“Nulla
su di noi senza di noi” di Rodolfo Cattani, foto di Attilio Ruffo Verso
una convenzione dell’ONU a tutela dei diritti delle persone disabili. |
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L’Assemblea
Generale delle Nazioni Unite ha istituito nel 2003 una commissione ad
hoc per promuovere e tutelare i diritti fondamentali delle persone disabili.
La commissione è aperta a tutti gli stati membri dell’ONU
e al momento vi sono rappresentati circa settanta governi. Il mandato
affidato dall’Assemblea Generale alla commissione riguardo al
documento da elaborare è piuttosto generico e c’è
voluto parecchio tempo per arrivare ad una posizione abbastanza condivisa
sul testo della bozza di convenzione. Le organizzazioni rappresentative delle persone disabili hanno svolto un ruolo assai importante, partecipando attivamente alle sedute informali della commissione, durante le quali si sono svolte, come è solito accadere, le discussioni più sostanziali e si sono adottati gli orientamenti più significativi. Ciò ha fra l’altro consentito all’Unione Mondiale dei Ciechi (WBU) di ottenere con decisione le proprie posizioni, rappresentate e motivate in un Manifesto realizzato per l’occasione. Le organizzazioni mondiali che rappresentano le diverse tipologie di persone disabili hanno collaborato costruttivamente, ma la novità più vistosa è consistita nella presenza di esperti disabili nelle delegazioni ufficiali di numerosi Stati di diversi continenti. Una Convenzione è un accordo stipulato tra gli Stati i quali si impegnano a rispettare i principi della Convenzione, le cui disposizioni divengono operative e legalmente vincolanti solo dopo la loro ratifica da parte dei singoli Stati. Le Convenzioni di regola non sono soggette a modificazioni, poiché si prevede che durino parecchi anni; tuttavia, può accadere che la loro interpretazione possa cambiare in base alle osservazioni del comitato di monitoraggio. Infatti, ciascuna Convenzione ha bisogno di un comitato di monitoraggio rigoroso ed efficace per garantirne l’effettiva attuazione nei diversi paesi. Nel caso specifico, tale comitato è ancora più importante, poiché le persone disabili non sono in grado di esercitare un’influenza politica rilevante sui loro governi. Attualmente vi sono sette Convenzioni delle Nazioni Unite riguardanti le diverse sfere dei diritti politici, sociali, culturali basati sugli standard ufficiali in materia di diritti dell’uomo. La Convenzione Internazionale per la tutela e la promozione dei diritti e della dignità delle persone disabili deve essere omnicomprensiva e largamente inclusiva e segna un cambiamento importante nel modo di pensare, poiché sancisce che l’esclusione delle persone con disabilità dal pieno godimento dei loro fondamentali diritti non può essere in alcun modo giustificata come discendente dalla loro condizione, ma va sanzionata come deprivazione di un diritto della persona. La Convenzione dovrà pertanto comprendere il riconoscimento del diritto delle persone disabili al pieno godimento dei diritti umani e l’elencazione delle misure appropriate a garantire loro la possibilità di farlo. Oltre all’adozione della Convenzione, appare necessario includere il tema della disabilità nel processo di monitoraggio di tutte le esistenti Convenzioni sui diritti umani dell’ONU. Mentre le organizzazioni rappresentative, tra cui la WBU, hanno strenuamente difeso l’impostazione basata sul diritto giuridico, alcuni governi sono restii a porre la questione in questi termini, preoccupati per gli obblighi da rispettare, ma anche per i costi delle misure connesse con l’attuazione della Convenzione. Per questo le trattative procedono piuttosto a rilento e indubbiamente il processo di comprensione e consapevolizzazione da parte dei governi è abbastanza faticoso. Il motto assai chiaro e significativo del movimento della disabilità è sempre “Nulla su di noi senza di noi” e i governi, pur avendo l’ultima parola, ben difficilmente potranno ignorare il punto di vista delle organizzazioni delle persone disabili, le quali proprio per questo dovrebbero sostenere posizioni chiare e unitarie. |
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