Sabato De Rosa - per amici e colleghi Sasà - è una presenza costante negli ambienti dell’Istituto Cavazza, prima come allievo, poi come consulente. Dopo aver conseguito la qualifica di programmatore/analista elettronico, dal 1986 al 1990 ha lavorato presso Telecom Italia con tale qualifica, dopodiché nell’ambito del rapporto di collaborazione tra Asphi, Telecom Italia e Istituto Cavazza, è stato distaccato presso quest’ultimo per svolgere attività di consulenza, formazione e collaborazione progettuale nell’ambito di informatica, ausili e nuove tecnologie ad uso dei non vedenti, attività che prosegue tutt’ora.
Giorni fa ho fatto una chiacchierata con Sasà per capire come è cambiato il suo lavoro durante il lockdown, quali sono state le problematiche che ha rilevato e come le ha affrontate, essendo lui stesso in telelavoro da marzo a luglio.
La cosa che più emerge è l’attività connessa con la didattica a distanza durante il periodo di chiusura delle scuole, dunque da marzo. In quel periodo, l’Istituto Cavazza ha istituito il servizio “Tiflo Scuola Computer Help”, per assistere a distanza gli studenti con disabilità visiva e le loro famiglie, ma anche insegnanti curricolari e di sostegno, tiflologi, educatori. Di qui si è evidenziato come né gli utenti né gli insegnanti fossero preparati nell’uso didattico delle tecnologie in modo inclusivo e accessibile, in primis per il limite posto da alcune piattaforme scelte dalle scuole per la didattica a distanza, ma anche per la forma principalmente visiva di tale tipologia di didattica. Inoltre, grande lavoro è stato fatto dal servizio per affiancare e assistere da remoto gli insegnanti con disabilità visiva, che si sono trovati a dover gestire pacchetti e piattaforme per la didattica non sempre accessibili in tutte le funzionalità necessarie.
Naturalmente, Sasà ha continuato a portare avanti anche le altre attività ordinarie del proprio ufficio, dall’assistenza per gli ausili tiflotecnici tramite contatto telefonico con gli utenti, al monitoraggio e valutazione dei siti web per conto di INVAT (Istituto Nazionale Valutazione Ausili e Tecnologie). Proprio in quest’ultimo campo è emersa una criticità del telelavoro da parte di una persona con disabilità visiva, che tipicamente conduce verifiche soggettive per le piattaforme web. La criticità va ricondotta al fatto che in alcuni casi le pagine devono essere esaminate con l’aiuto di una persona vedente, poiché capita che nelle stesse pagine possano essere presenti elementi che i programmi di lettura schermo non intercettano.
Arrivati a questo punto nella nostra chiacchierata, dalle parole di Sasà è emerso così il grande limite del lavoro agile, che porta sia a difficoltà connesse a veri e propri limiti tecnici come quelli appena citati, ma anche alla grande perdita in termini di relazioni umane.