Oltre la lavagna?
La lavagna

di Francesco Levantini

"Il resto verrą dalla fantasia e dai bisogni reali di allievi e insegnanti."


- Non ho dubbi! - Dice il medico.
- La professione più antica è la mia. Creando Eva da una costola di Adamo Dio ha compiuto un gesto chirurgico. -
- E no, - interviene il fisico - separare il giorno dalla notte, le acque dalla terra, il succedersi delle stagioni significa porre ordine nel disordine iniziale e questo è il tipico lavoro del fisico. -
- Dice bene - precisa l'informatico - creare ordine dal disordine primordiale ma... secondo lei il disordine chi lo ha inventato? -
C'è molto di vero in questa storiella che ho sentito raccontare dagli studenti nei corridoi della facoltà di scienza dell'informazione. Ma il disordine è anche uno dei pregi più importanti dell'informatica ed è quello che mi ha portato ad amare questa disciplina al punto di farne la mia professione. Ordinare i bit, gli 0 e gli 1 del computer, significa spesso rivisitare le cose in ordini diversi e, soprattutto all'inizio, porta ad imbrigliare il nuovo ordine, irriconoscibile proprio perché apparentemente disordinato, in vecchi modelli più familiari ma senza dubbio limitanti per le potenzialità della tecnologia. Quando è nata l'e-mail era una semplice reingegnerizzazione tecnologica della lettera scritta ma subito dopo... il disordine.
La chat, l'SMS, l'MMS, l'instant messaging del social network. Potrei scrivere altrettanto della video scrittura con potenzialità incredibili inizialmente imbrigliate nel fare il verso alla macchina da scrivere, o del GPS nato per risolvere il problema del posizionamento di aerei o navi, oggetti in movimento, e oggi fondamentalmente usato per orientare il pubblico verso punti fermi:
centri commerciali, luoghi turistici, alberghi o servizi.
Anche la scuola, il tempio della tradizione, non è rimasta insensibile al fascino del nuovo tecnologico. Sono molti gli esempi che possono essere citati: gli ebook in luogo dei testi cartacei; Internet, mobile e smart phone nei campus. Ma in un numero di Vedere Oltre dedicato
soprattutto ai ragazzi non potevo esimermi dal parlare della nota e notevole LIM (Lavagna Interattiva Multimediale). Era inevitabile. Puttare i bit dentro lo strumento principe della didattica, era una tentazione troppo affascinante per non approfittarne.
Ma a quali nuove entropie apre? Molte ma... Aimè! Tutte disordinate però. Multimedialità,
multimodalità, distribuzione oltre le pareti della classe. Tutti dubbi che si traducono in paure e nel conseguente bisogno iniziale del ripristinare l'ordine delle cose oltre la tecnologia.
È l'inevitabile meccanismo di difesa che all'inizio ha colpito tecnologie ben più illustri: il cinema, costretto ad esordire come teatro distribuito, o a presentare il treno come "carrozza a vapore". In luogo del gesso quindi un pennarello elettronico o il dito dell'insegnante che stimola un amplio touchscreen in luogo del piano di ardesia. Un'icona al posto del cancellino e un Ap dell'iPhone per trasferire sulla

lavagna un grafico o un'immagine. L'ordine è ricostituito, gli occhi degli allievi sono orientati verso la parete come accade da mille anni a questa parte ma... anche i problemi non cambiano. Il bambino cieco continua ad avere le stesse difficoltà di sempre, il sordo continua a vedere le spalle dell'insegnante invece delle labbra. Il docente in carrozzina può solo usare il pezzettino in basso della lavagna digitale così come faceva prima con quella tradizionale. Attenzione però, il disordine dei bit è solo apparentemente imbrigliato nella vecchia forma della "lavagna" ed è la fantasia che può, e in materia di tecnologia lo ha sempre fatto, liberarlo. La flessibilità dei bit apre alle possibilità dell'indotto tecnologico. Un docente intraprendente può accorgersi che invece del solito PDF può collegare alla lavagna la propria web cam domestica e accanto a quello che scrive può proiettare l'immagine delle proprie labbra, un sistema WiFI può trasferire le scritte sul portatile dell'allievo cieco consentendogli di leggerle col proprio screen reader.
A fine lezione un tasto può trasferire la spiegazione scritta su di un documento immediatamente trasferito sul portale di social network della scuola.
Può rileggere le proprie lezioni ormai digitalizzate dalla lavagna come documenti riproponibili a colleghi interni o esterni all'istituto per cui lavora arrivando a vere e proprie autoproduzioni collettive sotto l'egida del creative commons formativo. Oggi c'è solo la lavagna, ma il resto verrà dalla fantasia e dai bisogni reali di allievi e insegnanti a cui il disordine dei bit sta dando una forza incredibile. Ma non sono solo le comunità di autoaiuto dei disabili che stanno pensando seriamente all'innovazione. Basta andare su di un motore di ricerca con parole chiave come "smart wall" o "distributed blackboards" per rendersi conto che il destino della LIM è di cedere il passo al wii, ai desktop distribuiti ed alla realtà aumentata da soluzioni meravigliosamente disordinate e incredibilmente più funzionali e meno costose. Irriconoscibili? Forse, ma sarà più riconoscibile la scuola, magari con ancora la vecchia e simpatica lavagna di ardesia alla parete dove una mano anonima ci avrà scritto col gessetto rigorosamente bianco: "Kusta sera al pub x la festa di Denis. I dtgli sulla bak

Foto - Cancellino e gessetti

Immagine - Lavagna in ardesia

Foto - IPad

di Luca in FB!" Nessun insegnante la cancellerà. Per la didattica userà altro. Al posto dei libri e dei quaderni vedremo forse palmari e iPad. Gli status simbol non saranno più gli zainetti di Lady Gaga, ma l'ultima cover metallizzata dell'iPhone. Lo stridere del gesso verrà sostituito dal frusciare tamburellato del mouse ma quella scritta, nuova e vecchia, sullo strumento antico ci ricorderà inequivocabilmente che quello è il luogo della goliardia, dei ragazzi e degli insegnanti che perpetuano l'incredibile viaggio della formazione e della crescita, loro, e del nostro mondo che in quella ritualità trova la certezza dell'ordine che lo fa progredire. Sì certo, so a cosa state pensando, ma consentitemi di credere comunque nelle persone, nei ragazzi, negli insegnanti e nella forza delle loro idee. Altrimenti cosa ci rimane? Quello che è stata la nostra generazione ad inventare e a cui dovremmo iniziare a porre rimedio: il bullismo, le gomme tagliate, l'ingerenza politica e la LIM.

Foto - Lavagna interattiva

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