Si chiama l’Altro Spazio e appena inaugurato
è già il locale di tendenza a Bologna.
È il primo club in Italia per sordo ciechi e, dopo l’apertura del Senza Nome, il primo bar d’Italia gestito da ragazzi sordi, segna un altro traguardo verso nuove forme d’incontro e dialogo. Per i circa diecimila sordo-ciechi presenti nel nostro paese infatti non è mai semplice comunicare con il mondo o trovare posti dove potersi esprimere in totale libertà e relax. l’Altro Spazio, bar ristorante jazz club (non a caso ha ereditato i muri dello storico Chet Baker in via Polese dove hanno suonato i migliori musicisti internazionali) offre servizi su misura per non vedenti e sordo- ciechi uniti a un’offerta eno gastronomica e culturale eccellente. Mappa tattile del locale e menù in braille, bacheca con ordinazioni prestampate e la possibilità di ordinare con il linguaggio dei segni, ma anche corsi di Lis tattile e linguaggio Malossi per tutti. In tempi in cui la comunicazione passa attraverso i fili dell’informatica, riannodare un contatto fisico attraverso sistemi che utilizzano le mani (come il Malossi) o il loro movimento (LIS linguaggio dei segni tattile) è un fatto davvero rivoluzionario. Abituati a sfiorarci solo con le tastiere, con questi linguaggi impariamo a stabilire un contatto più intimo con gli altri e anche con noi stessi, e a l’Altro Spazio è possibile farlo seduti tutti insieme davanti a un ottimo soufflé o a un martini perfetto.
- L’idea è quella di creare un bar per tutti con una sensibilità verso persone che hanno particolari necessità. Non è vero, come hanno scritto alcuni, che da oggi anche i ciechi possono bersi una birra, quello ovviamente è sempre stato possibile. Con tutti i bar che ci sono in giro. Semmai da oggi c’è un posto dove possono convergere diverse realtà, dove tutto può succedere, dove magari possiamo imparare a comprendere e a conoscere persone nuove davvero, dove comunicare gli uni con gli altri, ecco, questo è quello che
fa la differenza.–
Così racconta Nunzia Vannuccini, educatrice prima che barista, presidente dell’Associazione Culturale Farm che già gestisce il Senza Nome. – Io ho tanti amici sordi e abitando in centro a Bologna, vicino sia all’Istituto Cavazza sia all’Istituto per i sordomuti di via della Braina, ho sempre osservato con attenzione queste persone, la loro autonomia e le loro difficoltà. E così facciamo anche al bar. Ogni giorno s’impara qualcosa di nuovo, basta capire chi abbiamo di fianco a noi per accorgerci di piccole cose che sono molto importanti. Come, ad esempio, non cambiare la disposizione dei tavoli, di modo che ognuno si possa muovere agevolmente ritrovando il proprio posto, perché in fondo è proprio vero che quando andiamo in locale ci piace che ci facciano sentire come a casa. – Nunzia ha ragione, e l’Altro Spazio corrisponde appieno ai suoi obiettivi. È accogliente, caldo, profuma di buono e l’atmosfera è carica di affetto e cura verso tutti i suoi clienti. Nel prossimo futuro, inoltre, con la collaborazione de la Girobussola, associazione che organizza itinerari multisensoriali e percorsi tattili in città dedicati a persone con disabilità visiva (www.girobussola.org) sono previsti laboratori, atelier, e nuovi servizi come il parcheggio per i cani guida, giochi come la scacchiera tattile e una biblioteca vera e propria di audiolibri a disposizione dei clienti. l’Altro Spazio rappresenta inoltre una vera novità anche a livello internazionale.
Infatti se nel mondo ci sono numerosi locali che rientrano nella categoria dialogue/ tasting in the dark, vale a dire posti dove viene ricreata l’esperienza sensoriale della cecità per sensibilizzare e per creare incontri senza distinzione tra chi non vede e chi sì, quasi non ne esistono per favorire possibilità di lavoro e d’incontro per sordo ciechi.
Dai numerosi Blind Cafè americani (anche se in inglese blind date vale come il nostro appuntamento al buio, che rientra però in un'altra categoria, e si utilizza di più il termine dark) alla catena francese Dans le Noir, che ha fondato un vero impero con più di un milione di visitatori all’anno in tutto il mondo, dal Dine in the dark restaurant di Singapore al Café Potme di Praga, che per sensibilizzare i visitatori è completamente al buio, con anche baristi e camerieri non vedenti.Tutti questi locali fanno quindi dell’esperienza multisensoriale un concetto capace di aprire la mente e la sensibilità delle persone, certo, ma anche un business e una moda che fa dire “Dark is the new black” (il buio è il nuovo nero), citando le affermazioni che lanciano gli stilisti a ogni nuova stagione. In questo mercato, l’Altro Spazio si posiziona come un bar per tutti e anche come un centro culturale, e già oggi la sua offerta di corsi e laboratori é ricca e in costante crescita. Si va dai corsi di salsa e danza africana anche per sordi a quelli di sensibilizzazione al braille, dai laboratori di musicoterapia a quello sui sogni perché, forse, è proprio da qui che bisogna cominciare. Dallo splendore che ci unisce: muti, sordi, ciechi, e gli altri, che magari vedono e sentono e parlano senza avere, però, più niente da dirsi. Così, se come dicono si può bere troppo, ma non si beve mai abbastanza, è anche vero che non si sogna mai abbastanza, e allora cosa c’è di meglio di un posto dove bere, sognare, e stare insieme comunicando davvero. Come dice Nunzia, “basta poco per essere felici”.