La vetrina dei libri negati di Rodolfo Cattani Lettura "off limits" per i non vedenti di tutto il mondo |
Pablo, 21 anni, non vedente dalla nascita, studia letteratura spagnola all’università di Montevideo. Ha chiesto dei testi di letteratura che non trova nel suo paese alla ONCE, l’organizzazione dei ciechi spagnoli, che ha una biblioteca di libri accessibili che conta più di 100.000 titoli. La risposta che riceve è negativa: “Purtroppo la legge internazionale sul diritto d’autore ci vieta di mandarle i libri richiesti”. Samir, 30 anni, arabo israeliano, ipovedente, ha bisogno di un trattato di economia disponibile in formato “Daisy” negli Stati Uniti presso la biblioteca nazionale per i ciechi e dislessici. Non può averlo, perché la biblioteca non presta libri all’estero. Gérard 18 anni, senegalese, affetto da una grave dislessia, vorrebbe leggere libri parlati per conoscere la letteratura francese, ma non può ricevere i libri dalle biblioteche francesi perché le norme sul diritto d’autore non lo consentono. Mike, 30 anni, non vedente, cittadino statunitense residente in Austria, non è autorizzato a memorizzare sul suo computer libri digitali prodotti nel suo paese e portarli con sé in Europa perché è vietato dalla legge. |
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Questa iniziativa si situa nel più ampio contesto della campagna per l’accessibilità universale del materiale culturale, educativo e scientifico, nell’intento di rendere superflua in futuro la trasposizione in formati speciali, a tutt’oggi indispensabile. La proposta dell’Unione Mondiale e di quella Europea dei Ciechi, convintamente sostenuta da numerosi stati membri dell’OMPI, è finalizzata ad autorizzare strutture specializzate a produrre copie in formato accessibile di libri destinati all’uso esclusivo delle persone con disabilità visiva o di lettura e di legalizzarne la libera circolazione anche a livello internazionale. È opportuno precisare che l’iniziativa non è rivolta contro gli editori, ma a favore di lettori che possono utilizzare i libri soltanto in formato accessibile. Purtroppo, l’associazione internazionale degli editori mantiene un orientamento contrario al trattato, sostenendo che agli effetti pratici un accordo volontario e flessibile sarebbe molto più utile ed efficace. Gli editori temono che un trattato che sancisca delle eccezioni al diritto d’autore a favore delle persone disabili potrebbe costituire un precedente per altre eccezioni in aree diverse, compromettendo i loro interessi. Inoltre sostengono che un trattato che liberalizzi la circolazione di opere protette in formato digitale potrebbe favorire la pirateria, anche se non esiste alcun ragionevole argomento a sostegno di tale affermazione. Per risolvere il problema essi propongono il dialogo e la collaborazione, che però finora non ha dato alcun risultato concreto. In realtà gli editori vogliono mantenere una posizione dominante, mentre gli utenti sarebbero sempre soggetti al loro arbitrio. Nonostante ciò, in quattro lunghi anni di estenuanti negoziati il Comitato Permanente dell’OMPI sul Diritto d’Autore ha predisposto una bozza del testo di trattato che ha ottenuto il consenso di un crescente numero di delegati degli stati membri, a eccezione di quelli degli Stati Uniti e dell’Unione Europea, che continuano a essere sensibili agli interessi degli editori più che ai diritti degli utenti disabili. Fortunatamente, questi ultimi hanno incassato il determinante sostegno del Parlamento Europeo che, pur non partecipando ai negoziati, si è espresso più volte in favore del trattato, costringendo la Commissione Europea e il Consiglio ad ammorbidire la loro posizione. |
Tuttavia, nel febbraio 2012 vi è stato un fatto nuovo. Nel corso di un’udienza del Parlamento in seduta plenaria è stata discussa la petizione dell’EBU sul trattato per l’accessibilità dei libri. Una ventina di eurodeputati hanno incalzato il Commissario Barnier che, infine, ha dichiarato di essere pronto ad esercitare un ruolo di mediazione per ottenere un trattato, a condizione che gli Stati membri glie ne conferissero il mandato. Durante l’estate scorsa la WBU e l'EBU hanno continuato un pressante dialogo con gli Stati membri e con la Commissione Europea e dopo la seduta di luglio del Comitato permanente sul diritto d’autore, sostanzialmente deludente, da più parti vi sono state dichiarazioni rassicuranti che si stava lavorando per eliminare gli ultimi ostacoli e concordare un testo definitivo. A questo punto, la tattica degli editori, rassegnati all’idea di dover accettare un trattato, tende a limitare il numero dei centri autorizzati a riformattare e distribuire le opere, nonché a rendere complicate e laboriose le modalità di fruizione da parte dei lettori disabili. |
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