Con il sostegno e la collaborazione dell’Istituto “Francesco Cavazza” è stato costituito, da circa due anni e mezzo, un gruppo di lavoro a cui partecipano i genitori del Comitato Genitori di bambini e ragazzi non vedenti e ipovedenti di Bologna, con il coordinamento di Roberta Caldin, Professore di Pedagogia Speciale presso la Facoltà di Scienza della Formazione dell’Università di Bologna.
Il gruppo, nel corso di incontri periodici che si sono svolti presso l’Istituto Cavazza, ha trattato diversi temi legati all’educazione dei minori con disabilità visiva; gli approfondimenti sono culminati, nello scorso mese di settembre, in una esperienza residenziale di due giorni a Cesenatico in cui sono state poste le basi di un progetto più ambizioso.
Infatti, obiettivo di questo progetto è la realizzazione di una pubblicazione che, facendo tesoro delle esperienze maturate quotidianamente “sul campo” da mamme e papà di figli con disabilità visiva, fornisca indicazioni pratiche, soluzioni di problemi comuni, spunti di riflessione, a beneficio delle future famiglie che si troveranno ad affrontare le medesime esperienze.
Il lavoro servirà anche a fornire agli operatori specializzati un diverso punto di osservazione sulle problematiche della disabilità visiva del minore, evidenziandone la complessità sotto il profilo emotivo, relazionale e pratico.
Alla base del progetto esiste la consapevolezza che, mentre nelle famiglie con bimbi senza deficit, i neo genitori si alimentano delle esperienze di nonne, zie, amici e possono usufruire di diverse pubblicazioni che li aiutano nelle loro scelte, nelle famiglie di bambini con problemi della vista le tradizionali modalità educative e relazionali non sono sufficienti e adeguate; per queste famiglie, dopo aver scoperto il problema del proprio figlio, accanto agli aspetti sanitari, sorgono inevitabilmente vari interrogativi legati agli ambiti affettivi, relazionali, scolastici, organizzativi, ecc.
É in questo senso che il progetto si focalizza su temi quali l’accettazione, l’aiuto, le relazioni con familiari e amici, i giochi, lo sport, il rapporto con fratelli e sorelle, la scuola, il rapporto con i compagni ecc., nella speranza di fornire indicazioni utili per i futuri genitori di bambini non vedenti o ipovedenti, basandosi sulle esperienze vissute e ovviamente senza pretese scientifiche.
É bello sottolineare come gli stessi genitori protagonisti del progetto riferiscano di essersi arricchiti profondamente, confermando che l’apertura generosa agli altri aiuta anche se stessi.