L’architettura della pittura

Tradotta in bassorilievo prospettico l’Incoronazione della Vergine, capolavoro della pittura dell’artista veneziano Giovanni Bellini grazie alla collaborazione tra l’Istituto Francesco Cavazza e l’Unione Italiana Ciechi, sezione di Urbino
Loretta Secchi

Un progetto nato durante la pandemia ha fatto diventare un sogno, realtà. Grazie alla collaborazione tra Istituto dei Ciechi Francesco Cavazza e Unione Italiana Ciechi, sezione di Pesaro e Urbino, oggi le persone non vedenti e ipovedenti possono esperire un capolavoro della pittura dell’artista veneziano Giovanni Bellini: la Pala di Pesaro, opera rinascimentale composta da una cornice al centro della quale abita un’imponente Incoronazione della Vergine, olio su tavola di indiscussa qualità estetica. Nella predella, sezione inferiore della Pala, compaiono sette scene di vita dei Santi Giorgio, Paolo, Pietro, Girolamo, Francesco e Terenzio, e al centro una toccante Natività. Ai lati, due pilastri ospitano ulteriori effigi della santità. Giovanni Bellini realizzò questa architettura di valori visivi e intellettuali nel 1475 circa. L’Incoronazione della Vergine è un esempio di maestria espressa in forme e colori. Qui il pittore veneto ritrae la Vergine, incoronata dal figlio Gesù, alla presenza di quattro Santi, riconoscibili per gli attributi che ne connotano l’identità.

Incoronazione della Vergine - Giovanni BelliniA sinistra vediamo San Paolo che con la mano destra impugna l’elsa della sua spada, arma bianca che allude al martirio subito per decapitazione, oltre che al guerriero spirituale, mentre nella sinistra tiene il libro delle lettere scritte alle comunità cristiane. Il libro torna in San Pietro, posto in secondo piano. A destra troviamo San Francesco d’Assisi, in saio, segnato dalle stigmate, con la croce nella mano destra e un libro nella sinistra e San Gerolamo che, ritratto in veste cardinalizia, regge un tomo di sacre scritture. Ricordiamo come l’attributo del libro alluda sempre alla sapienza, dunque al verbo divino tradotto in forma leggibile e comprensibile all’uomo. Il trono su cui sono assisi la Vergine e Gesù, posti rispettivamente a sinistra e a destra del lettore, è decorato con intarsi marmorei. La firma dell’artista “IOANNES BELLINVS”, posto sul gradino del trono, attesta l’autografia e la certa attribuzione del capolavoro al Giambellino. Cristo, che indossa una veste chiara e damascata, solleva la mano destra, reggente la corona, per porla sul capo chino della Vergine, la cui postura dei polsi incrociati e delle mani sul petto è segno di accettazione e obbedienza. Sulla trabeazione del trono un fregio istoriato riporta scene di guerra tra Milziade il Vecchio e i Lampsaceni. L’episodio, narrato da Erodoto, in cui si fa riferimento alla cattura e successiva liberazione del militare ateniese per volontà del Re di Lidia, Creso, è forse un riferimento a sconfitte e vittorie terrene. Sullo schienale del trono si apre una finestra attraverso la quale si intravede un paesaggio collinoso e una rocca che, secondo alcune fonti, vale identificare con il Castello di Gradara, malgrado non si escluda una rappresentazione ideale della città di Gerusalemme e, credibilmente, un riferimento di natura politica all’annessione della città di Pesaro ai possedimenti della Signoria Sforza, nota per l’edificazione di fortificazioni.

Incoronazione della Vergine - Giovanni Bellini, bassorilievo prospetticoLa pavimentazione che introduce alla scena dell’Incoronazione è composta da pregiati intarsi marmorei e disegna geometrie che rafforzano la visione prospettica centrale. Il dipinto, nella sua solennità e monumentalità, è espressione, unitamente, di contenuti teologici e politici. Sovrasta centralmente la scena, sul limite della cornice superiore del trono, la colomba, simbolo dello spirito santo, circondata da cherubini e affiancata da teorie di angeli. L’Imago potentatis dell’Incoronazione è dunque la celebrazione di un potere civile e religioso al contempo, sormontato all’origine dal’Imago pietatis, alla quale è utile riferirsi per considerare il messaggio di vita e morte, finitezza ed eternità, qui contemplato. Una tacita sacra conversazione pare ingaggiata tra santi e angeli. L’accento, posto sulla natura ieratica della scena, evidenzia una dialettica esistente tra finitezza ed eternità. La qualità della studiata e testata traduzione in bassorilievo prospettico dell’Incoronazione, fedele in ogni dettaglio restituibile, all’originale, è un esempio di ricerca dell’equivalente estetico a cui si affianca un set di calibrati disegni a rilievo, realizzati con la tecnica Minolta. La serie dei disegni è funzionale a rendere esperibile al tatto l’articolato complesso pittorico, nelle sue specificità di forma e sostanza, mentre il supporto offerto dalle descrizioni è finalizzato alla decifrazione iconografica e all’esplorazione aptica dei materiali tiflologici progettati e realizzati all’interno del Museo tattile Anteros. Un corso di formazione riservato alle guide del Museo Civico di Pesaro ha completato la consegna di questi strumenti dedicati a un servizio educativo museale, propriamente inclusivo.

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