destinatari. Per tale ragione ho scelto di pubblicare un libro, proprio perché desidero ?donare? qualcosa in cambio di quello che ricevo. Mi fa sentire meno in colpa ! Mi fa vivere la cosa come uno scambio alla pari? Mi ricorda quando da studenti si vendono i libri che non servono più per comprare quelli dell?anno dopo e permettere così di andare avanti con gli studi, con la sete di conoscenza, di crescita. vEyes è finanziato da sempre esclusivamente da me, dalle mie finanze? Ma con due bimbe da curare (si, purtroppo anche l?altra bimba di 5 anni inizia a manifestare i primi sintomi della stessa malattia) il bilancio familiare è messo a dura prova? proprio perché come ha scritto qualcuno, qui non siamo a Palo Alto e per trovare persone qualificate che seguono le mie bimbe mi devo spostare continuamente a Napoli, a Firenze? ovunque ma non qui? con aggravio di costi, di disagi ! Quindi nessun centro di ricerca dietro, solo un padre che sa di non poter affiancare le proprie bimbe per il resto dei loro giorni, sa che (almeno secondo le naturali leggi della vita) prima o poi le dovrà lasciare sole in questo mondo e spera di fare qualcosa che possa aiutarle a non dover chiedere nulla a nessuno, a poter vivere la propria disabilità con dignità, in modo indipendente. Non so se riuscirò nell?intento, ma so che ce la metterò tutta per realizzare al meglio il mio obiettivo. Si, il mio obiettivo, perché le idee ci sono e sono molto chiare. Quella frase dell?articolo lascia adito ad una interpretazione errata, me ne rendo conto: il concetto che ho provato a trasmettere, ma temo di esserci riuscito solo in parte, era che dietro vEyes vuole esserci anche una sorta di ascolto alle esigenze del mondo dei non vedenti, capire direttamente da loro in cosa sbagliano le persone, gli enti, che fanno ricerca senza aver mai visto in vita loro un solo non vedente, anzi immaginandoselo spesso relegato ad un angolo di marciapiede con occhiali scuri e bastone a chiedere l?elemosina. Ma capire in cosa sbaglio anche io, pur vivendo il mondo della disabilità visiva, ma da vedente. E da questo mio lanciare questi messaggi sono nati nuovi progetti da dare in pasto ai miei studenti o da seguire in prima persona, per esempio l?Associazione Cataratta Congenita mi ha contattato chiedendomi se potevo far realizzare qualcosa che permettesse di effettuare il test del riflesso rosso senza disporre di un oftalmoscopio ma con uno smartphone o un tablet, da dare gratuitamente ai pediatri affinché possano essere autonomi nel fare i primi test su bimbi appena nati. Questa è solo una delle proposte extra rispetto a quelle che porto avanti da oltre due anni, ma ce ne sono altre che evito di riferire per non annoiarvi. Sottolineo: attività extra! E? vero, qui non siamo a Palo Alto (anche se poi io, in passato, grazie ad una borsa di studio, ebbi la possibilità di approfondire parte dei miei studi anche alla New York University). Ma questa affermazione è vera solo per una cosa: per mancanza di fondi da destinare seriamente alla ricerca. Ma io non ho mai chiesto nulla di tutto questo, perché so quanto sia difficile comunque ottenere fondi, perché so quanto poi chi destina i fondi provi in tutti i modi a veicolare la ricerca. Il ?solo? contributo ricevuto dall?Università di Catania, pregiatissimo, è la grande opportunità di disporre di un patrimonio, di una risorsa immensa: gli studenti? i miei studenti come amo definirli. Ragazzi splendidi che da sempre hanno sposato la causa senza conoscerne le ragioni per quasi due anni (solo da poco, grazie o per colpa di questo rumore mediatico che si è messo in moto mio malgrado, sono venuti a conoscenza della mia storia personale, del perché improvvisamente, da un giorno all?altro, ho abbandonato ogni altra forma di ricerca che portavo avanti dedicandomi in totale autonomia a questo progetto). Spesso gli studenti vivono la tesi come una perdita di tempo che li occupa per mesi e mesi? Lavoro che finisce in cassetto dopo la laurea. Con vEyes hanno vissuto e vivono tutto con una grinta, un entusiasmo commovente? Dopo aver finito la tesi, continuano a chiedermi di lavorare al progetto, mi propongono ed inviano migliorie?L?app citata negli articoli, ?vEyes Color Detection? è stata la prima tesi assegnata, realizzata da Marco Gallo il quale mi ha chiesto se poteva pubblicarla sul portale di Google gratuitamente in modo da ricevere feedback e migliorarla. Mi è sembrato giusto dargli questa opportunità, anche se tutto il sistema non è ancora pronto. Non si vende nulla e quello è solo uno dei tanti mattoncini che insieme formerà il sistema. Di recente sono stato contattato da qualche grande azienda. La prima cosa che mi è stata detta è stata: le finanziamo tutto quello che le serve, ma lei ci deve permette di brevettare e vendere noi quanto realizzerà. Ho ringraziato e risposto di no. Sono stato definito idealista per questo, ma io sto fondando una ONLUS, che si chiamerà vEyes anche quella, questo a garanzia del fatto che vEyes avrà sempre e solo un risvolto sociale, no profit. A breve metterò online sul sito lo statuto (e ovviamente in futuro proverò a chiedere il 5 per mille quanto meno ad amici e parente? almeno quello! Tanto non leverei nulla dalle loro tasche). Non venderemo mai nessuna app, il sistema che ho studiato e che sto provando a realizzare da anni, se mai vedrà la giusta luce, dopo averlo testato e ritestato sarà donato gratuitamente nei limiti delle possibilità di costruirne vari esemplari con la ONLUS?. E questo spiega la scelta delle tecnologie open. A chi mi ha chiesto perché non ho messo in campo Apple, ho risposto che l?hardware costa troppo ! Stessa cosa per i google glass, anche se poi il prototipo che ho costruito io ha le aste che vibrano singolarmente, cosa che non hanno i google glass e che per guidare un non vedente sarà utilissima. Rispondo anche al discorso Google Maps. Il sistema permetterà di muoversi in autonomia attraverso sensori ad ultrasuoni, ma soprattutto attraverso una scansione ottica della scena visiva effettuata da un sensore kinect che starà sulla cintura. Tecnologia esistente già, soprattutto nel mondo dei videogiochi, ma che stiamo provando e proveremo a sfruttare cercando di applicare tecniche dette di pattern recognition (vale a dire cercare di riconoscere oggetti dalla scena visiva) ma soprattutto cercando di determinare la distanza degli oggetti dal non vedente grazie all?associazione di un colore differente ad ogni pezzo di scena che il sensore stesso produce dall?analisi di quello che vede, in virtù della distanza. Google Maps sarà integrato al sistema per provare a dare un valore aggiunto nell?ottica di sapere dove ci si trova, o di impostare un cammino (ad esempio casa-lavoro) ed avere cognizione su di una fermata di un mezzo pubblico interrogandolo. Ma non è e non sarà mai un sistema che può essere usato per muoversi ed evitare ostacoli, ci mancherebbe. Sarei un incompetente ad affermare questo o a provare ad usarlo per questo. Provo quasi un senso di colpa per essere piombato nella vita di tante persone, attraverso i media? Soprattutto perché so quanta speranza alimenti ogni notizia in chi vive il problema in prima persona? Con la ONLUS porterò avanti molti progetti sociali già pronti sulla carta, ma che avvierò gradualmente man mano che ne avrò le possibilità economiche: incontri nelle scuole medie per sensibilizzare alla disabilità visiva gli adulti di domani, supporto psicologico gratuito a famiglie bisognose, per gestire le paure di un bimbo/a ma anche dei genitori, che scoprono di avere un figlio/a malato/a? Un servizio di consulenza medico/oculistica che possa guidare chi scopre di essere affetto da una malattia invalidante della vista verso il centro migliore, con la maggiore competenza? Mi piacerebbe poi rendere meno distante questa volta non da Palo Alto, ma dal resto di Italia non solo Catania, ma tutto il Sud rispetto ai centri in cui si studiano le retinopatia (anche qui, ho delle idee in mente ma non le metto in piazza, non mi sembrerebbe rispettoso visto che sono solo idee quasi da sognatore poichè al momento non ho i mezzi economici per metterli in campo). Ma il tutto sarà sempre e solo no profit. Non accetterò mai nessun aiuto da aziende che in cambio abbiano in mente di ?pilotare? quello che sto cercando di portare avanti con i miei studenti, proverò a finanziare il tutto con la vendita del libro, adesso, di altre opere intellettuali in futuro (oltre al 5 per mille per quello che si potrà, poco o tanto che sarà)? Ma, ripeto, esclusivamente perché questo mi fa vivere la cose non come un domandare l?elemosina. Vendo qualcosa in cambio, spero di far trascorrere qualche ora o giorno nella lettura di un libro che mi dicono essere piacevole? Chi lo compra sa che i soldi serviranno a quello (tolta l?IVA e la quota che trattiene Amazon). Mi è stato anche chiesto di stampare il cartaceo da parte di varie associazioni che mi aiuterebbero nella vendita? Vedremo... forse! Nessuna polemica in quello che ho scritto, sia ben chiaro, solo il desiderio di rassicurare che non ho mai promesso, né mai prometterò miracoli a nessuno, che mi spinge solo la difficile situazione famigliare (due bimbe vi garantisco che sono un dolore che trafigge costantemente il cuore? e si farebbe qualsiasi cosa per rendere loro il futuro migliore)? Che non venderemo mai nulla? che le idee sono chiare, anzi, chiarissime, ma che non mi sento il grande scienziato che salverà il mondo, visto che sono solo un padre che prova a mettere insieme le proprie conoscenze e le tecnologie esistenti, aiutato da tanti validi studenti, provando anche a migliorare qualcuna di queste tecnologie, nella speranza di realizzare tanti sogni, ma uno in particolare: donare alle proprie bimbe, un giorno, un futuro migliore. Si, sono un sognatore, forse anche un idealista, ma finché nessuno mi dimostrerà che sto facendo del male a qualcuno, sarà molto molto difficile fermare la mia testardaggine! Un abbraccio a tutti voi, siete grandi ! E ve lo dico col cuore in mano avendo vissuto il modo meraviglioso con il quale affrontare la vita?. Abbiamo tanto da imparare da voi noi cosiddetti ?normodotati?. Buongiorno a tutti. Cercando sul web mi sono ritrovato a navigare sul vostro sito. Innanzitutto mi presento: sono Massimiliano Salfi; si, proprio la persona della quale si parla nell?articolo pubblicato sul corriere della sera che è stato postato da qualcuno di voi. Ho letto con interesse i vostri commenti, soprattutto quelli relativi a critiche. Ho sempre pensato che si cresce solo con le critiche, soprattutto se costruttive ed intelligenti, e non con gli elogi o i proclami. Accetto tutto quello che è stato scritto e lo rispetto, ma ci tengo solo a fare alcune considerazioni personali e quindi come tali contestabilissime. Lavoro a vEyes, come vera e propria attività di volontariato, da oltre due anni (da quando cioè alla mia bimba che aveva allora 8 anni è stata diagnosticata la retinite pigmentosa nella variante detta ?sale e pepe?. Inizialmente assegnando tesi, poi definendo via via vari pezzi, montando e smontando device? Da allora mi sono ritrovato a frequentare il mondo della disabilità visiva frequentando l?Unione Ciechi qui a Catania. Ho imparato a conoscerne ogni dettagli, ogni sfumatura, oltre ad ogni difficoltà vivendo a stretto contatto con persone non vedenti e gestendo il lento ma aimè fino ad ora inesorabile degrado del visus della mia bimba. Non avrei mai immaginato che quello che porto avanti da anni avrebbe prodotto tutto questo ?rumore? mediatico, anzi, vi confesso che lo vivo con grande imbarazzo (proprio ieri un fotografo mi ha fatto degli scatti per un articolo che Panorama dedicherà in settimana a vEyes? e solo il fotografo vi può testimoniare quanto abbia dovuto faticare per ricavare un solo scatto degno di essere associato all?articolo, che ritraeva anche me). Una cosa che ho imparato frequentando questo mondo è la grande dignità che contraddistingue chi lo vive a 360 gradi. Dignità che porta a pretendere diritti, ma ad allontanare speculazioni, forme di donazioni che hanno più il sapore di una vera e propria elemosina mirata ad alleviare i propri sensi di colpa che a produrre un vero e proprio beneficio nei destinatari. Per tale ragione ho scelto di pubblicare un libro, proprio perché desidero ?donare? qualcosa in cambio di quello che ricevo. Mi fa sentire meno in colpa ! Mi fa vivere la cosa come uno scambio alla pari? Mi ricorda quando da studenti si vendono i libri che non servono più per comprare quelli dell?anno dopo e permettere così di andare avanti con gli studi, con la sete di conoscenza, di crescita. vEyes è finanziato da sempre esclusivamente da me, dalle mie finanze? Ma con due bimbe da curare (si, purtroppo anche l?altra bimba di 5 anni inizia a manifestare i primi sintomi della stessa malattia) il bilancio familiare è messo a dura prova? proprio perché come ha scritto qualcuno, qui non siamo a Palo Alto e per trovare persone qualificate che seguono le mie bimbe mi devo spostare continuamente a Napoli, a Firenze? ovunque ma non qui? con aggravio di costi, di disagi ! Quindi nessun centro di ricerca dietro, solo un padre che sa di non poter affiancare le proprie bimbe per il resto dei loro giorni, sa che (almeno secondo le naturali leggi della vita) prima o poi le dovrà lasciare sole in questo mondo e spera di fare qualcosa che possa aiutarle a non dover chiedere nulla a nessuno, a poter vivere la propria disabilità con dignità, in modo indipendente. Non so se riuscirò nell?intento, ma so che ce la metterò tutta per realizzare al meglio il mio obiettivo. Si, il mio obiettivo, perché le idee ci sono e sono molto chiare. Quella frase dell?articolo lascia adito ad una interpretazione errata, me ne rendo conto: il concetto che ho provato a trasmettere, ma temo di esserci riuscito solo in parte, era che dietro vEyes vuole esserci anche una sorta di ascolto alle esigenze del mondo dei non vedenti, capire direttamente da loro in cosa sbagliano le persone, gli enti, che fanno ricerca senza aver mai visto in vita loro un solo non vedente, anzi immaginandoselo spesso relegato ad un angolo di marciapiede con occhiali scuri e bastone a chiedere l?elemosina. Ma capire in cosa sbaglio anche io, pur vivendo il mondo della disabilità visiva, ma da vedente. E da questo mio lanciare questi messaggi sono nati nuovi progetti da dare in pasto ai miei studenti o da seguire in prima persona, per esempio l?Associazione Cataratta Congenita mi ha contattato chiedendomi se potevo far realizzare qualcosa che permettesse di effettuare il test del riflesso rosso senza disporre di un oftalmoscopio ma con uno smartphone o un tablet, da dare gratuitamente ai pediatri affinché possano essere autonomi nel fare i primi test su bimbi appena nati. Questa è solo una delle proposte extra rispetto a quelle che porto avanti da oltre due anni, ma ce ne sono altre che evito di riferire per non annoiarvi. Sottolineo: attività extra! E? vero, qui non siamo a Palo Alto (anche se poi io, in passato, grazie ad una borsa di studio, ebbi la possibilità di approfondire parte dei miei studi anche alla New York University). Ma questa affermazione è vera solo per una cosa: per mancanza di fondi da destinare seriamente alla ricerca. Ma io non ho mai chiesto nulla di tutto questo, perché so quanto sia difficile comunque ottenere fondi, perché so quanto poi chi destina i fondi provi in tutti i modi a veicolare la ricerca. Il ?solo? contributo ricevuto dall?Università di Catania, pregiatissimo, è la grande opportunità di disporre di un patrimonio, di una risorsa immensa: gli studenti? i miei studenti come amo definirli. Ragazzi splendidi che da sempre hanno sposato la causa senza conoscerne le ragioni per quasi due anni (solo da poco, grazie o per colpa di questo rumore mediatico che si è messo in moto mio malgrado, sono venuti a conoscenza della mia storia personale, del perché improvvisamente, da un giorno all?altro, ho abbandonato ogni altra forma di ricerca che portavo avanti dedicandomi in totale autonomia a questo progetto). Spesso gli studenti vivono la tesi come una perdita di tempo che li occupa per mesi e mesi? Lavoro che finisce in cassetto dopo la laurea. Con vEyes hanno vissuto e vivono tutto con una grinta, un entusiasmo commovente? Dopo aver finito la tesi, continuano a chiedermi di lavorare al progetto, mi propongono ed inviano migliorie?L?app citata negli articoli, ?vEyes Color Detection? è stata la prima tesi assegnata, realizzata da Marco Gallo il quale mi ha chiesto se poteva pubblicarla sul portale di Google gratuitamente in modo da ricevere feedback e migliorarla. Mi è sembrato giusto dargli questa opportunità, anche se tutto il sistema non è ancora pronto. Non si vende nulla e quello è solo uno dei tanti mattoncini che insieme formerà il sistema. Di recente sono stato contattato da qualche grande azienda. La prima cosa che mi è stata detta è stata: le finanziamo tutto quello che le serve, ma lei ci deve permette di brevettare e vendere noi quanto realizzerà. Ho ringraziato e risposto di no. Sono stato definito idealista per questo, ma io sto fondando una ONLUS, che si chiamerà vEyes anche quella, questo a garanzia del fatto che vEyes avrà sempre e solo un risvolto sociale, no profit. A breve metterò online sul sito lo statuto (e ovviamente in futuro proverò a chiedere il 5 per mille quanto meno ad amici e parente? almeno quello! Tanto non leverei nulla dalle loro tasche). Non venderemo mai nessuna app, il sistema che ho studiato e che sto provando a realizzare da anni, se mai vedrà la giusta luce, dopo averlo testato e ritestato sarà donato gratuitamente nei limiti delle possibilità di costruirne vari esemplari con la ONLUS?. E questo spiega la scelta delle tecnologie open. A chi mi ha chiesto perché non ho messo in campo Apple, ho risposto che l?hardware costa troppo ! Stessa cosa per i google glass, anche se poi il prototipo che ho costruito io ha le aste che vibrano singolarmente, cosa che non hanno i google glass e che per guidare un non vedente sarà utilissima. Rispondo anche al discorso Google Maps. Il sistema permetterà di muoversi in autonomia attraverso sensori ad ultrasuoni, ma soprattutto attraverso una scansione ottica della scena visiva effettuata da un sensore kinect che starà sulla cintura. Tecnologia esistente già, soprattutto nel mondo dei videogiochi, ma che stiamo provando e proveremo a sfruttare cercando di applicare tecniche dette di pattern recognition (vale a dire cercare di riconoscere oggetti dalla scena visiva) ma soprattutto cercando di determinare la distanza degli oggetti dal non vedente grazie all?associazione di un colore differente ad ogni pezzo di scena che il sensore stesso produce dall?analisi di quello che vede, in virtù della distanza. Google Maps sarà integrato al sistema per provare a dare un valore aggiunto nell?ottica di sapere dove ci si trova, o di impostare un cammino (ad esempio casa-lavoro) ed avere cognizione su di una fermata di un mezzo pubblico interrogandolo. Ma non è e non sarà mai un sistema che può essere usato per muoversi ed evitare ostacoli, ci mancherebbe. Sarei un incompetente ad affermare questo o a provare ad usarlo per questo. Provo quasi un senso di colpa per essere piombato nella vita di tante persone, attraverso i media? Soprattutto perché so quanta speranza alimenti ogni notizia in chi vive il problema in prima persona? Con la ONLUS porterò avanti molti progetti sociali già pronti sulla carta, ma che avvierò gradualmente man mano che ne avrò le possibilità economiche: incontri nelle scuole medie per sensibilizzare alla disabilità visiva gli adulti di domani, supporto psicologico gratuito a famiglie bisognose, per gestire le paure di un bimbo/a ma anche dei genitori, che scoprono di avere un figlio/a malato/a? Un servizio di consulenza medico/oculistica che possa guidare chi scopre di essere affetto da una malattia invalidante della vista verso il centro migliore, con la maggiore competenza? Mi piacerebbe poi rendere meno distante questa volta non da Palo Alto, ma dal resto di Italia non solo Catania, ma tutto il Sud rispetto ai centri in cui si studiano le retinopatia (anche qui, ho delle idee in mente ma non le metto in piazza, non mi sembrerebbe rispettoso visto che sono solo idee quasi da sognatore poichè al momento non ho i mezzi economici per metterli in campo). Ma il tutto sarà sempre e solo no profit. Non accetterò mai nessun aiuto da aziende che in cambio abbiano in mente di ?pilotare? quello che sto cercando di portare avanti con i miei studenti, proverò a finanziare il tutto con la vendita del libro, adesso, di altre opere intellettuali in futuro (oltre al 5 per mille per quello che si potrà, poco o tanto che sarà)? Ma, ripeto, esclusivamente perché questo mi fa vivere la cose non come un domandare l?elemosina. Vendo qualcosa in cambio, spero di far trascorrere qualche ora o giorno nella lettura di un libro che mi dicono essere piacevole? Chi lo compra sa che i soldi serviranno a quello (tolta l?IVA e la quota che trattiene Amazon). Mi è stato anche chiesto di stampare il cartaceo da parte di varie associazioni che mi aiuterebbero nella vendita? Vedremo... forse! Nessuna polemica in quello che ho scritto, sia ben chiaro, solo il desiderio di rassicurare che non ho mai promesso, né mai prometterò miracoli a nessuno, che mi spinge solo la difficile situazione famigliare (due bimbe vi garantisco che sono un dolore che trafigge costantemente il cuore? e si farebbe qualsiasi cosa per rendere loro il futuro migliore)? Che non venderemo mai nulla? che le idee sono chiare, anzi, chiarissime, ma che non mi sento il grande scienziato che salverà il mondo, visto che sono solo un padre che prova a mettere insieme le proprie conoscenze e le tecnologie esistenti, aiutato da tanti validi studenti, provando anche a migliorare qualcuna di queste tecnologie, nella speranza di realizzare tanti sogni, ma uno in particolare: donare alle proprie bimbe, un giorno, un futuro migliore. Si, sono un sognatore, forse anche un idealista, ma finché nessuno mi dimostrerà che sto facendo del male a qualcuno, sarà molto molto difficile fermare la mia testardaggine! Un abbraccio a tutti voi, siete grandi ! E ve lo dico col cuore in mano avendo vissuto il modo meraviglioso con il quale affrontare la vita?. Abbiamo tanto da imparare da voi noi cosiddetti ?normodotati?. *** (omissis) ... In fondo sono piombato qui, mi sono intromesso nella discussione, mosso solo dal desiderio di spiegare alcune cose del progetto, dal momento che è talmente complesso che gli articoli che man mano vengono pubblicati, ovviamente, non possono essere il contesto adatto per spiegarne i dettagli, ma solo lo spirito, le intenzioni. Ma l'ospite ero io, ero io quello che si trovava (e si trova) a casa di altri, per cui avrei dovuto porgermi in maniera differente. Ho già avuto uno scambio di email in privato con Donato e spero che potremo scambiarci materiale, idee, scontrarci quando queste idee non combaceranno, ma il tutto con un intento comune: provare a fare qualcosa di utile e valido. A chi mi chiede di vEyes, mi fa osservazioni, dico sempre che vEyes non è solo un progetto mirato a realizzare ausili, o migliorare quelli esistenti, ma vEyes è oramai molto di più. E' attività sociali, visto che sta già iniziando ad occuparsi di incontri nelle scuole medie in modo da formare ed informare quelli che saranno gli adulti di domani affinché ne comprendano esigenze, difficoltà, pregi e risorse. E' prevenzione, dato che ho avviato già due progetti (ma altri ne partiranno) e mi riferisco a Genomic Info (un database sullo stato dell'arte delle scoperte genetiche sulle malattie degenerative della retina ed a Red Reflex Examination, vale a dire un sistema per effettuare in modo semplice il test del riflesso rosso. Se mai ne avrò le possibilità economiche, mi piacerebbe avviare a CT, sempre con la ONLUS vEyes, la possibilità di disporre di equipe mediche specializzate in distrofie della retina, invece che doversi spostare a Napoli, a Firenze o chissà dove... magari poterne disporre solo per un giorno a settimana, ma meglio che niente ! E poi c'è la ricerca scientifica per realizzare nuovi ausili o provare a migliorare quelli esistenti, mantenendone più basso possibile il prezzo (praticamente solo quello legato al costo del materiale elettronico, senza aggiunta di ricarichi, costi di brevetto, licenze, speculazioni o altro). E vengo al sistema che sto realizzando insieme ai miei studenti. Faccio una premessa: un buon informatico, quando deve realizzare un sistema, deve prima ascoltare a fondo le esigenze di chi dovrà utilizzarlo, testarlo con loro, tenere conto dei loro suggerimenti... Altrimenti si rischia di realizzare qualcosa che nessuno mai userà ritenendolo inutile, complicato, o altro... Per tale ragione, la prima cosa che ho fatto è stata quella di capire se e cosa può davvero servire ad un non vedente. Sono arrivato ad alcune conclusioni che magari adesso smonterete alla grande, ma sono ben felice di ascoltare le ragioni in quanto mi interessa davvero solo provare a fare qualcosa di utile. Ecco le considerazioni fatte e sulle quali mi sto basando con il mio lavoro: 1) un non vedente deve ricorrere all'uso dei 4 sensi rimasti, se gliene occupiamo anche uno solo di questi non lo stiamo aiutando, ma limitando. Per tale ragione nel mio sistema l'uso della sintesi vocale sarà ridotto al minimo indispensabile ed avrà un approccio del tipo "on demand", vale a dire quando mi serve, a richiesta. 2) un non vedente, in un ambiente noto, si muove come nemmeno io sarei in grado di fare usando la vista. 3) in ambienti non noti, un non vedente ha tutto un suo modo di muoversi in autonomia che di solito varia da soggetto a soggetto: c'è chi usa il cane, chi il bastone bianco, chi sfrutta il reverbero naturale dell'ambiente, etc... Sulla base di queste considerazioni, quello che sto provando a fare è, dunque, un sistema che non a caso dico è fatto da tanti mattoncini, quasi fosse un lego. Basandosi su di un hardware discreto, indossabile, formato da un paio di occhiali ed una cintura, ciascuno può configurarlo aggiungendo i mattoncini che desidera e lasciandone fuori altri dei quali non necessità perché quello a cui fa riferimento nel proprio quotidiano va già bene com'è. Attualmente ci sono una serie di mattoncini già pronti o in via di miglioramento essendo ancora dei prototipi o ancora in lavorazione. Tra questi, c'è il mattoncino che legge il colore, quello che indica la luminosità, quello che ti dice quanti soldi hai in mano, quello che ti riconosce un farmaco e te ne legge la scadenza o il bugiardino (vale a dire il foglietto informativo dentro la scatola), quello che ti fa leggere un testo su di un cartellone o un display di un elettrodomestico, quello che di un prodotto al supermercato ti legge la scadenza, il prezzo, la composizione... O ancora quello che ti indica in un percorso che hai preimpostato da casa dove ti trovi, o quello che puoi usare in casa come una sorta di telecomando universale... Poi ci sono i "mattoncini" legati al movimento; quello basato solo sugli ultrasuoni che ti indica la distanza dagli ostacoli (come farebbe il bastone bianco) o quello basato su kinect che oltre a rilevare gli ostacoli ed i dislivelli sul pavimento (quindi anche gli scalini) ti permette di individuare gli oggetti e dirti dove stanno e che in futuro potrebbe anche essere associato alle tecniche di face recognition e riconoscere chi hai davanti, se è qualcuno che hai già acquisito a sistema. Tutti mattoncini. Ognuno potrà montarsi quelli che vuole: ci si muove già bene con i propri ausili e si desidera solo qualcosa che permetta di contare i soldi, indicare un colore e comandare gli elettrodomestici in casa? Bene, si monteranno nel sistema solo i mattoncini che si occupano della specifica esigenza.... esattamente come si farebbe con un Lego, escludendo tutto il resto. Per quanto riguarda il modo in cui il sistema intende guidare un non vedente, questo è basato sulla vibrazione degli occhiali. Gli occhiali che ho montato, per ora sotto forma di prototipo, hanno un sensore vibro applicato su ciascuna asticella che permette a ciascuna asticella di vibrare in modo separato. Mentre mi muovo, se mi avvicino troppo ad un ostacolo a sinistra (da terra fino ad altezza uomo) vibrerà l'asticella di sinistra, stessa cosa a destra, se mi avvicino troppo frontalmente vibreranno entrambe le asticelle. Il mio avvicinarsi troppo è dato da una soglia minima che al momento si configura manualmente, ma che in futuro sarà calcolata automaticamente sulla base della velocità di spostamento del non vedente. Attualmente è necessario indossare cintura ed occhiali a prescindere da quali mattoncini si scelgano, ma nelle mie intenzioni è prevista anche la possibilità di indossare solo cintura o solo occhiali se i mattoncini scelti non richiedano tutto l'hardware. Ma la mia idea sarebbe quella anche di fare in modo che il sistema sia un sistema aperto, dove chiunque abbia le competenze per farlo, rispettando le specifiche per integrarsi, possa realizzare autonomamente il proprio mattoncino (hardware e/o software).... e qui il nostro caro Donato potrebbe sbizzarrirsi ad aggiungere quello che vuole, ricorrendo alle sue conoscenze di elettronica e di informatica (oramai devo necessariamente tirarti in ballo!!) . Purtroppo i lavori vanno a rilento perché, come dicevo ieri, finanzio tutto io, con le mie tasche ed aiutandomi con la vendita del libro (per ora solo in ebook, ma a breve anche in cartaceo) ed in futuro spero anche con il 5 per 1000 a favore della ONLUS (ONLUS che sarà gestita solo da me e da mia moglie). Le idee sono tante, tantissime, molti mattoncini sono già pronti ma non tutti possono essere usati fuori dal sistema occhiali/cintura. Chi lo desidera, può benissimo contattarmi in forma privata per darmi suggerimenti, per sollevare critiche, per qualsiasi cosa, per incontrarci se siete in zona, ma soprattutto per aiutarmi a capirne sempre di più perché, ripeto, la sola cosa che mi interessa è fare cose utili, grazie alla ONLUS per la quale a giorni chiederò l'attribuzione del codice fiscale. Vi ricordo che il sito di riferimento è www.veyes.it purtroppo è stato realizzato come supporto per i miei studenti con strumenti open source che temo non siano idonei per un non vedente. Infatti ho già chiesto ad un mio studente di lavorare come tesi alla versione per non vedenti. Un caro saluto *l'email per scrivere al prof Massimiliano é: salfi@dmi.unict.it (nota di PcCiechi) b)la risposta e la proposta di Donato Taddei su alicecasa: ----- Original Message ----- From: 'Donato Taddei' do.taddei@virgilio.it [alicecasa] To: alicecasa@yahoogroups.com Sent: Sunday, July 20, 2014 9:16 PM Subject: Re: [alicecasa] Wearable device: Microsoft a lavoro su un device per aiutare i non vedenti? ? Ciao Francy, se non ti piace la fascia in fronte posso proporti una cintura, ovviamente sempre wearable technologies. Ed anche l'cchiale che ti vibra la stanghetta a seconda dell'ostacolo che hai davanti. Ti ringrazio dello spunto per raccontarvi un pettegolezzo da altra lista, sul quale, eventualmente, sarebbero graditi commenti, in prmis da gente come Big Joe, ma anche degli smanettoni (che so Luca gabriele, Riccardo, e anche e forse soprattutto i commenti del cieco qualunque. Tasto canchero fin da subito per chi non è interessato. Buon senso e scaramanzia mi ordinerebbe di non parlare di cose eteree, cioè di cose più o meno per aria. Lo faccio per raccogliere appunto commenti e indicazioni perchè secondo me bisogna cerare di creare un legame tra progettisti e sviluppatori di tecnologie più o meno speciali e i loro potenziali utenti finali, noi nel caso delle tecnologie per i cecati. Ragion per cui magari incontrerete questo messaggio anche su altre liste. Bene: qualcuno posta sulla lista nvda un post da press-in dal titolo: vEyes, gli occhi virtuali più di qualcun altro plaude a gran voce. Pure Luigi Latini mi sembra. L'articolo raccontava la storia del professor Massimiliano ssalfi, docente di informatica all'università di Catania, che aveva due figlie affette da retinite pigmentosa, e aveva appunto lanciato questo progetto Veyes, di cui trovate maggior info qui: www.veyes.it/Globale oltre a riferimenti ed accenni alle tecnologie indossabili, la cintura di cui sopra per l'appunto, si enfatizzava l'open-source e l'open-hardware. Più semplicemente Massimiliano si era detto: caspita sono professore di informatica all'università e devo pure essere capace di realizzare qualcosa, anche piccola, che possa essere di aiuto per le mie figlie. Ha cominciato così ad assegnare tesi ai suoi studenti le quali in sè rappresentassero un mattoncino, un segmento dell'intero progetto, ancora abbastanza in alto mare, come dettagliato all'indirizzo sopra riportato. Superfluo immaginare il mio commento, sfasciacarrozze e disfattista quale sarei. Fatto sta che Massimiliano interviene di persona in lista a suffragare le sue ragioni e confutare le mie e la discussione si sviluppa al punto da convincere il "cane da pecore, alias moderatore" di turno, a moderare la lista perchè giustamente off topic, ma continua abbastanza proficuamente in privato appunto con Massimiliano. Giustamente mi ha ricordato che di questi tempi gli studenti sono tutti al mare a mostrare le chiappe più o meno chiare, per cui siamo rimasti che ne riparleremo col fresco. Io credo che la proposta ventilata nel sottostante messaggio sia suffcientemente chiara da non richiedere ulteriori parole. ----- Original Message ----- From: Donato Taddei To: Massimiliano Salfi Sent: Wednesday, July 09, 2014 11:34 AM Subject: Quesito e/o proposta Caro Massimiliano, per essere sintetico e non sottrarti troppo tempo, sarò semplicione e prosaico: Vorrei porre a un tuo studente, ferrato in costi e componentistica, il seguente quesito di fattibilità: Vincolo 1: il prezzo finale all'utente non deve superare i 120 euro; Vincolo 2: lil lavoro di assemblaggio è volontario e la remunerazione è simbolica; Ne segue: vincolo 3: le spese per il materiale non devono superare i 100 euro; Tanto per dargli un nome potremmo chiamare questo aggeggio multisensor. è una scatoletta o sorta di torcia tascabile che oltre a fare magarianche da torcia, contiene al suo interno un Arduino evoluto, cui sono connessi i più diffusi sensori in commercio, tale che all'occorrenza, come la lampada di Aladino, possa darmi la maggior quantità possibile di informazioni, via bluetooth e usb, in pratica sostituendo in un colpo solo una serie di altri strumenti di misura di uso comune altrimenti necessari o inaccessibili a un non vedente come può esserlo lo sfigmomanometro parlante o il più stupido dei tester multifunzione. ho detto Arduino evoluto perchè deve necessariamente supportare la rete, ed interfacciarsi facilmente con le tecnologie assistive,in maniera indipendente dal dispositivo, poter gestire all'occorrenza una connessione tty. Il bluetooth sarebbe una ottima soluzione, a patto di garantire il massimo di connettibilità di dispositivi. Per esempio mi scoccia un po ri non riuscire a collegare via bluetooth il mio telefonino e il portabile semplicemente perchè non si riconoscono. Questo è un aspetto cui va posta particolare attenzione perchè cruciale nel controllo a distanza o meno. L'approccio deve essere quanto possibile all'insegna della "device indipendence". Pertanto il quesito può essere così sintetizzato: 1) - quante e quali funzionalità (tipologie di sensori) si riuscirebbero a infilare e gestire in un aggeggio siffatto, coi vincoli di cui sopra? un non vedente ha volte ha bisogno di sapere se c'è corrente, se una preparazione ha raggiunto una certa temperatura, l'umidità di un ambiente, il ph di una soluzione, se un piano è a livello,ecc. 2) - in caso di fattibilità valutare la propria disponibilità odilatri alla realizzazione del prototipo, alle seguenti condizioni: Meglio se tramite una transazione Paypal io finanzierei per intero l'acquisto del materiale; più precisamente io comprerei il diritto a partecipare alla progettazione, come un cliente esigente col sarto o col barbiere per un abito su misura o acconciatura particolare. L'eventuale sfruttamento commerciale della ralizzazione va a chi assemblato il tutto, fermi restando i vincoli di prezzo all'utente di cui sopra. Solo mi riservo una percentuale del 15% sui primi 30 esemplari venduti. L'idea è: se la cosa va il tecnico per i primi 30 pezzi lavora quasi a gratis, sempre che io non rinunci alla percentuale, ma si ritrova 30 clienti per altre realizzazioni del genere, e di questi tempi per uno studente anche questa, come vendere frutta e verdura, è una prospettiva da considerare. Che ne pensi? Don Ho poi specificato a Massimiliano che l'accenno alla mia percentuale era in realtà solo didattico, inteso solo a valutare una eventuale disponibilità, perchè alla vecchiaia non ho intenzione certo di fare il mercante di ausili. Scrivete pure la vostra lista dei sogni in meritoTorna all'indice