falsi
Ora basta con le false informazioni su ciechi e ipovedenti!
di Josè Tralli

Superando.it del 07-03-2015

«Ormai da tempo ? scrive Josè Tralli ? le persone con disabilità visiva
usano telefoni touch screen, ciò che invece anche in questi giorni gli
organi d?informazione hanno attribuito a dei ?falsi ciechi? ». «E per la
cronaca ? aggiunge ? usiamo anche i tablet e, da più di vent?anni, i
computer. Basta dunque, una volta per tutte, con l?ignoranza, con la
falsa informazione che fa sensazionalismo, basta con quegli
atteggiamenti da medioevo che, alla fine, discriminano sempre noi ciechi
e ipovedenti».

Due falsi ciechi scoperti da Gdf. Nel crotonese guidavano e usavano
telefono touch screen: si intitolava così l?articolo uscito nei giorni
scorsi sull?ANSA, che ha suscitato tutta la mia indignazione e nel quale
appunto si parlava della scoperta, da parte della Guardia di Finanza, di
due ?falsi ciechi? nel Crotonese (se ne può vedere anche un video).

Ebbene, a quel punto ho deciso che era ora di dire basta! Basta con
l?ignoranza, basta con la falsa informazione che fa sensazionalismo,
basta con quegli atteggiamenti da medioevo che, alla fine, discriminano
sempre noi ciechi e ipovedenti.

Quello che mi ha fatto imbufalire non è la scoperta di quei ?falsi
ciechi? che guidano l?auto (per questo spero vivamente che siano puniti
e che con loro siano torchiati anche i medici che ne hanno riconosciuto
l?invalidità), ma il fatto che alla fine dell?articolo, e del video, si
dica che «?utilizzavano un telefono touch screen», cosicché accadrà che
vedendoci adoperare i nostri iPhone o i nostri dispositivi Android, ci
additeranno come falsi ciechi? e questo proprio non va bene, oltre a non
essere nemmeno corretto.
Lorsignori devono infatti sapere che ormai da almeno cinque anni noi
possiamo utilizzare telefoni come quelli sopra menzionati, vale a dire
l?iPhone, prodotto da Apple, che integra al proprio interno uno screen
reader, il quale legge ciò che compare sullo schermo e ci permette,
toccando il display, di sapere cosa c?è scritto sotto al nostro dito.
Anche i telefoni Android integrano TalkBack, uno screen reader che fa la
stessa cosa, permettendoci così di poter utilizzare uno di questi
telefoni, anche se privi della vista o se vediamo poco.
«Ah sì, dai, i comandi vocali al tuo telefono?», mi sono sentito spesso
dire da vedenti con cui mi sono rapportato? Eh no, cari miei, uno screen
reader è un sistema ben più complesso. Screen reader, infatti, significa
letteralmente ?lettore di schermo?, e non fa altro che tradurre a voce,
dirci con una voce elettronica ciò che compare sullo schermo. Oltre a
questo, riconosce delle particolari gesture [per ?gesture? si intende
una combinazione di movimenti e click del dispositivo di puntamento,
normalmente il mouse, che vengono riconosciuti da un software come
comandi specifici, N.d.R.], dei comandi attraverso i quali noi possiamo
impartire ordini al dispositivo. Questi comandi, ad esempio, ci
consentono di aprire applicazioni, scorrere liste, farci leggere un
messaggio o un documento o una pagina internet dall?inizio alla fine? e
mi fermo qui per non farla troppo complicata per chi le cose è abituato
a vederle. Per noi, infatti, le informazioni vengono esposte in maniera
sequenziale. Non ci accorgiamo, cioè, se un elemento stia a sinistra
sulla pagina internet, oppure a destra; per noi fa lo stesso.
Quell?elemento viene prima, oppure dopo qualcos?altro e quindi, su siti
che non conosciamo, siamo costretti a farci una sorta di mappa mentale
di che cosa vien prima e di che cosa c?è dopo, per permetterci poi di
andare, ad esempio, ad aprire il link giusto.

Ma perché sto parlando di dispositivi? Perché non ci sono solo i
telefoni. Infatti, allo stesso modo possiamo utilizzare i tablet (sempre
di casa Apple vi è l?iPad), e nel mondo Android vi sono svariati modelli
di questi dispositivi, non per ultimi i computer, che non governiamo
toccando lo schermo, ma lavorando con lo screen reader, attraverso
comandi speciali da tastiera.
I computer, tanto per la cronaca, li utilizziamo da svariati anni. Per
quanto mi riguarda, ho cominciato nel 1994 al corso di programmatore
elettronico non vedente tenuto dall?Istituto dei Ciechi Francesco
Cavazza di Bologna. Ma se io ho cominciato nel ?94, altri ciechi lo
facevano già da qualche anno e questo lo dico perché, con due calcoli,
sono più di vent?anni che siamo in grado di utilizzare un computer, con
tutto quel che ne consegue: dal redigere documenti a navigare in
internet, dall?inviare email all?accedere ai social network, che in
questi ultimi anni vanno molto di moda.

Con il perfezionamento delle tecnologie, e con l?avvento degli iPhone ?
che per la cronaca non sono i primi telefoni che abbiamo iniziato a
usare, sempre con l?aiuto dello screen reader ? abbiamo incominciato a
utilizzare anche programmi che, ad esempio, ci aiutano nella vita
quotidiana, e a interagire con amici vedenti (e non), tramite Facebook,
Twitter e programmi di messaggistica come WhatsApp.
Ci sono numerosissimi programmi che ci aiutano nel quotidiano. A
cominciare dagli OCR (Optical Character Recognition) ovvero,
riconoscimento ottico dei caratteri. Infatti, con l?aiuto della
videocamera a bordo di questi telefoni, e con l?applicazione giusta,
inquadrando un foglio di carta possiamo farci leggere in molti casi, ma
non in tutti, ciò che vi è scritto sopra. Restano fuori da questo
piccolo ?miracolo? le scritte a mano, per esempio, o di bassa qualità, o
fatte con caratteri non facilmente riconoscibili, ma si tratta pur
sempre di un grande aiuto.
E ancora, sempre sfruttando la videocamera, vi sono applicazioni che
consentono di rilevare la luce, per verificare, ad esempio, che qualche
visitatore accorso in casa mia non mi abbia lasciato qualche luce
accesa. Proseguendo poi con altri programmi di navigazione satellitare
che, guidandoci a voce, sono una vera manna dal cielo per percorrere
strade in luoghi per lo più a noi sconosciuti o, molto più banalmente,
per sapere a quale stazione del treno mi sono fermato? A tal proposito,
Luca Ciaffoni, un italiano, è stato invitato da Apple qualche anno fa a
presentare ufficialmente il suo ottimo lavoro. Un programma in grado di
darci informazioni rispetto a un luogo di nostro interesse, dove si
trova rispetto a noi ed a quale distanza.

Oltre alle cose più ?banali?, come le email, la navigazione in internet,
possiamo utilizzare questi gioielli tecnologici anche per leggere libri.
Con l?avvento degli ebook, infatti, possiamo acquistare un libro di
nostro interesse e farcelo leggere dalla suddetta vocina elettronica.
Ma come si fa a inquadrare un foglio di carta per farne la foto? Beh,
per questo ci sono dei ?trucchetti?. Se sei ipovedente puoi aiutarti col
residuo visivo. Non vedi quel che c?è scritto sul foglio, ma il foglio
in sé sì. Basta quindi allontanare il telefono di una ventina di
centimetri e scattare la foto. Se invece sei non vedente, beh, la foto
la fai alla cieca, seguendo pressappoco lo stesso principio, cercando di
mantenere il telefono centrato rispetto al foglio e allontanandolo di
una spanna da esso. Poi si fa la foto e il programma di riconoscimento
farà il resto.
Vi sono al vaglio altre applicazioni che consentiranno l?individuazione,
ad esempio di strisce pedonali che ? lo speriamo tutti ? dovrebbero
renderci meno angosciosi gli attraversamenti di strade trafficate.

Come è giusto, dunque, che si sappia di chi froda lo Stato, come i
cosiddetti ?falsi ciechi?, così è giusto che si sappia che un cieco non
è ?un animale chiuso nella gabbia di casa sua? e basta. Un cieco è una
persona, ed essendo una persona, come chiunque ha una sua vita privata,
relazioni, interessi, ambizioni. E se gliene si dà la possibilità, si
scopre che è anche in grado di lavorare. Certo, con i dovuti
accorgimenti. Non si può infatti pretendere di mettere un cieco
all?archivio fotografico di un giornale, come è successo a mia moglie
qualche anno fa?
Le limitazioni ci sono, ma non rendiamole insuperabili, impossibili,
diffondendo la falsa concezione che un cieco che usa un telefono touch
screen stia frodando lo Stato!
Noi cerchiamo ? con le possibilità che abbiamo, e con tanta caparbietà ?
di affrontare tutte le situazioni, e chi ha la fortuna di avere due
occhi che funzionano bene si deve rendere conto della fatica che
facciamo, ma è una fatica che noi superiamo. È infatti la voglia di
vivere a darci lo stimolo per affrontare tutto quanto, non perché siamo
dei ?superman?, ma semplicemente perché le tecnologie del giorno d?oggi
ci consentono di fare qualcosa in più per la nostra autonomia, rispetto
al passato.
Questa dovrebbe essere un?informazione corretta da divulgare, cosicché,
magari, passando di fianco a qualcuno ci si possa sentire gratificare
dalle parole «ma che bravo!», anziché dalle parole «ma quello ci vede?».
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