Auto elettriche di Rodolfo Cattani L’altra faccia della medaglia, ecologiche ma potenzialmente pericolose. |
Le auto elettriche e ibride sono la risposta più interessante all’esigenza di ridurre le emissioni dannose e di limitare il consumo di carburante. Ma esse presentano un problema imprevisto piuttosto grave: producendo poco rumore, possono costituire un pericolo per pedoni e ciclisti. I veicoli a trazione elettrica o ibrida sono sempre più popolari e sono percepiti come la più efficace risposta attualmente possibile alle crescenti esigenze di arginare drasticamente le emissioni di gas di scarico inquinanti e di diminuire sensibilmente il consumo di carburanti sempre più costosi. L’industria automobilistica sta investendo molto in questo settore, nella speranza di contrastare il preoccupante calo delle vendite. Indubbiamente, viaggiare a bordo di un’automobile elettrica o ibrida è un’esperienza interessante e non fa meraviglia il crescente interesse che queste auto “verdi” suscitano in tutto il mondo. Si può immaginare che in un futuro non troppo lontano le strade delle nostre città saranno percorse prevalentemente da queste silenziose vetture, che scivoleranno leggere frusciando piacevolmente in tutte le direzioni. |
soprattutto cieche e ipovedenti, con problemi di udito, bambini, persone anziane, magari solo distratte, ma anche i ciclisti. La National Federation of the Blind (NFB) negli Stati Uniti, un’associazione sempre all’avanguardia nella difesa dell’autonomia dei non vedenti, ha lanciato una campagna di sensibilizzazione per richiamare l’attenzione sul problema non appena sono stati resi noti i primi incidenti e i risultati delle prime ricerche condotte con metodi scientifici ad esempio dalla California University. Si è scoperto che un veicolo elettrico era percepito dai volontari sottoposti al test solo a poco più di tre metri di distanza, 60% meno di un’auto con un motore a scoppio. L’Ente nazionale per la sicurezza del traffico stradale (National Highway Traffic Safety Administration) ha effettuato uno studio prendendo in esame complessivamente 8.387 auto ibride e 559.703 auto a combustione interna rispondenti ai criteri di selezione. Sono stati registrati 77 incidenti tra pedoni e auto ibride e 3.578 incidenti tra pedoni e auto tradizionali; 48 incidenti tra ciclisti e auto ibride e 1.862 incidenti tra ciclisti e auto tradizionali. Gli incidenti verificatisi con le auto ibride risultano in proporzione più numerosi di quelli con le auto tradizionali: per i pedoni un incidente ogni 108 auto ibride contro uno ogni 156 tradizionali; per i ciclisti un incidente ogni 175 auto ibride contro uno ogni 301 tradizionali. Ciò dimostra che le preoccupazioni dell’NFB non sono infondate. L’Unione Europea dei Ciechi (European Blind Union - EBU) si è tempestivamente occupata della questione. Le auto elettriche rappresentano indubbiamente un’evoluzione tecnologica di fondamentale importanza, pur tuttavia è necessario tener conto del fatto che esse produrranno un cambiamento sensibile nella realtà del traffico urbano. Il gruppo di lavoro dell’EBU che si occupa di mobilità ha segnalato che le persone cieche e ipovedenti incontrano sensibili difficoltà a seguito del nuovo assetto della viabilità nelle nostre città, che rischia di limitare ulteriormente l’indipendenza di molti utenti della strada non automobilisti. Basta pensare alla totale assenza di standard europei per le segnalazioni acustiche ai semafori e alla proliferazione delle cosiddette “rotonde alla francese”, che spesso rendono impraticabili gli incroci per chi si muove a piedi o in bicicletta. Nei centri storici si sta diffondendo una viabilità di nuovo tipo, che prevede l’eliminazione dei marciapiedi e la circolazione mista di diversi tipi di veicoli lungo i medesimi percorsi, le cosiddette “shared surfaces”. Muoversi liberamente in città è dunque più che mai una sfida per chi ha bisogno di regole chiare, di punti di riferimento precisi e di percorsi ben definiti, come appunto chi non vede o vede poco, ma anche le persone anziane, i bambini, e, perché no, gli amanti della bicicletta. |
Questa situazione caotica dimostra come nella progettazione dell’ambiente comune di vita non si tiene minimamente conto delle esigenze di tutti, ma solo di una parte degli utilizzatori. Il principio della “progettazione universale” è elegantemente ignorato sia dai tecnici, sia dagli amministratori, che non hanno una cultura dell’accessibilità e si lasciano prendere la mano da soluzioni parziali e spesso discriminatorie. |