COMUNICATO STAMPA
Progetto Camera Chiara:
fotografia accessibile per l’inclusione di persone con disabilità visiva
L’Istituto dei Ciechi Francesco Cavazza è lieto di presentare l’insieme delle attività svolte nell’ambito del
“Progetto Camera Chiara”
Un progetto innovativo che prevede di accompagnare in camera oscura persone con deficit visivo, al fine di coinvolgerle in un processo di acquisizione di competenze storiche e artistiche sulla fotografia, oltre a competenze tecniche.
Il risultato del progetto riguarda lo sviluppo di un linguaggio fotografico basato sull’ombra e adatto alle persone con disabilità visive. Il processo prevede un output intermedio che si caratterizza per la realizzazione di rayogrammi sfruttando anche la possibilità di una restituzione tattile. In questo modo le persone con disabilità visive sono protagoniste non soltanto come soggetti fotografici o come attori più o meno consapevoli di una azione fotografica, ma sono loro stessi fotografi.
Un’iniziativa dell’Istituto dei Ciechi Francesco Cavazza di Bologna per sperimentare un nuovo linguaggio, non solo fotografico, con persone non vedenti e ipovedenti, e per sviluppare una riflessione su cosa significhi cultura oggi e su quanto la cultura sia veramente accessibile. Il progetto “Camera Chiara” si concentra sulla dignità delle persone e sul diritto alla libertà di espressione per contribuire alla costruzione di una società adeguata alle sfide attuali.
L’Istituto dei Ciechi Francesco Cavazza sarà presente con gli autori e collaboratori del progetto all’edizione di
Arte Fiera 2024
che si svolgerà a Bologna dal 2 al 4 febbraio p.v.
Ci trovate al Padiglione 26 – Spazio B98
All’interno di questo spazio saranno previsti momenti in cui scoprire la progettualità, delinearne gli sviluppi e le iniziative previste nel prossimo futuro e ci sarà la possibilità di sperimentare alcuni aspetti del laboratorio esperienziale che caratterizza il progetto “Camera Chiara”.
“Questo progetto” dichiara Elio De Leo, Presidente dell’Istituto dei Ciechi Francesco Cavazza “è un ulteriore passo della lunga marcia intrapresa dalle Istituzioni pro-Ciechi e dall’Istituto Cavazza in particolare per affermare la pari dignità dei non vedenti ed ipovedenti nel campo dei diritti, inclusi quelli alla cultura ed alla fruizione e produzione di arte. Abbiamo accumulato molta esperienza in altre forme artistiche; quella fotografica si presentava più difficoltosa, ma questa esperienza dice che è un cammino possibile. Il progetto è già stato e sarà ancor più un formidabile esperimento di inclusione”.
Mario Barbuto, Presidente dell’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti, aggiunge che “la realtà che rappresento esprime interesse per il progetto "Camera Chiara" perché esso non intende rappresentare una sorta di idea di avvicinamento alla fotografia. Siamo, piuttosto, dinanzi a una nuova pratica che può diventare diffusa e condivisa. Parlare di fotografia e disabilità visive significa che la creatività e l'accessibilità possono non solo essere obbligo e prescrizione, ma divenire pratiche di creazione di nuove opportunità di crescita per le persone e di sviluppo della comprensione reciproca per le comunità”.
“La camera oscura diventa Camera Chiara poiché permette ai non vedenti e agli ipovedenti di appropriarsi in modo innovativo di uno strumento artistico, tecnico e comunicativo da cui sono sempre stati esclusi”. Davide Conte, Ideatore e Curatore del progetto, ci tiene ad evidenziare che “con il progetto Camera Chiara le persone con disabilità visive entrano da protagoniste nel buio della camera oscura della fotografia e utilizzando la tecnica fotografica della rayografia e una apposita stampante riescono a realizzare in modo consapevole la fotografia di oggetti con le loro ombre e opacità”. Ma esiste un altro passaggio importante “durante i laboratori è stato fondamentale lavorare con le ombre. Le ombre degli oggetti ma anche del proprio corpo. Il progetto ha permesso di avviare un percorso di comprensione del concetto di ombra. Le conoscenze acquisite nell’ambito del progetto sono importanti non solo ai fini della pratica fotografica ma anche per la conoscenza di se e per la vita quotidiana perché accrescono la capacità della persona di comprendere come viene percepito lo spazio, l'immagine, i volumi e di conseguenza la descrizione di questi. Parole di Davide Conte, ideatore e curatore del progetto, che ci tiene ad evidenziare anche un altro concetto: “la partecipazione ad Arte Fiera 2024 è per noi di particolare importanza poiché questo evento si caratterizza per essere un luogo dove produzione e consumo culturale si incontrano. Pensiamo sia quindi il contesto giusto per divulgare il nostro progetto, il quale si caratterizza per affiancare, alla dimensione culturale, un’idea di società e accessibilità forse un po’ scomoda, ma sicuramente necessaria. Un’idea di accessibilità in cui la sfida non è come far accedere le persone con disabilità all’esistente ma come accedere insieme al futuro sfruttando l’innovazione di idee e processi della cultura.”
Luca Torrente, Project Manager dell’Istituto Cavazza e referente dell’iniziativa, approfondisce un aspetto ulteriore specificando come “data la natura sperimentale e innovativa, il progetto consente un incremento delle professionalità degli attori coinvolti e della loro funzione sociale. L'esperienza di lavorare con persone non vedenti e ipovedenti rappresenta un’importante innovazione metodologica, insieme alle garanzie della storia e delle competenze dell'Istituto Cavazza.”
Bana Abreham, una delle persone che ha partecipato al progetto, raccontando la sua esperienza sottolinea come “Io sono nata nel 2003, quindi per me la fotografia era fare un clic, questo progetto mi ha permesso di vivere la mia prima esperienza in camera oscura. È stato molto interessante vedere il procedimento del passare dall’intenzione della fotografia alla fotografia vera e propria.
Creare fotografia è un ambito ancora molto inesplorato per chi non vede, qualcosa che credevo fosse diventato per me impossibile. Dopo questa esperienza, invece, ho capito quanto possa essere una forma espressiva, come la musica, un mezzo per unire il mondo degli ipovedenti, dei non vedenti e quello delle persone vedenti.”
Amanda Pulega un’altra partecipante al laboratorio “Ho accettato di partecipare a questo corso perchè c’era qualcosa di sperimentale per noi. Perchè si tratta di una attività che ci viene preclusa perché un certo tipo di attività dove la vista è indispensabile. L'esperienza in camera oscura mi è piaicuta perchè mi fa capire come un oggetto o appoggiato o sospeso viene impressionato.”
Per la realizzazione del progetto si ringraziano i partner Banca di Bologna, Fondazione del Monte, Fondazione Marchesini e Gruppo Hera.
Ufficio Comunicazione
Per info contatti:
Luca Torrente - Istituto dei Ciechi Francesco Cavazza – 375-5646696 – luca.torrente@cavazza.it