Immaginare il corpo come una mappa implica che esso contenga una sorta di "cartografia" interna, in cui ogni parte ha una funzione specifica e contribuisce al funzionamento globale. Ogni muscolo, osso, nervo e organo rappresenta un punto su questa mappa, un nodo interconnesso con gli altri, tutti funzionali a un sistema complesso e perfettamente integrato. L'idea del corpo come "dispositivo biologico" sottolinea come, grazie a questi "ingranaggi" interni, esso non sia solo una struttura passiva, ma piuttosto un’entità dinamica, capace di rispondere, adattarsi e generare movimento e forza in relazione all’esperienza quotidiana con lo spazio fuori di noi. Il corpo non è una macchina statica, ma un sistema vivente che continuamente si modifica e interagisce con l'ambiente circostante.
Ora consideriamo la possibilità per il corpo di incamerare memorie all’interno di questa geografia. Ecco che allora il corpo umano diventa una mappa per incorporare i luoghi e le sue memorie, oppure le nostre memorie in relazione ai luoghi.
Un esempio per tutti la mappa di Bologna. Da anni studio la storia di Bologna e ne trasferisco pezzetti dentro al mio corpo. Ho avuto occasione di parlarne con Virgilio Sieni, il performer danzatore di Firenze. Per lui viene naturale. La danza è la disciplina artistica che più di tutte utilizza il corpo per esprimere emozioni e concetti attraverso il movimento. Nella danza, il corpo diventa uno strumento di creazione artistica, capace di disegnare nello spazio forme e figure invisibili agli occhi, ma percepibili tramite il movimento e il ritmo. Ogni passo, salto, o gesto può essere visto come una traccia temporanea, una linea che il corpo disegna mentre si muove attraverso il tempo e lo spazio. Il movimento coreografato può essere paragonato a una cartografia tridimensionale, in cui ogni ballerino traccia il proprio percorso sulla "mappa" dello spazio scenico.
Personalmente mi sono sempre limitato a disegnare con il mio corpo la storia della città: a braccia aperte io sono il cardo e il decumano. Un movimento, un gesto misurato e una nuova immagine disegnata col corpo prende forma e assume significato; a braccia aperte il cardo e il decumano. Il cardo è l’asse che parte dai miei piedi e arriva al capo: via d’Azeglio e via Galliera. Il decumano sono le mie braccia: via Ugo Bassi e Via Rizzoli. Apro le mani, a ventaglio. I due carrobbi: le cinque vie che confluiscono all’inizio di Ugo Bassi e le cinque vie che partono dalle due torri. Ma se il dito indice si porta sul cuore mi dice che lì, alla sinistra del cardo c’è il Nettuno che disseta la città con le sue acque. Come il mio cuore dispensa sangue alle cellule che mi mantengono in vita.
In quella piazza ricordiamo chi ha versato anche il sangue per le nostre libertà.
Il racconto è appena iniziato.