Io Amo i Beni Culturali

Il progetto che tutela la Bologna del passato, ne analizza i linguaggi costitutivi e la proietta nel futuro
Fabio Fornasari

Un sabato pomeriggio piovoso.

Ascoltare al telefono Valeria Cicala è come ascoltare la radio: un flusso di immagini che si fanno presenza attraverso le sole parole e che accendono nella mente intorno ai nomi le personalità, i luoghi e le cose. La sua voce la conosciamo. Più volte ospite di Radio Oltre, in compagnia di Gennaro Iorio, ha dato sostanza alle parole e ci ha fatto comprendere l’importanza delle tracce che lasciamo intorno a noi. Alla radio il linguaggio è colto nel tentativo di afferrare la cosa, penetrare nel nocciolo del reale, come pura descrizione del mondo ma anche come sostanza dell’io che narra. Valeria Cicala è responsabile comunicazione dell’Istituto dei Beni Culturali dell’Emilia Romagna. Si definisce operaio della cultura. La sua officina è il territorio popolato dei beni culturali, “quegli oggetti, quei paesaggi, quei libri, quella carta, quell’animale, quella flora, quella fauna che ti mette in relazione con gli altri che stimola la curiosità e il senso di rispetto per ciò che hai di fronte e può proiettare in un tempo passato e futuro”. Il bene culturale educa e prepara a quello che sarà dopo.

Logo del Progetto Educativo - BolognaÈ l’epopea dell’uomo in tutte le sue declinazioni migliori e che ha fatto dei suoi linguaggi la cultura specifica di questa città. Lavorare sui linguaggi della città, dargli sostanza attraverso l’attenzione è la natura di questa città. L’IBC, prima di qualsiasi legge nazionale, si è assunto il compito di studiare, conoscere, censire, conservare, tutelare e valorizzare il patrimonio culturale della regione Emilia Romagna. È nato intorno alla sensibile riflessione di Guido Fanti in dialogo tra gli altri con Ezio Raimondi, Lucio Gambi, Pierluigi Cervellati e il recentemente scomparso Andrea Emiliani. È nata con un metodo che fa dei linguaggi differenti la sua cifra: leggere i contesti attraverso esplorazioni interdisciplinari. Le campagne di censimento e di rilevamento hanno permesso di mettere insieme l’intero paesaggio per conservare una memoria che si valorizza se pensata al futuro. Tra i linguaggi utilizzati non c’è solo la scheda che raccoglie e cataloga informazioni ma anche la fotografia che è testimone e si reinventa come linguaggio che racconta gli intrecci tra i cambiamenti urbani e il territorio.

Metodo che fonde linguaggi che si ritrova nel progetto Io Amo i Beni Culturali che ha lo scopo di far crescere nell’educazione e nell’educazione al bene culturale i ragazzi delle scuole. Al termine della chiamata con Valeria Cicala, nel silenzio dello studio, alcune parole hanno continuato a farsi spazio e mi parlavano di Bologna come cerniera tra persone e cose, tra linguaggi differenti, tra innovazione e creatività, dove scambiare parole si lega all’incontro inteso come dono.

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