“È una vita dura ma qualcuno deve pur farla…; È sempre bene sapere la forma e la grandezza della tela che dovrò iniziare a dipingere con la mia immaginazione…;
Il bello di non vedere è anche questo: una finestra che affaccia su una strada, diventa una finestra di luce e il panorama lo scelgo io… e c’è uno sfondo per ogni tipo di umore”.
PAOLO
“Guardo senza metterla a fuoco… ; Che cosa strana la mente. Si sostituisce ai miei occhi con naturalezza e ho davvero l’impressione di vedere quello che mi circonda…; Devo rendermi conto di certi limiti e superarli sostituendo la vista con altre capacità”.
EVA
“Cerco con le orecchie la mattina”.
ANDREA
“La mia mente funziona meglio di un Photoshop”.
MARIA LUCIA
Paolo, Eva, Andrea e Maria Lucia raccontano con un montaggio parallelo una loro giornata da ipo o non vedenti. Una scrittura paratattica, priva di fronzoli e di retorica. Una restituzione preziosa a farci capire l’incredibile capacità di stare nel mondo, conoscerlo
e interpretarlo. Una scienza della conoscenza sensibile, l’estetica variegata
di chi le cose non le vede. Un punto li tiene assieme, una prospettiva, il Cavazza, come luogo da raggiungere, come occasione di professionalizzazione, come spazio organizzato in cui sperimentare una socialità non separata, non segregata, ma ulteriore fonte di cosciente spinta verso una vita mescolata con gli altri, tutti gli altri.
Non una parola retorica in queste pagine, non un cenno pietistico.
Solo una solida laica consapevolezza e la volontà di vivere la vita in tutte le sue pieghe.
Vedremo.
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