Gli orrori della guerra

Un treno di solidarietà e della pace per aiutare i bambini austriaci che avevano fame e non avevano modo di soddisfare questo primitivo e semplice bisogno
Paola Furlan

Nel luglio 1914, il socialista Francesco Zanardi è sindaco di Bologna a seguito delle elezioni amministrative del 28 giugno, per la prima volta dopo anni di governo conservatore una giunta progressista governa la città.

All'inizio della guerra, i socialisti dichiarano la loro contrarietà all’ingresso dell’Italia nel conflitto esprimendo la loro vocazione neutralista di pace internazionale dei popoli e dei lavoratori. Una posizione fortemente e violentemente osteggiata dai nazionalisti interventisti che ricorrono ad atti di intimidazione e attacchi fisici contro i socialisti.

Nel 1919, alla vigilia del secondo Natale dopo la fine della guerra, il Comune di Bologna a guida socialista prende provvedimenti a favore dei bambini che a Vienna, “per mancanza di cibo e di indumenti, intristiscono e muoiono in gran numero” e delibera di “venire in loro soccorso ospitando un certo numero nei locali della Colonia scolastica di Casaglia”. Vienna paga le conseguenze di quattro anni di guerra e di cinque anni di privazioni che pesano soprattutto nelle condizioni di vita negli esseri più piccoli. Mario Longhena, assessore alla scuola del comune guidato da Zanardi, è particolarmente sensibile alla situazione in cui si trovano i bambini viennesi dopo la sconfitta dell’Austria con la conseguente carenza di assistenza, mancanza di generi alimentari, di riparo dal freddo e senza assistenza medica. Molti sono i casi di tubercolosi, ossea e muscolare.

La solidarietà socialista si mobilita per aiutare i bambini che “avevano fame e non avevano modo di soddisfare questo primitivo e semplice bisogno”.

La missione di pace è guidata da Longhena nello spirito di umana solidarietà internazionale guidato dalla volontà di dare inizio a nuovi rapporti tra gli uomini dopo le conseguenze distruttrici della guerra.

Le ferrovie mettono a disposizione un lungo treno speciale con carrozze di prima e seconda classe, bagagliai, una comoda cucina, magazzini pieni di doni per i bambini: abitini, scarpe, marmellate, “che tanto dovevano lusingare i loro palati avvezzi”, calde coperte e bianchi cuscini finanziati dalla Banca dei ferrovieri.

I bambini di Vienna a Bologna - rivista "Il Comune di Bologna" aprile 1920, foto di F. De FranceschiIl personale del treno è composto da dipendenti comunali con esperienza nei settori dell’assistenza, nelle strutture scolastiche e “per aver collaborato precedentemente nelle colonie comunali”. Sono in tutto 52 persone a prevalente presenza femminile a cui si unisce una piccola guarnigione di sei soldati messi a guardia della cucina. Sullo stesso treno viaggia anche un’analoga missione proveniente dal comune socialista di Reggio Emilia, composta da dieci persone.

La partenza del treno avviene la mattina del 23 dicembre da Bologna con arrivo alla stazione meridionale di Vienna alle 9,30 del 27 dicembre 1919, dove si unisce con l’analoga spedizione milanese guidata dal sindaco Emilio Caldara.

La delegazione italiana è ricevuta dal ministro della sanità Tandler e dal borgomastro di Vienna Reumann che ringraziano con “profonda gratitudine”, mentre Caldara assicura “una sana permanenza in Italia dei bambini austriaci che saranno assistiti amorosamente e che verranno trattati con cura paterna”.

Il treno riprende la strada del ritorno verso Bologna il 29 dicembre arrivando in stazione con 640 bambini, subito assistiti e condotti a rinfrescarsi nei bagni di Porta Galliera e nelle scuole di via Zamboni. A mezzogiorno sono rifocillati con una calda refezione dopo la quale quasi trecento di loro sono trasferiti nella colonia di Casaglia dove sono ospitati per circa quattro mesi.

Altri bambini sono ospitati nei comuni di Reggio Emilia e Ravenna e dalle organizzazioni sindacali; altri saranno ospitati da famiglie, società operaie a Imola e altre organizzazioni.

Come afferma l’assessore Longhena, “I bimbi non hanno Patria, sono di tutti; di chi li ama, di chi si profonde in cure per essi: sono l’umanità futura che vogliamo meno dura e meno cattiva di quella dell’oggi”.

 

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