Ore 5:30. Silenziosamente scendo dal letto a castello dell’ostello e abbandono la camerata che ho condiviso con altri pellegrini. Dopo solo una settimana di viaggio ho imparato a godere di un sonno ristoratore nonostante il cigolio delle brande, il movimento notturno di chi non riesce ad addormentarsi e il rumoroso russare di chi invece dorme fin troppo profondamente. Mi sciacquo il viso con l’acqua fredda e indosso le scarpe da trekking, riempio lo zaino con cura ma rapidamente, sempre attento a non fare il minimo rumore, poi, afferrati i due bastoni, esco nella buia campagna. Assaporo l’aria fresca respirando a pieni polmoni e mi concentro sulla corroborante sensazione di turgore che la brezza mattutina provoca sulle mie braccia nude. Osservo le stelle che ancora adornano il cielo prima dell’alba e inizio a camminare, ascoltando il ritmico incedere dei miei passi alternato al ticchettio delle bacchette in alluminio.
Ricapitolo nella mia mente l’avventura che voglio portare a termine: arrivare a Santiago di Compostela attraversando a piedi gli oltre 800 Km di sentieri costituenti il Cammino del Nord e il Cammino Primitivo, partendo dal confine settentrionale tra Francia e Spagna. Ancora non so che una volta raggiunta la meta proseguirò il viaggio, arrivando a camminare più di 2000 Km. lungo le colline, le campagne e le coste oceaniche di Spagna e Portogallo, percorrendo il Cammino Inglese, dei Fari, Portoghese e di Finisterre. Ancora non so che mi fermerò una settimana sulle spiagge galiziane ad apprendere il Surf, osservando tramonti indimenticabili sdraiato su una tavola in mezzo all’oceano, e che lavorerò dieci giorni in una fattoria spagnola in cambio di vitto e alloggio, accudendo asini e cavalli.
Immerso nelle sensazioni che il cammino mi offre, non mi rendo conto dello scorrere del tempo: il sole è alto nel cielo e decido di riposare all’ombra delle fronde di un grande albero rivolto al panorama che si apre dinnanzi a me. Non sono abituato a utilizzare il telefono durante la giornata, tuttavia decido di rispondere a un messaggio di Luca.
Ho conosciuto Luca a Faenza, qualche settimana prima, mentre aiutavo nelle operazioni di pulizia di strade e case dopo la tremenda alluvione che ha messo in ginocchio l’intera città. Durante quei giorni Luca mi racconta di lui e del suo lavoro: si occupa di amministrazione presso l’Istituto dei Ciechi Francesco Cavazza, con sede a Bologna. Poco prima che io parta per il mio cammino mi porta a visitare la sua realtà, accompagnandomi per i corridoi e le stanze dell’Istituto: è un mondo che non conosco, ne resto stupito e affascinato.
All’ombra dell’albero, rispondendo al messaggio di Luca, un pensiero mi attraversa: tutti quei ragazzi ciechi di cui lui mi ha parlato non potranno mai vedere le bellezze che io sto contemplando nel mio viaggio. Quei colori, quelle sfumature, quel cielo azzurro che si fonde con il blu dell’oceano loro non sanno cosa sia. Non è giusto. Cosa posso fare io per questi ragazzi? Durante il mio cammino come posso aiutarli a percorrere il loro? Prendo in mano il cellulare e scrivo a Luca: “ho intenzione di iniziare una raccolta fondi a favore dell’istituto dove lavori”. L’idea è impulsiva ma risoluta, Luca si mostra subito entusiasta. In collaborazione con Luca e con il benestare del Presidente, iniziamo a realizzare le idee per dare vita al progetto. Occorreranno due settimane di confronti e organizzazione prima di poter iniziare la raccolta, nel frattempo io continuo a camminare. Una volta stampato il materiale divulgativo e attivato il sistema di mail automatiche per la ricezione delle donazioni, condividerò il progetto con le persone più intime che conosco durante il cammino, riuscendo alla fine del viaggio a ottenere un ricavato davvero soddisfacente. Al mio ritorno in Italia, sarà il Presidente dell’Istituto a chiedermi personalmente di scrivere un articolo in cui raccontare la mia avventura. Grato per le emozioni che mi ha riservato questo viaggio, auguro a tutti un buon cammino!