La cultura di una città prende corpo materiale dagli elementi che il territorio gli offre: rocce, terra, acqua, vegetazione e il cielo che sovrasta tutto.
La bellezza e l’originalità di una città ha origine in una sensibilità accompagnata da una capacità esplorativa che porta a un processo di trasformazione: da materia indistinta ci porta a figure sempre più chiare e nitide che diventano emblematiche.
Lo testimonia anche la pittura di Giorgio Morandi che sceglie Grizzana per la grande varietà di toni del verde che lo colpisce: una sensibilità accompagnata dall’esplorazione delle cromie.
A Bologna, nei secoli abbiamo scavato e studiato il suolo per gettare le fondamenta che hanno alimentato la crescita verso l’alto. Si è esplorato e si è trasformato ciò che sta in basso per conquistare l’alto, per entrarci in contatto e questo è provato dalla presenza di ventidue torri di origini medievali che popolano la nostra città affiancate dai numerosi campanili.
Bologna è cresciuta in altezza, ma sappiamo che arrivati in alto la nostra attenzione si rivolge verso il basso: i suoni soffusi della città, cercare le tracce quotidiane dove si svolge la nostra vita. Anche gli astronauti della ISS, arrivati in orbita, ci restituiscono immagini piene di meraviglia e nostalgia per il nostro pianeta.
Dal basso guardiamo con rispetto e ammirazione l’alto e dall’alto, nostalgicamente, si osserva il basso.
C’è una sola eccezione a Bologna, una torre particolare che mantiene lo sguardo sempre puntato verso l’alto da tre secoli: la Specola.
Voluta da Luigi Ferdinando Marsili (Bologna 10 Luglio 1658 - Bologna 1 novembre 1730), scienziato, militare, geologo e botanico, la Specola verrà eretta su progetto dell’architetto Giuseppe Antonio Torri tra il 1712 e il 1726.
La Specola, si eleva sull’allora periferico palazzo Poggi, che il Marsili trasformerà in luogo dello studio scientifico, secondo i modelli che aveva appreso nella lunga campagna d’armi in Europa.
La specola è l’unico edificio verticale che ha lo sguardo perennemente puntato verso il cielo, ruotato rispetto l’impianto dell’edificio di 45 gradi per allinearsi al moto dei corpi celesti come il sole.
Al suo interno, si trovano dieci opere astronomiche di Maria Clara Eimmart (Norimberga, 27 maggio 1676 - Norimberga, 29 ottobre 1707) astronoma e artista.
Le dieci tavole esposte ancora oggi nella Specola, sono testimoni di una sapiente ricerca che accompagnava l’osservazione del cielo con i primi telescopi e la competenza artistica che la ricerca e la divulgazione scientifica richiedeva. In assenza della fotografia era utile possedere sensibilità e precisione dello sguardo accompagnata da una precisa tecnica artistica.
Pittrice e astronoma realizza queste tavole dipingendo su fogli di carta di colore blu all’interno dell’osservatorio personale del padre, un pittore di successo, incisore e astronomo dilettante.
Le tavole rappresentano fasi lunari, comete, macchie solari, le fasi dei pianeti confermando la teoria copernicana eliocentrica.
Il padre Georg Christoph, farà dono di dodici tavole all’amico Marsili alla morte della figlia dovuta al parto.