La nostra passeggiata alla scoperta dei teatri scomparsi di Bologna si ferma all'angolo tra via Castiglione e via Castellata dove, dal Cinquecento, esistevano chiesa e convento delle canonichesse lateranensi di San Lorenzo, soppressi dall’arrivo dei napoleonici nel 1799.
Diventato “ricovero di mendicanti e di miserabili di poco buon nome” (Guidicini) e dopo vari passaggi di mano, nel 1804 diventa proprietà di Nicola Brighenti il quale destina la chiesa a deposito di legnami, fabbrica di cere e vetreria e apre nel vasto orto uno spazio destinato agli spettacoli diurni, che chiama Anfiteatro S. Lorenzo.
L’attività inizia l’11 luglio 1809: l’ambiente è capiente e offre a prezzi popolari commedie e opere buffe, spettacoli circensi, recite di burattini e veglioni di carnevale, secondo gli intenti del governo che considera lo spettacolo uno strumento di formazione civile.
Gli orari sono diurni (si inizia alle 5 pomeridiane in luglio ed agosto, alle 3 nel periodo autunnale), si accede dall'ex portineria del convento dove è stata sistemata una comoda caffetteria e i prezzi sono popolari per fornire un onesto divertimento a coloro che fino ad allora non avevano potuto accostarsi ai teatri.
Questo fino al luglio 1813, quando un incendio scoppiato nella vicina vetreria costringe il proprietario a sospendere l’attività e a demolire la struttura. Ma la storia non è finita: torna il governo papale a Bologna e nel 1826 Brighenti, che da "cittadino" è divenuto "cavaliere", fa risorgere la sua attività dalle ceneri, ribattezzando lo spazio "Arena della Fenice", e ricominciando la programmazione il 14 agosto.
“La sua posizione è dilettevolissima per trovarsi nella parte più salubre e più amena della città per aversi ad esse l’ingresso mediante i viali di un orto che mettono al recinto della medesima e per essere lo stesso recinto circondato da verdure e da alberi di frutti.
L’arena è dai proprietari abbellita e corredata di scenari nuovi e camerini e ampliata con grandiose gradinate erette al di là della ringhiera e può contenere circa 2000 spettatori” scrivono i giornali dell’epoca.
L’attività prosegue fino all’estate del 1829, la più piovosa che si ricordasse da decenni: il maltempo, oltre alla scarsa propensione del nuovo Legato cardinal Bernetti nei confronti degli spettacoli, assesta all’organizzazione un colpo definitivo. L’arena chiuderà definitivamente i battenti alla fine di agosto del 1830 scomparendo per sempre dal novero dei teatri bolognesi.