A Bologna primavera significa vivere all’aperto; con l’arrivo del bel tempo i bolognesi si riversano nei numerosi parchi cittadini che si riempiono di giocolieri, bambini, lettori accaniti e gruppi di studio improvvisati. Ed è proprio con quest’aria che Bologna si trasforma in Basket City, espressione usata dagli addetti ai lavori e non per indicare la storica rivalità cittadina, quasi più sentita di quella tra gli Asinelli e Garisenda. Se infatti a metà degli anni '90 Chicago ospitava MJ, a Bologna, alla fine del decennio, c’erano Saša Danilovic e Carlton Myers a contendersi il titolo di campioni. C’è chi dice che i tempi di Basket City sono finiti, ma basta camminare per la città in primavera per capire che Basket City indica quel legame indissolubile tra la città e la pallacanestro. Tra i tanti campetti (così vengono chiamati i campi da basket dove incontrarsi all’aperto) spicca quello all’interno del Giardino Graziella Fava, un triangolo di verde sito all’interno delle mura trecentesche che cingono la città sul lato della stazione centrale. I Fava sono dedicati a una vittima del terrorismo anni '70 rimasta uccisa in seguito all’attentato dell’Associazione della Stampa Emilia-Romagna e Marche. Il giardino è stato a lungo lasciato in disuso fino al 2021 quando l’associazione Regaz dei Fava ha avviato un’opera di riqualifica mettendo al centro proprio il campetto, e dunque il basket, attraverso un approccio definito inclusivo e antirazzista. Spostandosi fuori le mura invece, andando verso il quartiere Savena, troverete il parco Lunetta Gamberini, chiamato anche semplicemente la Lunetta. Il nome deriva dalle costruzioni militari dette lunette volute a metà circa dell’800 dal generale Fanti per creare un’ulteriore linea difensiva alle porte di Bologna. Le trincee furono smantellate nel 1889 quando la necessità strategica venne meno e si conservarono solo alcuni stabilimenti, come una fabbrica di fulminato di mercurio appartenente alla famiglia Gamberini.
La Lunetta dovette aspettare il 1985 per vedere ultimati i lavori che gli diedero l’assetto odierno, ovvero un complesso esteso su 14,5 ettari comprendente, oltre alle scuole e un centro anziani, una palestra e un centro sportivo con campi all’aperto da basket, pallavolo, tennis, football americano, calcio, e una pista da pattinaggio. Sempre alla periferia della città, al confine tra San Donato e la Cirenaica, il quartiere della Resistenza nato ai tempi della guerra italo-turca, c’è il campetto Savena di Via Libia, quello forse più crudo e autentico di tutti: realizzato in cemento vivo, rimane al centro di uno spazio verde con campi da tennis, pallavolo e padel. Quartiere operaio di Bologna con le villette gestite dal Risanamento, la Cirenaica presenta una toponomastica interessante che vide cambiare il nome delle vie dalle colonie libiche a nomi di partigiani e patrioti. Il campetto più blasonato e conosciuto è ovviamente quello dei Giardini Margherita, che ogni anno a giugno accoglie migliaia di appassionati per godersi il mese di partite all’ultimo sangue del Torneo Playground. Sebbene amatoriale, la competizione ha visto la partecipazione tra gli spalti e in campo di personaggi abbastanza celebri del panorama della pallacanestro e non solo, non da ultimo il Mago aka Andrea Bargnani e Gimbo aka Gianmarco Tamberi. Annoverato come il campetto migliore in Italia, il Playground è sicuramente un suolo ambito per chi desidera affermarsi nella pallacanestro bolognese. I Gardens, così i bolognesi chiamano il parco più esteso della città (ben 26 ettari) hanno mantenuto gran parte dell’assetto inaugurale del 1879 ovvero l’impostazione del giardino romantico inglese. Se oggi la Fortitudo arranca in serie B e la Virtus in Eurolega e i bolognesi non sanno quando potranno rivivere le prodezze di Basket City, quello che sanno è che a primavera è meglio portarsi una palla sempre appresso.