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Sand Creek, 150 anni dal massacro: gli 'indiani' celebrano i due soldati che rifiutarono di sparare
Art. commentato inviato in privato da Francesco Melis, 04\12\2014, h. 09.36.

Ti mando un'altra storia, bella e triste, sui pellerossa americani che a me fanno sempre simpatia.
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da Repubblica del 4 dicembre 2014
www.repubblica.it/esteri/2014/12/04/news
/usa_indiani_onorano_memoria_ufficiali_che_non_parteciparono_a_massacro_sand_creek-102062573/?ref=HREC1-4

Sand Creek, 150 anni dal massacro: gli 'indiani' celebrano i due soldati che rifiutarono di sparare
(afp)
Quattro giorni di celebrazioni in Colorado per i discendenti delle tribù Arapaho e Cheyenne 
protagoniste di una delle pagine più buie nella storia della 'conquista del West'. Al Riverside 
Cemerty di Denver l'omaggio al capitano Soule ed al tenente Cramer, i due ufficiali che furono 
arrestati per aver detto no quando il colonnello Chivington ordinò lo stermini di un campo 
affollato di donne e bambini. Una vicenda cantata da Fabrizio De Andrè e Massimo Bubola
di PAOLO GALLORI

DENVER - "Quando il sole alzò la testa tra le spalle della notte / c'erano solo cani e fumo e tende 
capovolte / tirai una freccia in cielo per farlo respirare / tirai una freccia al vento per farlo 
sanguinare / la terza freccia cercala sul fondo del Sand Creek... Ora i bambini dormono sul fondo 
del Sand Creek". Grazie a Fabrizio De Andrè e a Massimo Bubola, all'epoca stretto collaboratore del 
grande cantautore genovese, dal 1981 tanti italiani sanno che qualcosa di terribile accadde lungo 
le rive del Fiume Sand Creek, in Colorado. Era il 29 novembre del 1864, in piena Guerra di 
Secessione, quando la furia del 3° Reggimento dei Volontari del Colorado del colonnello Chivington 
si abbattè sui Cheyenne e gli Arapaho accampati nei pressi di un'ansa del fiume, uccidendo 200 
nativi, per oltre due terzi donne e bambini inermi.

IN questi giorni i discendenti di quelle tribù ricordano i 150 anni esatti trascorsi da quel 
massacro. Celebrano le loro vittime, ma anche chi, quel giorno, sull'altro fronte, ebbe il coraggio 
di dire no. Due ufficiali, il capitano Silas Soule e il tenente Joseph Cramer, rifiutarono di 
partecipare a uno dei più sanguinosi massacri della storia americana. E' a loro che i nativi 
americani, riunitisi per quattro giorni a Eads, circa 300 chilometri a sud-est di Denver, hanno 
rivolto il pensiero. Fino a rendere onore ai due ufficiali con una visita alle loro tombe, al 
Riverside Cemetery della capitale del Colorado.
A caricare di valore e umanità il diniego del capitano Soule e del tenente Cramer è il fatto che i 
volontari di quel reggimento fossero uomini assoldati con il preciso compito di massacrare quanti 
più indiani possibile, per far "rispettare" il proclama del governatore Evans che esortava la 
popolazione a cacciare ed eliminare il numero maggiore di nativi. In particolare quelli che, per 
diffidenza verso i bianchi o per semplice ignoranza, non avevano obbedito all'ingiunzione con cui 
nell'estate del 1864 aveva ordinato alle tribù di insediarsi nei dintorni di Fort Lyon, in Colorado.
Fu una lunga estate di schermaglie, durante la quale gli indiani ebbero per primi l'occasione di 
sconfiggere il nemico. Ma si trattennero dal farlo perché convinti di poter trattate un accordo di 
pace con le autorità. Un capo cheyenne, in particolare: Pentola Nera, che desiderava fortemente la 
pace e, dietro assicurazione che nulla sarebbe accaduto, obbedì all'ordine di accamparsi lungo il 
Sand Creek, poco lontano da Fort Lyon. Alla sua tribù si unì quella degli Arapaho del capo Mano 
Sinistra. In quell'ansa dove il fiume ha la forma di un ferro di cavallo si stabilirono in 600, tra 
Cheyenne e Arapaho, per due terzi donne e bambini.
Il giorno dell'attacco, la maggior parte dei guerrieri si trovava a decine di chilometri "sulla 
pista del bisonte". La fiducia nei bianchi era tale che all'alba di quel 29 novembre del 1864 il 
villaggio scambiò il rimbombo del terreno calpestato dagli zoccoli del 3° Reggimento proprio per 
una mandria di tatanka in rotta di collisione con il villaggio. Quando il pericolo mostrò il suo 
vero volto, era ormai troppo tardi. E nell'accampamento fu l'inferno. Alla vista dei soldati che 
arrivavano al galoppo, le donne e i bambini corsero via tra le tende, mentre i pochi uomini 
d'istinto andarono a recuperare le loro armi.
Il capo Pentola Nera cercò ancora di rassicurarli, i soldati non avrebbero fatto loro del male. E 
attese l'arrivo del 3° Reggimento davanti alla sua tenda, dove aveva piantato una bandiera 
americana in cima a un palo. Nonostante gli accordi presi, il colonnello Chivington fece circondare 
l'accampamento e incurante di quella bandiera diede l'ordine di attaccare. Alla fine, i pochi 
sopravvissuti conservarono la vita solo perché il 3° Reggimento non era ben addestrato. Era 
composto da un'accozzaglia di mercenari, spesso 'caricati' a whisky. Nel suo rapporto ufficiale, 
Chivington scrisse di aver perso 9 uomini, 38 i feriti. Molti furono vittime del fuoco amico.
Capo Pentola Nera riuscì a salvarsi. Dopo una notte passata all'addiaccio, uscì dal dirupo in cui 
si era riparato e guidò ciò che restava della sua gente verso est, una marcia di 80 chilometri per 
ricongiungersi con i loro guerrieri al campo di caccia. Tra mille sofferenze, a piedi, seminudi e 
senza cibo. "Per 80 chilometri sopportarono il gelo dei venti, la fame e i dolori delle ferite, ma 
alla fine raggiunsero il campo di caccia". La notizia del massacro di Sand Creek corse veloce tra 
le nazioni Cheyenne, Arapaho, Sioux, assieme alla promessa della vendetta effimera, che arrivò solo 
dodici anni dopo nelle colline di Little Bighorn. La memoria dei nativi americani, però, per 150 
anni ha conservato i nomi di Soule e Cramer.
Il capitano Soule, in particolare, il giorno del massacro ordinò ai suoi uomini di attraversare 
l'accampamento senza fare fuoco. Il colonnello Chivington lo accusò di codardia. Soule e altri sei 
uomini furono arrestati. Ma il capitano ebbe il coraggio di denunciare tutto e riuscì a portare il 
colonnello Chivington davanti a una commissione d'inchiesta. Il Congresso avviò un'indagine 
formale, ma il capitano Soule non riuscì a completare la sua testimonianza: una settimana dopo il 
rilascio fu assassinato a Denver. Non aveva compiuto 26 anni. Il colonnello Chivington lasciò 
l'esercito e scampò così al giudizio della Corte Marziale. Ma le sue ambizioni politiche annegarono 
presto nell'indignazione che gli americani provarono nell'ascoltare un giudice dell'esercito 
affermare che "Sand Creek era stato un atto di profonda codardia e una strage perpetrata a sangue 
freddo, un gesto sufficiente a coprire i colpevoli di infamia indelebile, e nel contempo, a 
suscitare indignazione in tutti gli americani". Qualcuno, il 29 novembre del 1864, aveva salvato 
anche l'uomo bianco.
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