Mettiamo in moto
la solidarietà

di Alberto Borghi, foto di Francesco Borghi

Marzo 2009. Il Cavazza sede del motoraduno del Bologna Chapter il club esclusivo delle Harley Davidson.


Passeggiando per Firenze o Roma non si può non avere un sussulto quando si intravede la statua del David o il Cupolone di San Pietro, anche, e forse soprattutto, quando si è distratti. Allo stesso modo, è impossibile non essere attratti dal suono (i profani lo definirebbero “rumore”) caratteristico emanato dalle Harley Davidson al loro passaggio, quel rombo profondo ed allo stesso tempo ruggente che le rende uniche nel panorama motociclistico.
E di certo sono stati molti i passanti in via Castiglione a girare la testa, allorquando, il 7 marzo 2009, il cortile del Cavazza è stato pacificamente invaso da una ventina di esemplari delle moto di Milwaukee, ognuna dotata di specifiche caratteristiche tecniche ed estetiche ed accompagnata dal proprio folkloristico ed appassionato conducente.
Certo, gli harleyisti presenti non avevano proprio la foggia del classico Hells Angels che tanto timore e scompiglio crea, in gruppo, nella terra di origine di questa motocicletta, emblema della generazione on the road americana, il cui primo esemplare data addirittura al 1901.
Erano, piuttosto, distinti signori e ragazzi iscritti al Bologna Chapter, associazione composta da proprietari di Harley Davidson che abbiano superato un periodo di prova attestante l’effettiva

partecipazione alle attività di gruppo nazionali ed internazionali, espressione felsinea della Harley Owners Group, che conosce ramificazioni in ogni parte del pianeta. Nata nel 1997, dal 2000 dà vita anche ad attività benefiche, culminate, nel 2006, con l’adozione a distanza di tre bambini abitanti in luoghi difficili. I centauri erano, come sempre, orgogliosi di vestire la “divisa” del perfetto harleysta: jeans o pantaloni e giubbotto di pelle fregiati di numerosi distintivi (patches) guadagnati sul campo in altrettante “campagne”, ossia motoraduni e gite organizzate fin nei minimi dettagli. Galloni conquistati, quindi, in missioni su due ruote concepite per appagare il desiderio di libertà e la gioia del vento sulla faccia (ricordando l’emozione del vento tra i capelli allora non compressi da un casco divenuto nel tempo obbligatorio, giustamente); ma anche missioni di carattere diverso, finalizzate alla raccolta di denaro da destinare ad enti benefici. Con una certa curiosità, quindi, il Presidente dell’Istituto dei Ciechi Cavazza, Prof. Pier Michele Borra, ed alcuni utenti hanno accolto la delegazione su due ruote, accompagnandoli in una esplorazione approfondita dei locali di via Castiglione e delle attività svolte con competenza e passione a favore degli ipo e non vedenti. I riders hanno ammirato il Museo tattile Anteros, la sala ove vengono

Foto - Moto Harley Davidson

Foto - Motociclista su una Harley

Foto - Motociclista

utilizzati gli strumenti d’ausilio agli ipovedenti, quella in cui vengono tenuti i corsi di formazione professionale ed, infine, il salone di rappresentanza, ove si è svolta anche l’informale cerimonia di consegna al Presidente della somma raccolta dai motociclisti da parte del Director Antonio Grillo.
Inutile dire che nessuno dei presenti si è voluto perdere lo spettacolo della partenza delle Harley che, all’unisono, hanno dato il via alla sinfonia dei motori il cui rombo è un marchio inconfondibile, simbolo di libertà e generosità senza confini, al di là di ogni stereotipo.

Foto - Gruppo dei motociclisti del Chapter Club di Bologna in visita all’Istituto Cavazza