In questa serie di articoli racconto storie bolognesi di valore, testimonianze di una città che da sempre associa alla cultura la dimensione della cura e dell’inclusione.
Racconto di persone che contribuiscono a fare di Bologna una città dove la parola sociale ha un significato in quanto indica il superamento di qualsiasi forma di identità, particolarità, localismo. Sociale è interazione, scambio, trasversalità, negazione della specificità.
Se c’è un qualcosa di specifico, di condensato, di strutturalmente vincolato, allora il sociale è ogni azione, evento, fenomeno, propensione, ecc. che de-specifica, che de-struttura, che apre i confini.
Credo sia la migliore introduzione per parlare dell’Orchestra Senzaspine che opera da nove anni a partire dal Mercato Sonato, al ponte di San Donato, un ex-mercato rionale diventato un competente deposito di cura verso una città e i suoi abitanti e non un semplice luogo dove si suona musica classica. Scuola di musica, laboratorio di arti, teatro musicale.
Ricordo di averli sentiti la prima volta nell’estate del 2013 in Piazza Verdi, un luogo controverso ma importante per la cultura della nostra città. Ricordo ancora la sorpresa del pubblico all’ascolto della Quinta di Beethoven eseguita da ragazzi al tempo davvero giovani. Non li conoscevo ancora, ma mi fu subito chiaro il loro messaggio: portare le generazioni giovani ad ascoltare e a comprendere la musica classica. La stessa musica che definendola “colta” viene collocata all’opposto di quella dimensione sociale di cui abbiamo accennato.
Le spine di cui vogliono privarsi sono gli aculei che rendono diffidenti verso la musica classica, e che allontanano pubblici trasversali e giovanili.
Tommaso Ussardi intervistato dice: “Mi immagino che la comunità di Senzaspine sia sempre più grande, più trasversale che incroci sempre più storie e più comunità diverse, tutti all’insegna della bellezza dell’arte della necessità di restituirla a più persone”.
Nato nel 1984, Tommaso è il presidente dell’Orchestra, direttore d’orchestra, compositore, direttore artistico e operatore culturale. La poliedricità lo porta a immaginare l’Orchestra nel 2013. Matteo Parmeggiani (1988), è il vicepresidente e direttore d’orchestra.
Dalle sue parole la necessità di consolidare la dimensione professionale dell’orchestra e di immaginare un futuro dove i suoi musicisti suonano nei più grandi teatri con artisti altrettanto importanti e che i futuri musicisti verranno formati dai maestri Senzaspine, con quella sensibilità particolare che li contraddistingue.
Negli ultimi due anni il loro progetto si è aperto nella condivisione dei nostri obiettivi: hanno invitato il nostro Istituto e la fondazione Gualandi a partecipare con laboratori nella produzione degli spettacoli lirici.
Prima per il "Don Giovanni" di Mozart , ora per il "Rigoletto" di Verdi. Sono laboratori di sensibilizzazione per tutti e tutte le persone coinvolte e per il pubblico per condividere approcci multi/polisensoriali.