Tra le righe dell'immaginazione

Due libri del giovane autore non vedente Roberto Turolla
Silvia Colombini

Forse l’immaginazione non è mai andata al potere, come diceva un vecchio slogan politico degli anni sessanta, ma certo rimane per tutti noi una grande risorsa. La capacità di raccontare costituisce, da sempre, uno dei bisogni primari dell’uomo che è, appunto, un essere narrativo. Ognuno di noi ha sperimentato almeno una volta la necessità di rappresentare il mondo, la realtà che lo circonda e se stesso attraverso una storia. A volte si tratta di cronache di fatti accaduti, altre volte di prodotti della fantasia, ma alla fine il senso è quello di esprimersi perché, come dice una battuta della celebre serie televisiva Game of Thrones “Cosa unisce le persone? Eserciti...oro...bandiere? Le storie. Non esiste nulla di più potente di una bella storia. Niente è in grado di fermarla. Nessun nemico può sconfiggerla.” Forse per questo il giovane scrittore non vedente Roberto Turolla ha deciso di cimentarsi con la letteratura nel suo primo libro “Racconti del buio” (Edizioni Golem), dove la sua immaginazione di ragazzo con la passione per la scrittura dà vita a dieci storie bellissime. Filo conduttore dei racconti è il buio nel quale i protagonisti si trovano a vivere. Nebbia o notte che sia, questa oscurità sprofonda momentaneamente in condizioni di cecità i personaggi, alcuni dei quali realmente esistiti come Napoleone e Pietro Micca. Copertina del libro "Racconti del buio"Un espediente letterario e uno sforzo d’immaginazione notevole per l’autore che, da non vedente, racconta le immagini di chi vede. In fondo, anche il grande Emilio Salgari, una delle passioni di Turolla, ha sempre inventato e raccontato mondi a lui sconosciuti, con i quali non aveva mai avuto un rapporto diretto, ma solo e sempre filtrato dalla sua fantasia. Non a caso la scelta stilistica adottata nel libro è un linguaggio che attinge da fonti diverse come la cinematografia o la radiocronaca sportiva che, per loro natura, utilizzano parole capaci di evocare in maniera incisiva immagini e azioni. Nel suo secondo libro “Il salto del salmone” (Edizioni Golem), i racconti sono incatenati attraverso un trascorrere dell’azione che, come i salmoni del titolo, procede all’indietro. Un meccanismo narrativo molto interessante che rende la lettura appassionante. La sfida dello scrittore, in entrambe le sue opere, è far sì che il lettore non si accorga che chi scrive è un cieco assoluto dalla nascita. Lo scrittore Roberto Turolla e la copertina del suo libro "Il salto del salmone"Appassionato di radio tanto da averle dedicato la sua tesi sperimentale in Lettere Moderne, che gli ha meritato la lode alla Laurea, provetto suonatore di chitarra classica, Roberto Turolla non pone limiti né alla fantasia né alle possibilità e alle opportunità che la vita gli offre. Come ha detto in un’intervista, “Ho molto da raccontare e intendo dimostrare, in particolare a chi non crede nelle proprie potenzialità che la cecità, totale o no, può essere un dono, una prerogativa dell'individuo capace di condurre ad una notevole crescita interiore". Un’affermazione importante perché a farla è uno che, come dice lui stesso, non ha mai visto il sole, o non sa cosa significa “ragazza bionda”. Un ragazzo di poco più di trent’anni che è arrivato a raccontare con tanta efficacia emozioni che condividiamo tutti, mettendo a frutto l’amore per la letteratura e le storie che ha nel cuore.

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