Un'estate non basta

di Serena Cimini

Un parco, un campo estivo, diciannove ragazzi e… il desiderio di stare insieme.


L'Istituto dei Ciechi Francesco Cavazza anche per l'estate 2011 ha organizzato un'iniziativa rivolta a giovani ipovedenti e non vedenti, ma con delle novità rispetto agli anni scorsi. Infatti i 19 ragazzi che hanno partecipato e i loro 5 educatori hanno vissuto per due settimane in una foresteria immersa nel suggestivo Parco dei Gessi Bolognesi e dei Calanchi dell'Abbadessa. Sono stati 15 giorni intensi, ricchi di attività ludiche e sportive (piscina, baseball, atletica, showdown, escursioni diurne e notturne), e di laboratori, molti dei quali organizzati in collaborazione con gli operatori della Cooperativa Dulcamara: laboratorio della pizza, della lana, della falegnameria, per citarne alcuni.
Il campo estivo era rivolto ad adolescenti tra i 13 e i 18 anni, questa è infatti un'età in cui separarsi per un po' dalle proprie famiglie per incontrare i coetanei e condividere con loro esperienze significative diventa un bisogno primario, urgente quanto nutrirsi o dormire. Il gruppo dei pari funge da ponte tra l'essere bambini e il diventare grandi. E il confronto con gli amici, in adolescenza, può essere motore di grande cambiamenti. Per questi motivi, una delle prime finalità degli organizzatori era proprio favorire gli scambi fra coetanei. Abbiamo voluto proporre ai ragazzi momenti formativi e ricreativi in cui sperimentarsi, mettersi alla prova, poter far emergere le loro potenzialità, affinché si appropriassero attivamente di competenze pratiche e relazionali già presenti o ancora nascoste. Ma è nei piccoli gesti quotidiani che i ragazzi hanno dovuto mettere alla prova le loro autonomie personali: farsi il letto, lavarsi e vestirsi da soli, tenere in ordine le proprie cose, apparecchiare la tavola, prepararsi la colazione, aiutare gli educatori in alcuni lavoretti di cucina, fare il bucato, muoversi in autonomia all'interno e all'esterno della struttura. Sono tutte azioni non banali né scontate che hanno richiesto tempo e pazienza per essere acquisite e padroneggiate. E non sempre le due settimane sono state sufficienti.
A distanza di qualche mese abbiamo raccolto le opinioni di alcuni di loro e la parola che ritorna sempre, nei racconti di tutti è "AMICI". Creare nuove amicizie o consolidare quelle vecchie è stato l'aspetto più significativo per molti di loro. Andrea si ricorda i pranzi e le cene al tavolo a chiacchierare con gli altri ragazzi; a Federico, invece, è piaciuto "rimanere a parlare e a divertirsi tutti insieme fino a tardi la sera, nelle nostre stanze"; Lorenzo ricorda le passeggiate nei dintorni della casa con gli amici, senza gli adulti intorno; Filmon invece afferma che per lui "è stato importante riunirci insieme e aiutarci tra di noi per essere più autonomi, facendo affidamento gli uni sugli altri e non solo sugli adulti".

Foto - Due ragazzi dell’Istituto Cavazza che si cimentano in lavori manuali
Alcuni di loro ricordano come momento importante il percorso di orientamento e mobilità organizzato dal Dott. Marco Fossati durante i primi giorni della vacanza, perché ha permesso ai ragazzi di esplorare e prendere confidenza con gli interni e gli esterni delle foresteria sentendola un po' di più la propria casa. Sono state significative anche quelle iniziative che hanno spronato i ragazzi a confidare di più nelle proprie mani, non solo come strumenti per conoscere il mondo (ad esempio, la visita al Museo Tattile Anteros o la visita alla Fattoria Dulcamara per conoscere tutti gli animali che vi vivono), ma anche come strumenti per modellare il mondo e creare qualcosa di nuovo: Lorenzo ricorda quando ha imparato a fare la pizza, Federico ha invece provato grande soddisfazione a fare il falegname, anche se solo per un giorno. Ma un giorno non basta e neanche un'estate è abbastanza per questi ragazzi, perché tanto è il loro desiderio di stare insieme, incontrarsi e riconoscersi, condividere esperienze, sperimentare le proprie autonomie, ma soprattutto giocare e divertirsi come fanno i loro coetanei che ci vedono. Tutti i ragazzi intervistati vorrebbero consigliare questa esperienza ad altri giovani ipovedenti e non vedenti ed ognuno di loro ci regala consigli preziosi che custodiamo in un cassetto insieme al desiderio, speriamo realizzabile, di poter ripetere tali iniziative non solo d'estate, ma anche durante l'anno scolastico, ad esempio organizzando periodicamente dei fine settimana insieme.
A tutti noi, educatori compresi, è rimasto nel cuore il laboratorio di musica (condotto da tre giovani musicisti bolognesi, Diego Occhiali, Cristian Grassilli e Tommy Ruggero), che si è concluso con un piccolo spettacolo serale; da questo laboratorio è nata una canzone, scritta dai ragazzi, dal titolo "Lo tsunami blu", che è diventata il leitmotiv della nostra vacanza. In questa grande onda forse è racchiusa l'energia creativa e trasformativa di tutti questi ragazzi, un potenziale prezioso che ha bisogno e diritto di esprimersi e continuare
a crescere.

Foto - Ragazzo addetto alle pulizie

Foto - Gruppo dei razzi partecipanti

Foto - Ragazzo che accudisce una capretta

Foto - Un gruppo di ragazzi in prove di mobilità

Vai all'articolo precedente Torna al Sommario Vai all'articolo successivo