Auto elettriche
e ibride

di Rodolfo Cattani

L’altra faccia della medaglia, ecologiche ma potenzialmente pericolose.


Le auto elettriche e ibride sono la risposta più interessante all’esigenza di ridurre le emissioni dannose e di limitare il consumo di carburante. Ma esse presentano un problema imprevisto piuttosto grave: producendo poco rumore, possono costituire un pericolo per pedoni e ciclisti. I veicoli a trazione elettrica o ibrida sono sempre più popolari e sono percepiti come la più efficace risposta attualmente possibile alle crescenti esigenze di arginare drasticamente le emissioni di gas di scarico inquinanti e di diminuire sensibilmente il consumo di carburanti sempre più costosi. L’industria automobilistica sta investendo molto in questo settore, nella speranza di contrastare il preoccupante calo delle vendite. Indubbiamente, viaggiare a bordo di un’automobile elettrica o ibrida è un’esperienza interessante e non fa meraviglia il crescente interesse che queste auto “verdi” suscitano in tutto il mondo. Si può immaginare che in un futuro non troppo lontano le strade delle nostre città saranno percorse prevalentemente da queste silenziose vetture, che scivoleranno leggere frusciando piacevolmente in tutte le direzioni.
Tutti apprezzeranno la significativa diminuzione dello “smog” e del fastidioso rumore dei motori a scoppio, ma qualcuno dovrà scoprire che qualcosa non va e che per alcuni la nuova realtà può presentare inaspettate situazioni di pericolo. Così come nessuno aveva previsto che l’istituzione delle piste ciclabili, di per se assai opportuna, potesse rivelarsi un fattore di rischio per alcuni pedoni, così solo di recente si sono cominciati a studiare gli effetti critici dell’avvento di questo nuovo tipo di automobili.
Non è certo il caso di mettere in dubbio che le auto ibride sono probabilmente una vera alternativa a quelle attuali e che saranno sempre più numerose. Bisogna quindi prendere sul serio l’allarme delle organizzazioni rappresentative delle persone cieche e ipovedenti che si stanno documentando sulle difficoltà che queste persone potranno incontrare quando vi saranno tante auto ibride in circolazione nelle città.
Fino ad ora i veicoli elettrici erano assai pochi e venivano utilizzati prevalentemente per attività lavorative. Essi non hanno mai costituito un pericolo reale per pedoni e ciclisti, mentre con le auto le cose sono cambiate. Le auto elettriche, per la verità ancora pochissime, utilizzano un propulsore elettrico che consente di percorrere brevi distanze a velocità limitata. Ben più performanti sono invece le auto ibride, che sono dotate di un propulsore a combustione interna (benzina o gasolio) e di un motore elettrico che interviene quando l’auto viaggia a velocità ridotta, quindi assai spesso in città. Il motore elettrico è molto silenzioso e può essere udito solo a breve distanza. Questo può compromettere la sicurezza di diverse persone,

soprattutto cieche e ipovedenti, con problemi di udito, bambini, persone anziane, magari solo distratte, ma anche i ciclisti. La National Federation of the Blind (NFB) negli Stati Uniti, un’associazione sempre all’avanguardia nella difesa dell’autonomia dei non vedenti, ha lanciato una campagna di sensibilizzazione per richiamare l’attenzione sul problema non appena sono stati resi noti i primi incidenti e i risultati delle prime ricerche condotte con metodi scientifici ad esempio dalla California University. Si è scoperto che un veicolo elettrico era percepito dai volontari sottoposti al test solo a poco più di tre metri di distanza, 60% meno di un’auto con un motore a scoppio. L’Ente nazionale per la sicurezza del traffico stradale (National Highway Traffic Safety Administration) ha effettuato uno studio prendendo in esame complessivamente 8.387 auto ibride e 559.703 auto a combustione interna rispondenti ai criteri di selezione. Sono stati registrati 77 incidenti tra pedoni e auto ibride e 3.578 incidenti tra pedoni e auto tradizionali; 48 incidenti tra ciclisti e auto ibride e 1.862 incidenti tra ciclisti e auto tradizionali. Gli incidenti verificatisi con le auto ibride risultano in proporzione più numerosi di quelli con le auto tradizionali: per i pedoni un incidente ogni 108 auto ibride contro uno ogni 156 tradizionali; per i ciclisti un incidente ogni 175 auto ibride contro uno ogni 301 tradizionali. Ciò dimostra che le preoccupazioni dell’NFB non sono infondate. L’Unione Europea dei Ciechi (European Blind Union - EBU) si è tempestivamente occupata della questione. Le auto elettriche rappresentano indubbiamente un’evoluzione tecnologica di fondamentale importanza, pur tuttavia è necessario tener conto del fatto che esse produrranno un cambiamento sensibile nella realtà del traffico urbano. Il gruppo di lavoro dell’EBU che si occupa di mobilità ha segnalato che le persone cieche e ipovedenti incontrano sensibili difficoltà a seguito del nuovo assetto della viabilità nelle nostre città, che rischia di limitare ulteriormente l’indipendenza di molti utenti della strada non automobilisti. Basta pensare alla totale assenza di standard europei per le segnalazioni acustiche ai semafori e alla proliferazione delle cosiddette “rotonde alla francese”, che spesso rendono impraticabili gli incroci per chi si muove a piedi o in bicicletta. Nei centri storici si sta diffondendo una viabilità di nuovo tipo, che prevede l’eliminazione dei marciapiedi e la circolazione mista di diversi tipi di veicoli lungo i medesimi percorsi, le cosiddette “shared surfaces”. Muoversi liberamente in città è dunque più che mai una sfida per chi ha bisogno di regole chiare, di punti di riferimento precisi e di percorsi ben definiti, come appunto chi non vede o vede poco, ma anche le persone anziane, i bambini, e, perché no, gli amanti della bicicletta.

Questa situazione caotica dimostra come nella progettazione dell’ambiente comune di vita non si tiene minimamente conto delle esigenze di tutti, ma solo di una parte degli utilizzatori. Il principio della “progettazione universale” è elegantemente ignorato sia dai tecnici, sia dagli amministratori, che non hanno una cultura dell’accessibilità e si lasciano prendere la mano da soluzioni parziali e spesso discriminatorie.
Non è un mistero che l’evoluzione tecnologica non è quasi mai guidata primariamente dal perseguimento del bene comune, ma dalla più forte logica del profitto. La conseguenza di ciò è che vi è sempre un lato negativo che si tende a trascurare. Tornando alle auto elettriche e ibride, è chiaro che si dovranno cercare soluzioni adeguate al problema della loro sicurezza che è stato certamente sottovalutato. Se le auto tradizionali sono pericolose soprattutto quando corrono, quelle elettriche lo sono quando procedono a velocità ridotta, quando parcheggiano o in prossimità degli attraversamenti pedonali. L’Unione Europea dei Ciechi si è posta all’avanguardia segnalando questo potenziale fattore di rischio per molti cittadini che stentano a farsi sentire. Cosa fare dunque?
I punti essenziali di cui tener conto sono:
1. le auto elettriche e ibride sono utili perché causano minore inquinamento atmosferico e acustico, ma possono essere un pericolo perché sono meno percepibili all’udito;
2. questo fattore di rischio riguarda una vasta gamma di utenti della strada: persone cieche e ipovedenti con problemi di udito, persone con altre disabilità, bambini, persone anziane, sportivi in corsa, ciclisti e anche pedoni semplicemente disattenti;
3. le ricerche effettuate dimostrano chiaramente che il diritto a una mobilità indipendente e sicura di tutte queste persone, ma specialmente di quelle con un deficit sensoriale, è seriamente minacciato se non si adottano opportuni provvedimenti che ne tutelino la sicurezza;
4. ciò è possibile mediante l’installazione sulle auto elettriche e ibride di segnalatori specificamente progettati per l’individuazione acustica del veicolo;
5. sono già in corso ricerche e sperimentazioni per risolvere il problema che dovranno essere rese disponibili tempestivamente;
6. tali ricerche dovranno essere mirate prioritariamente alla sicurezza ed estendersi opportunamente alla fruibilità globale della viabilità urbana da parte di tutti.
Da quanto precede appare evidente che occuparsi dei problemi delle persone con disabilità significa in realtà occuparsi di un gran numero di altre persone e che le misure atte a migliorare la vita di chi è confrontato con un handicap significa “sempre” migliorare la vita di tutti.

Foto - Auto funzionante ad elettricità