“Se io fossi il Sindaco di Bologna aumenterei le zone verdi con parchi e prati e anche con qualche orto”.
“Io cancellerei quegli inutili graffiti”.
“Io valorizzerei la cultura”. Queste le testimonianze di Luis e Dario, due ragazzi delle Scuole Medie che hanno partecipato a “La Palestra dei Sogni”.
Il progetto, nato all’interno dell’Istituto Cavazza e reso possibile grazie al contributo di Fondazione Carisbo e del Gruppo Hera, ha visto la creazione di uno spazio dedicato ad attività di stimolazione visiva e visomotoria in un contesto ludico. Con la supervisione educativa della
Dott.ssa Serena Cimini e quella scientifica del Dott. Federico Bartolomei dello staff dell’Isitituto Cavazza, in verità “La Palestra dei Sogni” è stata molto di più. I partecipanti, bambine e ragazzi di età diversa divisi in due gruppi in base all’età e alle caratteristiche personali, oltre ad intervenire all’iniziativa, hanno raccontato la loro esperienza e i loro sogni. Già, perché anche chi vede in maniera diversa è capace di immaginare un mondo e un futuro migliore.
Condividere con un coetaneo quest’esperienza dedicata a incoraggiare lo stimolo diviso è diventata l’occasione per i giovanissimi di raccontarsi e per l’Istituto e la città di raccogliere le proposte dei più piccoli in merito a cosa si potrebbe fare in città non solo per ridurre le distanze tra chi vede di più e chi vede di meno, ma anche per migliorare la qualità della vita di tutti.
Se c’è una cosa capace di abbattere barriere, differenze, discriminazioni è l’immaginazione. Dote di cui i più giovani sono molto dotati. Infatti, hanno tutta una vita davanti a loro e per questo hanno la capacità di concepirla in maniera diversa da quanto una società, non sempre attenta alle loro esigenze, gli impone. Oltre a cimentarsi con giochi che, grazie alle ultime tecnologie, coniugano coordinamento, concentrazione e spirito cooperativo, i partecipanti hanno lasciato le loro testimonianze. Raccolte e montate in un video, le parole di questi bambini, che si trovano a crescere in una condizione di ridotta capacità visiva, raccontano sogni e visioni della realtà e del futuro.
Qualcuno si immagina macchine autoguidate, oppure città con la cultura al centro, una vita in luoghi puliti, verdi, tecnologici, capaci di accogliere chiunque e dove vedere crescere le stesse opportunità per tutti.
“La Palestra dei Sogni” è diventata, quindi, un’occasione preziosa dove, come dice il Dottor Federico Bartolomei, “Oltre a eliminare e ridurre le barriere visive, si riducono le distanze tra chi vede di più e chi vede di meno, per un’attività aggregativa alla pari”.
Dario, Luis, Viola e Beatrice, immersi in giochi di luci, hanno illuminato con il loro entusiasmo e con le loro idee il mondo che verrà. Ora sarebbe bello riuscire a portare “La Palestra dei Sogni” al di là delle porte dell’Istituto Cavazza, organizzando incontri e momenti di condivisione anche in altri contesti per far comprendere che, spesso, le barriere siamo noi a imporle. Nelle nostre città, purtroppo, permangono ancora tante disparità nei confronti di chi vive una condizione di disabilità, e questo è ancora più grave nei confronti dei più giovani. In un mondo dei sogni, sarebbe ideale che tutti potessero crescere con le stesse opportunità. Spesso, ostacoli e barriere sono più mentali che architettonici. Certo, eliminare quelli fisici per favorire la mobilità è già un passo avanti, ma riuscire a immaginare un mondo dove anche la conoscenza, la cultura e la partecipazione a una vita sociale e lavorativa siano accessibili a tutti è quello che auspicano e in cui credono i ragazzi de “La Palestra dei Sogni”.
Ascoltare le loro parole e immaginare con loro è già un passo avanti verso un mondo dove inclusione e integrazione non restino, appunto, un sogno, ma diventino realtà.