Una settimana in cittą

di Alberto Borghi

"Campo base" l'Istituto Cavazza per undici ospiti desiderosi di avventura.


Capita a tutti, una volta cambiata casa e preso possesso della nuova, di provare un misto di eccitazione ed ansia nel calarsi nella nuova realtà circostante, sia essa la conformazione della camera da letto piuttosto che la qualità e quantità degli esercizi commerciali di vicinato. Per i più si tratta di una situazione stressante, che si tende a limitare il più possibile nella propria vita.
Vi è chi, invece, ha rinvenuto nel confronto con l'ignoto e le sue distanze dalle certezze i caratteri di un'esperienza educativa, idonea a consentire ad un gruppo di ragazzi non vedenti di prendere le misure delle distanze cagionate dalla propria disabilità e, quindi, di alimentare la capacità di reagire alla stessa. Parliamo dell'Istituto dei Ciechi Francesco Cavazza, naturalmente, e segnatamente del dottor Vito Lapietra e della collega Lucia Iuvone, i quali hanno promosso e realizzato "Una settimana in città", invitando i ragazzi non vedenti di età compresa tra i 13 ed i 18 anni, residenti in Emilia-Romagna, alcuni seguiti dal Servizio di Consulenza educativa della Regione, a trascorrere cinque giorni all'interno (nonché all'esterno) degli antichi muri dell'ente di via Castiglione. L'esperienza si è svolta dal 5 al 10 luglio 2010. Gli undici ospiti hanno vissuto una settimana piuttosto intensa, caratterizzata da numerosi impegni e ben poche pause. Al mattino, dopo una colazione al vicino bar, raggiunto senza guide, dopo una adeguata illustrazione dei luoghi circostanti mediante pianta topografica in rilievo, i ragazzi hanno sempre svolto attività all'aperto, quali gite in tandem, sessioni di nuoto in piscina, ma anche una visita alla

Bologna sotterranea, lungo l'itinerario dettato dall'acquedotto romano. Nel pomeriggio, invece, si sono tenuti, all'interno dell'Istituto Cavazza, laboratori con origami per incentivare la manualità fine, ma anche l'uso del pc per diletto, nonché corsi di ritmica musicale e combattuti tornei di show down. Non è mancata neppure l'avventura, assicurata da una spedizione nella palestra del CUSB per svolgere arrampicata libera ed una sessione di trekking ai Giardini Margherita, in compagnia di alcune guide.
Le attività indicate avevano lo scopo primario di sollecitare nei ragazzi, ma non solo, la conquista di spazi minimi di autonomia. Azioni semplici per molti, ma non per tutti, quali ordinare la colazione e pagarla distinguendo le monete corrette, vestirsi da soli scegliendo gli abiti, sono state compiute per la prima

volta dai ragazzi invitati al Cavazza, grazie a questa iniziativa innovativa perché studiata nei suoi minimi dettagli "pedagogici".
Pur consapevoli dei limiti, imposti dall'esiguità delle risorse temporali ed economiche, i curatori della "Settimana in città" hanno potuto registrare negli ospiti risultati davvero positivi, soprattutto per quanto concerne la socializzazione ed il confronto tra portatori di esigenze ed esperienze condivise, fondamentali per instillare uno spirito emulativo "propositivo".
L'impegno è quello di ripetere l'esperienza anche l'anno prossimo, con l'auspicio che il tempo a disposizione raddoppi, consentendo agli ospiti di lasciarsi andare completamente, acquisendo sicurezza e raggiungendo, in tal modo, risultati ancora più soddisfacenti.

Foto - Giardini Margherita - Bologna

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