Uno dei luoghi di Bologna che custodisce al suo interno storie che s’intrecciano lungo i secoli è l’area conosciuta da tutti, in città, come Staveco, 90mila metri quadri di edifici piante, sentieri ricchi di un grande passato. Posta tra le mura di Porta Castiglione e quelle di Porta San Mamolo, l’area viene destinata a uso militare nel 1796, quando l’esercito francese ne requisisce i terreni, parte di proprietà privata e parte del vicino Convento dell’Annunziata. Dopo il 1848, con l’avvento della Prima Guerra d’Indipendenza, si decide di aggiungere all’ospedale e alla caserma già presenti l’Arsenale militare, punto di collegamento con le caserme sparse sul territorio cittadino e con la vicina postazione di controllo posta sul colle dell’Osservanza.
Inizia così la trasformazione del luogo in una vera e propria cittadella militare. Il momento storico è turbolento, ed è quindi necessario mantenere una presenza militare a difesa e presidio della città che si va sempre più espandendo. Nel 1866, dopo la proclamazione del Regno d’Italia, viene definitivamente chiuso il Convento dell’Annunziata e fortificata la vocazione militare del posto che porterà, nel 1880, alla creazione di un Laboratorio Pirotecnico.
Ai primi del ‘900, vi lavorano circa 1.100 persone che, con la Prima Guerra Mondiale, diventano 12.000 nella fabbrica di munizione e più di 6.000 nell’Arsenale. Con la fine del conflitto, si comincia a studiare una diversa destinazione d’uso per l’area, con progetti che vanno dal farne la sede per la Facoltà di Ingegneria e di Chimica Industriale alla creazione di un quartiere residenziale. Tutto resta fermo fino al secondo Dopoguerra che riporta la priorità militare al centro, tanto che lo stabilimento si riconverte in ORMEC, Officina per la Riparazione dei Mezzi Corazzati. Nonostante lo scenario industriale veda la presenza di
altre strutture private, lo stabilimento continua a rappresentare una realtà importante per l’economia cittadina, e nel 1978 diventa STA.VE.CO, Stabilimento Veicoli da Combattimento, nome che è rimasto d’uso comune sino ad oggi. In realtà, gli stabilimenti chiusi definitivamente nel 2003, hanno avuto nel tempo altre denominazioni (STA.VE.TRA Stabilimento Veicoli da Trasporto e STAMOTO Stabilimento Materiali per la Motorizzazione), ma per la città quegli edifici industriali abbandonati da anni restano la Staveco. Con quel nome si parla da anni di riqualificare l’area, sostituendo ai militari gli studenti secondo un progetto naufragato che ne vedeva la sede di un nuovo polo accademico, o con la più recente idea di portare lì gli uffici giudiziari. Intanto, però, quello spazio bellissimo resta testimone di un passato glorioso e di un futuro tutto da costruire.