La creta è un materiale duttile, naturale, sano e vivo. Utilizzato fin dall’età neolitica per la produzione di vasellame e statuette votive, ancor oggi è considerato insostituibile per la pratica artistica: nella ricchezza della ceramica policroma, nella realizzazione di prototipi in bassorilievo e nella predisposizione di bozzetti preparatori alla scultura a tutto tondo. In una delle due versioni della Creazione narrate nel libro della Genesi, Dio crea l’uomo plasmando la materia terrosa; similmente accade in altri numerosi miti arcaici. Nella scultura rinascimentale quattrocentesca l’argilla ha avuto largo uso nella realizzazione di gruppi statuari devozionali. Ma la creta è soprattutto, per l’uomo, un richiamo all’origine e dunque, per processo anagogico, un ritorno a sé, e un invito alla trasformazione interiore. E se materialmente l’argilla, simbolo di distruzione per nuova costruzione, può essere rigenerata all’infinito, simbolicamente tale processo allude alla continuità dei cicli vitali. Da quindici anni il Museo Anteros vanta una pratica della modellazione della creta frequentata da allievi non vedenti e ipovedenti di ogni età, a rinforzo e complemento di quella tattile esplorativa che avviene invece sulla collezione di traduzioni in bassorilievo dei capolavori della pittura. L’educazione estetica inclusiva impartita al Museo Anteros prevede la ricostruzione plastica delle forme, prima esperite al tatto, ad opera degli alunni ciechi e ipovedenti della scuola dell’infanzia, primaria e secondaria. Il servizio offerto dal museo alle scuole si esplica in stretta collaborazione con gli insegnanti curriculari e di sostegno e serve allo sviluppo delle abilità percettive di natura tattile e visuo-tattile per rafforzare capacità aptiche, polisensorialità e sensibilità di bambini e ragazzi. Attraverso la conoscenza di forme semplici e complesse, di geometrie regolari e irregolari, di peso e consistenza dei materiali, di stasi e dinamismo, si incoraggiano percezione senso-motoria e bimanualità, al fine di potenziare quelle facoltà cognitive e immaginative imprescindibili per accedere al pensiero simbolico. L’esercizio della modellazione per l’abilitazione di competenze manuali e creative passa attraverso il gioco creativo, mentre gli apprendimenti specifici di concetti spaziali e di schema corporeo prevedono il confronto con modelli di rappresentazione della realtà utili a favorire nel bambino il riconoscimento di elementi familiari, l’appropriazione del concetto di raffigurazione grafico-plastica e la competenza di restituzione concreta dell’immagine letta al tatto. Non va sottovalutata la funzione della narrazione durante la modellazione libera della creta e il dialogo che sempre supporta, e orienta, tale esperienza. Per facilitare sviluppo e potenziamento delle competenze cognitive ed espressive degli allievi non vedenti e ipovedenti della scuola primaria, risulta importante l’incoraggiamento all’intenzionalità esperienziale facilitata da azioni propriocettive e cinestesiche volte a fortificare i processi di visualizzazione, reificazione, e restituzione delle immagini mentali. In parallelo a queste attività dedicate vi sono le visite delle scolaresche di bambini normovedenti che possono esplorare al tatto la collezione del museo per poi prendere confidenza con la modellazione della creta, realizzando soggetti liberi a occhi chiusi. In queste occasioni la visita al museo tattile assume funzioni integrative, se all’interno del gruppo classe c’è un allievo con minorazione visiva. Ma la modellazione della creta è un valore aggiunto anche e soprattutto per gli adolescenti, per i giovani e per gli adulti.
Tante, dunque, le declinazioni e risonanze di questa pratica se pensiamo all’importanza di confrontarsi con l’opera dei grandi maestri facendola propria attraverso lo studio e la copia. Quest’ultima, infatti, nell’esperienza dell’arte ha funzioni educative e conoscitive essenziali, e va intesa come appropriazione di un modello di riferimento da interiorizzare e ricreare.
Per apprendere le qualità della forma, assimilarne i contenuti e riconoscerne lo stile, serve studiare con scultori professionisti capaci di trasmettere agli allievi non vedenti e ipovedenti le tecniche tradizionali della modellazione della scultura e con esperti in educazione all’immagine delle persone con minorazione visiva. Solo passando attraverso un processo educativo, infatti, si perviene all’autonomia operativa. Questa prassi laboratoriale, per quanto disciplinata, facilita la socializzazione e il confronto costruttivo mediante la conoscenza e condivisione dei sistemi della visione e in parallelo insegna, introspettivamente, a vincere piccole e grandi resistenze al cambiamento.
Nel piacere della creazione artistica si scopre allora che la vita delle forme, tra costanti e variabili, risiede nella nostra plasticità intellettuale, in quella emozionale, ed è essenza e natura.