Non esiste, come, invece accade, o accadeva, per molti college e università inglesi e americane, una "cravatta del Galvani", cioè un simbolo, se vogliamo, un segnale di appartenenza, indicatore di un particolare imprinting formativo e culturale di eccellenza.
Ma, in sostanza, è come se esistesse perché a Bologna (e certo anche un po' al di fuori) "essere del Galvani", avere frequentato questo Istituto scolastico, conferisce una sorta di status symbol che non si perde, che si porta addosso negli anni e nei decenni. Diremmo: per sempre.
"Prestigioso" è forse l'aggettivo più usato riferendosi al liceo-ginnasio "Galvani". Ma anche "storico", perché istituito in quel 1860 che vide unita l'Italia.
Atto di nascita: il decreto del ministro Farini del 12 febbraio 1860; ma quando fu aperto, nell'ottobre dello stesso anno, non ebbe alcuna denominazione: si chiamò semplicemente "Regio liceo". Fu battezzato "R. Liceo Luigi Galvani" solo nel maggio 1865.
Ma perché, in una Bologna patria di letterati, poeti, filosofi, dedicare il primo liceo classico della città ad un uomo, invece, di scienze? La decisione, che, pare, sia stata presa dal Collegio dei Professori d'accordo con il Comune, viene attribuita al fatto che "nelle coscienze degli uomini di allora il Galvani era tenuto in somma considerazione e pertanto andava onorato". Questa è la spiegazione che viene data dal prof. Angelo Campanelli, nel 1960 preside dell'Istituto, nel ricco, corposo volume (1285 pagine) promosso e realizzato da tutti i docenti dell'Istituto stesso per celebrare il primo centenario della fondazione del liceo Galvani, la cui attuale sede si trova in via Castiglione, in un complesso di edifici sorto e sviluppato, nei secoli, per essere la sede per antonomasia della scuola classica bolognese.
Infatti, qui, furono inizialmente attivi fiorenti collegi dello studio teologico e del liceo-ginnasio dei Gesuiti (1549-1773) e dei Padri Barnabiti (1773-1866), del ginnasio "Guinizzelli" (1866) e infine del "Galvani", che, dunque, quando fu fondato, nel 1860, iniziò a funzionare in tutt'altra sede, trovata, fra l'altro, con gran fatica: alcuni locali sotto il "portico della Morte", denominazione assai poco "invitante", che la Giunta comunale, il 3 gennaio 1873, deliberò di cambiare in "locale Galvani".
La sistemazione però non cambia e resta non idonea e, quindi, non soddisfacente. Perciò Autorità scolastiche e comunali si danno daffare e finalmente, nell'ottobre 1882, il "Galvani" può trasferire la propria sede (definitiva) in via Castiglione 38. Edificio in cui, fra l'altro, si trova un vero gioiello architettonico: quella sala Zambeccari (costruita nel 1742 dal maestro Antonio Marieloni) che dal 1752 svolse il ruolo di prima biblioteca pubblica di Bologna.
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Passano gli anni e i decenni; cresce la popolazione scolastica del liceo-ginnasio; l'esigenza di aumentare gli spazi disponibili si fa più pressante. Altri ambienti vengono annessi alla scuola. Arriva la seconda guerra mondiale. Negli ultimi mesi del 1944 i locali del "Galvani" sono occupati dall'ospedale per tubercolotici "Pizzardi" e il "Galvani" si deve trasferire nei locali della scuola media di piazza Calderini, con orari ridottissimi. Finita la guerra, nel 1945-46, dovendosi effettuare lunghe disinfezioni dei locali di via Castiglione, l'attività del "Galvani" viene ospitata dal liceo "Minghetti", finché, nell'anno scolastico 1946-47, tutto ritorna alla normalità.
Non è solo per l'ultrasecolare storia di questa scuola che l'esserne stati alunni conferisce dunque, volenti o
| nolenti, uno speciale imprinting, quasi l'orgoglio di fare parte di una "famiglia" (ed è infatti, ben viva e partecipata un'associazione di ex docenti ed ex alunni, chiamata "La Famiglia del Galvani") speciale.
È anche perché di questa famiglia hanno fatto (diciamo pure: fanno) parte, come elementi di un DNA particolare, tanti protagonisti, nel tempo, della letteratura, delle scienze, delle arti, della storia del nostro Paese. Qualche nome? Carducci e Pascoli, Gaetano Arcangeli, Severino Ferrari, Riccardo Bacchelli, Mario Missiroli, Gherardo Forni, Marino Moretti, Pier Paolo Pasolini…
Eppoi: anche senza avere un nome "eccellente" un "galvanista" è sempre un "galvanista"! O no?
Paola Rubbi (galvanista) |