In un tempo passato, soprattutto dal Rinascimento a metà Settecento, gli appartenenti alle nobili famiglie praticavano la musica, la cui conoscenza faceva parte della formazione di base di ogni gentiluomo. Più raramente accadeva che questo ‘diletto’ diventasse professione e che questi ‘musicisti per passatempo’ si trasformassero in compositori di fama. È accaduto, ad esempio, nel Seicento col principe Gesualdo da Venosa o nell’Ottocento, col marchese Francesco Sampieri. Accade tra Seicento e Settecento col conte Pirro Albergati Capacelli, rampollo della celebre famiglia gentilizia bolognese, figlio di Marco Antonio. Nato nel 1663, dopo gli studi di violino e composizione riuscì a trasformare la sua passione in un lavoro ben apprezzato non solo presso gli amici e i conoscenti, ma anche da grandissimi compositori come Corelli e Perti, o come Bononcini e Iacchini, che gli dedicarono alcuni loro lavori.
Come violinista lavorò probabilmente negli anni Ottanta presso l'imperatore Leopoldo I, come compositore divenne invece, nel 1728, maestro di cappella in una cittadina presso Urbino. Autore di moltissima musica profana (strumentale, come danze, sonate e concerti, e vocale, come cantate da camera, e anche melodrammi), il suo contributo alla storia della musica è particolarmente importante tuttavia nelle forme sacre (messe, inni e mottetti) e devozionali (cantate morali). Nell’ambito dell’oratorio, genere che a Bologna riscuoteva moltissimo successo, Pirro dà il meglio di sé, con una serie di lavori composti tra il 1686 e il 1732 ancora in gran parte manoscritti, destinati ai PP. Filippini in S. Maria di Galliera, alla Congregazione di S. Gabriele e all’Arciconfraternita della Morte: ricordiamo tra tutti Nabucodonosor, Giobbe, Il convito di Baldassarre, S. Eustachio, Morte di Cristo, S. Petronio principale protettore di Bologna.
L’attività professionale di musicista non impedì al conte Albergati di adempiere agli obblighi che la sua posizione gentilizia gli imponeva: fu infatti per ventiquattro volte degli Anziani di Bologna e per sei volte gonfaloniere di giustizia.
Pirro Albergati Capacelli morì nel 1735 (otto anni dopo la moglie, Elisabetta della Porta di Gubbio) nel suo palazzo di porta Saragozza e venne sepolto nella chiesa di S. Francesco.