storie Il call center apre le porte anche ai giovani non vedenti La Stampa del 22-05-2015 NOVARA. Michela, Jacopo e Flavio: laurea o diploma alle spalle, grande dimestichezza con l'informatica, straordinari a comunicare. Lavorano al call center di via dell'Artigianato, con le società Callnetwork e Impetum, e nessuno degli utenti dall'altra parte del filo si accorge del loro handicap: sono ciechi. Ragazzi under 30. Jacopo Tinti, 26 anni, di Granozzo, Michela Massara, 22 anni, Trecate, e Flavio Gallo, 22 anni, Borgoticino, tre ragazzi che hanno messo ko la loro disabilità grazie al contributo della Provincia e alla società che li ha assunti con un tirocinio che tra qualche mese potrebbe diventare un contratto a tempo indeterminato. Quello di Novara è un progetto pilota in Italia, che anticipa la legge in esame in Parlamento sugli interventi per garantire un percorso di formazione e l'inserimento professionale a chi è affetto da gravi deficit visivi. Anticipata la legge. «Questa società - dicono Pasquale Gallo, presidente provinciale dell'Unione Italiana Ciechi, e Adriano Capitolo, presidente regionale dell'associazione - ha creduto in questo progetto ed è riuscita ad anticipare la legge». Gli amministratori delle due società, Andrea Scrimieri e Diego Dominici, rimarcano la «grande disponibilità ed entusiasmo di questi tre ragazzi, che si sono integrati perfettamente nell'ambiente. Il loro ruolo, grazie ad un dispositivo di sintesi vocale che "traduce" in suono le informazioni del computer, è quello di verificare gli ordini contattando i clienti». L'informatica in aiuto. Jacopo è laureato in giurisprudenza, e ha già all'attivo sei mesi di lavoro in uno studio professionale: «Il sogno è quello di fare l'avvocato, ma questo impiego mi piace e mi sono ambientato subito coi colleghi. Non vedo nulla dal 2005, effetto di una retinite pigmentosa che mi ha colpito dalla nascita, ma con questi dispositivi informatici l'aiuto è enorme». Flavio è perito informatico, diplomato al Fauser, tra lui e il computer il feeling è nato fin da bambino «e questo è certamente un vantaggio, anche se per muoverci fuori da un ambiente protetto e conosciuto il mezzo migliore resta sempre il bastone». «Qui siamo come gli altri». Flavio vede come dal buco della serratura, ma solo ombre, quando va bene, sennò è buio pesto. Michela, laurea in relazioni pubbliche e comunicazione, è cieca dalla nascita, ma è entusiasta di questo lavoro e della vita che conduce: «Mi trucco, vado a ballare con gli amici, svolgo una vita normale, e l'informatica ci ha dato una mano importante, sia per il lavoro che per la mobilità. Quello che vorremmo è che anche "fuori", la gente si accorgesse di noi, che non ci trattasse con timidezza, per cui quando ti incontrano non usano mai il verbo "vedere", ma ci considerassero come tutti, come capita qui. E poi sarebbe importante che nelle città e nei paesi si abbattessero le barriere architettoniche, quelle sì che ci bloccano». Michela, Jacopo e Flavio riprendono a contattare gli utenti in tutta Italia: tra qualche mese potranno entrare definitivamente nella squadra del call center.Torna all'indice