Nel nostro viaggio alla riscoperta dei teatri bolognesi scomparsi arriviamo questa volta in via Belmeloro e raggiungiamo Palazzo Malvezzi “da S. Sigismondo”, all’interno del quale, nel 1686, viene aperto uno dei primi teatri destinati all’opera in musica. Il teatro è bellissimo: propone quattro ordini di 16 palchi ciascuno una programmazione che affianca il severo melodramma a generi più ‘leggeri’, come favole pastorali e intermezzi, commedie e opere in prosa, recitate da compagnie professionali o dai nobili dilettanti delle tante accademie della città.
Per vincere la concorrenza con gli altri teatri bolognesi, gli organizzatori puntano sulla qualità di spettacoli di grande fama e di importanti autori. Dapprima, le opere sono di celebri bolognesi, come Giacomo A. Perti o Domenico Gabrielli, ma poi, da inizio Settecento, dopo il restauro attuato dai fratelli Galli Bibiena (che saranno scenografi di alcuni spettacoli) vengono programmati lavori di compositori di fama internazionale. Ecco allora le pagine più applaudite di Caldara, Hasse e Jommelli (che scrive al Malvezzi il suo Ezio), coi grandi interpreti del momento, come Bernacchi e Farinelli, che negli anni Venti e Trenta gareggiano a più riprese a suon di gorgheggi.
Il futuro sembra prospettarsi davvero roseo quando, nella notte tra il 19 e il 20 febbraio 1745, dopo una rappresentazione del Giustino, un incendio, non si sa se doloso o accidentale, distrugge completamente l’edificio. La famiglia Malvezzi decide di non ricostruire ma, a quel punto finalmente, la scomparsa del teatro in via Belmeloro spinge la città a dotarsi di un ‘teatro pubblico’. Quello che conosciamo come Teatro Comunale verrà edificato, così, vicino al luogo dell’incendio e inaugurato quasi vent’anni dopo quel doloroso episodio. Non tutto il male viene per nuocere…