Il mio contributo per
un mondo migliore

di Giovanni Ciaffoni

"Leggere" con un dito i nomi delle strade


Giovanni Ciaffoni

La sera del 17 giugno del 2011 ricevetti l’atteso messaggio dalla Apple: “Your application has been approved and it’s ready for sale”, che significava la pubblicazione della mia app Ariadne GPS sull’app store. Il lavoro era iniziato mesi prima quando, alle prime armi con gli strumenti di sviluppo e con una scarsa conoscenza di iPhone, iPad, etc. mi ero messo a giocare con la mappa, cercando un modo per carpirne qualche informazione e farla pronunciare alla sintesi vocale. In breve tempo, la mia piccola sfida era vinta e, quasi con stupore, dopo pochi giorni vedevo una mappa parlante e passandovi il dito era possibile ascoltare il nome della strada, del paese, etc. che si stava toccando. Com’era possibile che nessun altro ci avesse pensato? Possibile che alla Apple si accontentavano di sentire la sola parola “Mappa” pronunciata dalla sintesi all’apertura della loro applicazione? Era qualcosa di straordinariamente nuovo e innovativo, l’uso del touch screen, che tanto spaventa i non vedenti, a favore dei non vedenti stessi. Volevo farla vedere al mondo e in giugno decisi che l’app era matura per lo store. Non lo era, ma la risposta che arrivò dal pubblico fu impressionante. Passai la notte quasi insonne, pretendendo di rispondere alle decine di messaggi che arrivavano, ma mi resi presto conto di dover attivare un risponditore automatico. Di colpo ero famoso, una fama limitata alle liste dei non vedenti, a qualche blog che parlava della mia app, ma la sensazione che qualcuno, dall’altra parte del mondo, stesse provando Ariadne e si prendesse la briga di scrivermi per farmi conoscere la sua opinione, mi commuoveva.

Dall’altra parte del mondo, incuriosito, c’era anche qualcuno della stessa Apple che, ad un paio di mesi dalla pubblicazione, mi scrisse per congratularsi ed avere qualche dettaglio sull’implementazione. Mi limitai a ringraziare per le congratulazioni. Non potevo immaginare che, a distanza di un anno, per una seconda volta, avrei trovato nella mia casella di posta un’e-mail con dominio apple.com che non fosse inviata da una macchina. “Avremmo bisogno di parlarle urgentemente in merito alla sua app Ariadne GPS”, dicevano freddamente le prime righe di quell’e-mail. Che ci fosse qualche problema? O che davvero volessero avere dettagli implementativi? Fissammo una videoconferenza per le 23.30 (ora italiana) dello stesso giorno, ma la cosa non si fece perché non fu possibile “radunare il team”. C’era anche un team da radunare! Il giorno seguente, dopo una chiacchierata di tre quarti d’ora, conobbi la ragione dell’e-mail che mi aveva mandato di traverso la cena del giorno prima: un video. La Apple che realizzava un video sulla mia app? Stavo sognando o era uno scherzo.

Foto - Esposizione di Tablet

Più di una volta, nel corso di questa vicenda ho avuto il timore che si trattasse di qualcosa di non autentico. Dentro di me sapevo che erano loro, indirizzi e-mail, chiamate con numerazioni dell’area di San Francisco, ma era troppo forte la sensazione che non potesse essere vero. Una di queste fu quando, pochi giorni dopo, lessi l’e-mail in cui mi si diceva che una troupe e alcuni membri del “team” sarebbero venuti a Bologna per intervistarmi. Non era più semplice pagarmi un biglietto per la California piuttosto che mandare dall’America le tredici persone, con tanto di attrezzatura, che di lì a due settimane mi sarei ritrovato in casa?

Foto - Esempio di Ariadne GPS

Foto - Convetion Apple San Francisco

Evidentemente no. Il primo maggio, dopo un lauto buffet organizzato dalla mia dirimpettaia, che insieme ad altri amici mi ha sostenuto fin dall’inizio e in quell’occasione mise a disposizione il suo salotto per i monitor, girammo due ore di intervista. Altre due ore in giro per la città con Ariadne, io e Giovanni Lo Monaco, caro amico, meticoloso tester e fonte inesauribile di idee. Tutto questo avrebbe prodotto una clip di poco più di due minuti in un video di circa dieci, mostrato alla conferenza degli sviluppatori l’undici giugno a San Francisco. Alla proiezione di quel video fui invitato e, ovviamente, c’ero. Ricordo la sensazione di ansia mista a gioia che provavo mentre, all’esterno, seduto sulla moquette, con una vetrata di mille metri quadri e i grattacieli di San Francisco alle spalle, aspettavo l’apertura delle porte della sala conferenze insieme ai giornalisti. Da quel giorno quel video è stato visto da milioni di persone e la mia piccola sfida si è trasformata in un evento che ha portato all’attenzione del mondo il tema dell’accessibilità delle applicazioni ai disabili. Il mio contributo per un mondo migliore.

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