Raccontate da alcuni personaggi le storie anche più sentite assumono un valore differente: escono dal didascalico rimettendo al centro il rapporto tra le cose visibili a tutti e quelle più invisibili.
Dire che Bologna è attraversata nel sottosuolo da un sistema di canalizzazione di acque è ormai cosa nota. Come in altri casi, nel ventre della città ci sono vie per portare acqua alle botteghe artigiane, agli opifici e alle fontane pubbliche.
L’acqua ha alimentato una cultura che non è solo materiale, ma anche artistica e simbolica. L’acqua che ora si nasconde è stata studiata per decenni dallo stori-tecnico dell’arte Angelo Zanotti. Il titolo è opera sua e rivela quali competenze e conoscenze si devono possedere per studiare il sottosuolo di Bologna: competenze per scavare negli archivi e per calarsi nel sottosuolo a osservare, toccare con mano. Comincia a studiare il sottosuolo come impiegato all’ufficio Difesa ambiente del Comune di Bologna. Ma è con la tesi al Dams Arte dove, su suggerimento del professore e sovrintendente Andrea Emiliani, inizia lo studio approfondito come tesi di laurea. Per Emiliani il patrimonio culturale non è fatto solo di grandi capolavori, ma del sistema minuto che si costruisce intorno e del paesaggio che lo contiene.
Con Angelo Zanotti stiamo lavorando al Museo Tolomeo per affiancare alla mappa storica di mobilità una mappa tattile per raccontare i labirinti d’acqua.
Attraverso il racconto si forma nella nostra mente un’immagine: il sistema di strade della città storica è posato su un promontorio, un prolungamento dei colli sensibile anche da chi si muove in bicicletta che si dispone secondo un’asse nord-sud. Il crinale spartiacque parte da via Rubbiani scendendo fino a Capo di Lucca.
A ponente è attraversato dal sistema idrico del Canale di Reno; a levante dalle acque dal Canale di Savena. Via Castiglione nasconde il tratto principale del Savena. L’Aposa, l’unico torrente che attraversa la città, è prossimo al crinale: da via Avesella, lambendo le due torri, arriva in Capo di Lucca dove i sistemi delle acque confluiscono per formare il canale Navile.
Al centro di questo doppio sistema si erge la fontana della città pro populi commodo: il Nettuno. La fontana con l’opera del Giambologna e la Fontana Vecchia di Via Ugo Bassi sono alimentate dalle acque della fonte Remonda e della conserva di Valverde che scendendo da via d’Azeglio, arrivano nella piazza, disegnando al di sotto del selciato un arbore, un albero della vita formato dalle tubazioni in piombo. Il complesso sistema idrico, attraverso i suoi episodi, è ancora in grado di fare emergere simboli, elementi architettonici che sono il ponte tra il nostro presente e la storia locale alla quale apparteniamo. L’acqua resta sempre testimone del ciclo della vita.