I Bolognesi non attesero il Risorgimento per unirsi ai "fratelli d'Italia" al fine di liberarsi dal giogo dello straniero; i Bolognesi, fin dalla prima festosa accoglienza del generale Napoleone I° Bonaparte (1796) e in quella successiva come Imperatore (1805) in una Bologna parata a festa e riccamente illuminata nelle sue strade di millenaria cultura, si sentirono, già, protagonisti di una nuova epoca riformatrice. Un nuovo spirito fermentava la seconda città dello Stato Pontificio e diversi furono i segnali e l'esperienze che iniziarono e concorsero alla lunga formazione delle nuove coscienze italiche.
In San Petronio i Bolognesi votarono il 4 dicembre del 1796 la costituzione della repubblica Cispadana, la prima in Italia votata dal popolo. Un vero esempio d'incontro tra l'antica libertà comunale ed i nuovi principi della rivoluzione francese.
Questa costituzione bolognese, che non fu mai attuata, segnò la nascita della Federazione (Bologna, Ferrara, Modena e Reggio) per rompere tradizionali divisioni ed ostilità. Un principio per estendere le aspirazioni di riscatto comuni e rendere le proprie identità patrimonio comune tra le terre emiliane e romagnole. Si trattò di rompere i secolari steccati per la nuova conquista dell'unità di intenti e di appartenenza e Bologna divenne un elemento di coesione e di equilibrio.
"Nel numero dell'11 ottobre 1796 del giornale Il Monitore, in un articolo anonimo sul governo d'Italia si leggono tre punti fondamentali: 1°) Italia sia vera nazione e concorde; 2°) sia democratica in eguaglianza; 3°) sia non avversa alla religione. Era questo in sintesi, il pensiero dei patrioti bolognesi. Bologna divenne un vivo focolare di nazionalità". (1)
I moti del '31 e del '48 segnarono nuove conquiste ed i Bolognesi nella storica giornata dell'8 agosto del 1848 cacciarono da Bologna gli Austriaci con spontanea sollevazione di tutto il popolo.
Una vittoria che per un breve periodo fece sognare i Bolognesi pensando di non essere più soggiogati e dominati dallo straniero nemico e dallo stato pontificio, ormai, arroccato a difendere antichi privilegi e soprusi. La morte di Ugo Bassi l'8 agosto del 1849 spegneva l'entusiasmo popolare iniziato nel 1846.
Giovanni Natali ricordando questo triste epilogo, scrisse che Ugo Bassi "sancì con il suo sangue i sacrifici sostenuti dal popolo bolognese per conquistare il diritto alla libertà e alla indipendenza".
Negli anni che seguirono fino al 1859, la propaganda e l'azione dei cattolici conservatori furono un motivo costante per combattere l'idea liberale e nazionale che non si era mai spenta nell'animo del popolo bolognese. |
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È da ricordare che questo pervicace intento fece nascere un'esperienza singolare: la nascita di un settimanale cattolico "L'Osservatore bolognese", pubblicato a partire dal 9 aprile 1858.
Un settimanale politico unico esempio nello Stato Pontificio i cui intenti furono quelli di "conservare" il potere temporale del Pontefice e di contrastare, con una certa animosità, le idee liberali ed il pensiero nazionale. Per opera dell'attivissimo cardinale Viale-Prelà si diede inizio ad una vera e propria campagna con la diffusione delle pubblicazioni risorgimentali, sostenendo l'inutilità di occuparsi delle cose degli uomini comuni mentre diviene fondamentale apprendere "le divine verità", poiché "siamo deboli e viviamo in una contrada avvolta nell'ombra della morte, per essere forti dobbiamo pregare".
Il 1859 divenne l'anno di una nuova radiosa stagione, anzi di una vera resurrezione. Il 12 giugno dello stesso anno finiva il potere temporale della Chiesa ed il settimanale "L'Osservatore bolognese" veniva soppresso immediatamente dalla nuova Giunta di Governo.
La stessa sorte toccò agli austriaci che abbandonarono definitivamente la città di Bologna.
Il Papa dopo il 12 giugno 1859, scomunicò Bologna e le altre città rivoltose per "l'iniqua congiura" e la "nefandezza" compiuta contro il potere temporale della Chiesa. (2)
1) Il 1859-60 a Bologna, Edizioni Calderini, 1961.
2) Almanacco del Centenario 1859-1959,
Ed. "Due Torri", 1959. |