Scrivere alla fine del 2020 è già di per sé un’esperienza catartica, ma l’auspicio di tutti è che il nuovo anno possa rappresentare non solo una svolta definitiva nella lotta al Covid-19, bensì anche un’occasione per resettare alcuni approcci alla realtà locale e globale, sfruttando l’onda emotiva colma pure di una nuova complessiva consapevolezza.
E certamente potranno assurgere a spunti e moti propulsori anche i finanziamenti che l’emergenza sanitaria, sfociata ben presto in quella sociale, ha generato, quale risposta alle numerose criticità indotte dallo sconvolgimento dello status quo.
Tra questi, nel nostro Paese ricopre certamente un ruolo da protagonista il Recovery Fund, ossia la diga eretta dall’Unione Europea alla tracimazione frutto delle prime, drastiche chiusure agli spazi nonché mercati europei.
Ben lungi dal significare una erogazione a pioggia di singoli finanziamenti a mera richiesta, i 209 miliardi di euro assegnati dall’Unione Europea all’Italia dovranno trovare destinatari individuati dallo Stato in base a criteri seri e rigorosi, primo tra tutti un progetto basato su presupposti definiti e che risponda ad esigenze ben precise.
Pertanto, l'Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti ONLUS-APS ha immediatamente fatto propria la ratio delle misure comunitarie e ha avviato il processo di ideazione interno ai propri membri per giungere alla formulazione di una serie di proposte da recapitare al Governo nazionale. Se la cornice all’interno della quale tratteggiare idee e traiettorie progettuali è rappresentata dalla percentuale apparentemente minimale dello 0,1% del Recovery Fund destinato all’Italia (che, tuttavia, equivale a ben 209 milioni di euro), le singole iniziative da far confluire nel Recovery Plan nazionale rientrano in almeno cinque distinte aree di intervento.
In primo luogo, deve essere certamente promossa una politica di prevenzione della cecità, a favore non solo dei non vedenti, ma anche degli ipovedenti. Si deve puntare, pertanto, sulla reiterazione delle iniziative epidemiologiche da tempo promosse dall’Unione contro glaucoma, retinopatie e maculopatie, altresì avviando attività che consentano una corretta individuazione delle specifiche necessità in campo scolastico, lavorativo, culturale, dell’autonomia personale e dell’assistenza, connesse al diverso grado di disabilità.
Ciò si coniuga con il nucleo del secondo settore di intervento pianificato, ossia i progetti per l'abilitazione e la riabilitazione delle persone cieche/ipovedenti. Inoltre, verranno sviluppati piani straordinari per l'accoglienza delle pluridisabilità gravi, incentivando la creazione di strutture ad hoc, che mirino anche a stimolare le abilità residue tramite interventi specifici che nella scuola pubblica forse non possono essere garantiti.
Non si rinuncia, parimenti, a fornire comunque il necessario supporto alla inclusione scolastica nonché all'inserimento di ciechi/ipovedenti nel mondo del lavoro, anche facendo leva sulle competenze dell’Irifor Onlus, l’Istituto per la Ricerca la Formazione e la Riabilitazione, fondato il 22 febbraio 1991 dall’U.I.C.I. e dotato già di un finanziamento statale annuale, purtroppo non sufficiente. Infine, verrà dato grande rilievo agli investimenti in nuove tecnologie accessibili per garantire le pari opportunità ai cittadini ciechi ed ipovedenti. Senza dimenticare l’impulso alla semplificazione della pedonalità urbana e mobilità personale, grazie ad interventi sui servizi di trasporto pubblico e relative infrastrutture.
I progetti operativi sono in corso di definizione, affidati a specialisti di rinomate capacità, perché possano essere esaminati da chi, materialmente, sarà chiamato ad assegnare i fondi nell’ambito del Recovery Plan nazionale. Ma, naturalmente, occorre che il legislatore ed il Governo dimostrino di possedere quella sensibilità che, in parte, già è stata manifestata anche in occasione dell’emergenza sanitaria post Covid.
Del 2020 non si potrà ricordare, purtroppo, per le note cause, solo il Centenario della fondazione dell’UICI, celebrato anche con l’annullamento del francobollo commemorativo il 26 ottobre scorso.
E dal 5 all’8 novembre si è tenuto il XXIV congresso nazionale dell’ente, il primo di un’associazione diffusa nel territorio nazionale ad essersi tenuto integralmente in forma telematica, con la partecipazione di numerose personalità appartenenti al mondo della cultura, della politica e dell’associazionismo. Anche le elezioni, che hanno confermato Mario Barbuto alla presidenza della UICI per il prossimo quinquennio, si sono svolte on line, fornendo l’ennesima dimostrazione che la tecnologia è strumento nonché alleato anche dei non vedenti.
Ed infatti, l’Unione non rinuncia ai progetti che stimolino il rispetto del diritto alla cittadinanza affinché chi sia gravato da disabilità visiva possa votare senza accompagnatori e in generale sia incentivato ad essere autonomo, chiudendo il cerchio della partecipazione attiva alla vita democratica.
Infine, l’UICI intende recuperare appieno il patrimonio della ventina di Istituti per ciechi nazionali (ad esempio quello di Napoli, il più antico d’Italia), sia per evitare la dispersione del loro patrimonio, con conseguente inevitabile tradimento delle volontà di chi ha destinato il lascito ai non vedenti; ma anche per assicurare una riqualificazione dell’assistenza agli utenti, non ultima la possibilità di diventare, gli stessi Istituti, sedi dei centri di assistenza specialistica per le gravi disabilità.
Perché il contatto con il territorio è sempre stata prerogativa dell’Unione Italiana Ciechi ed Ipovedenti, e dalle singole realtà locali intende sempre prendere spunto per garantire una domanda unitaria finalizzata ad ottenere risposte il più esaurienti e rispettose possibili dagli interlocutori istituzionali nazionali ed internazionali.