Immaginiamo di essere a Parigi all’inizio del Novecento: in pittura (con Picasso e Cézanne) i cubisti escono dal mondo sfumato dei sogni simbolisti; in letteratura i futuristi esprimono una provocatoria innovazione; in musica Stravinskij scompagina il mondo musicale con “Le sacre du printemps”... Basi sulle quali, alla fine della Prima Guerra Mondiale, si appoggiano i manifesti del cambiamento, come Le Coq et l’Arlequin di Jean Cocteau (1920) e tutte le sperimentazioni che negli anni Venti fanno della capitale francese una fucina di ricerca.
“Basta con le nuvole, le onde, gli acquari, le ondine e i profumi notturni. Per noi ci vuole una musica terrestre, una musica di tutti i giorni!”, scrive Cocteau. E la “musica di tutti i giorni” trova compiuta e irriverente collocazione proprio nelle proposte musicali del cosiddetto “Gruppo dei Sei”, autori che, rifiutando le complesse forme della tradizione, costruiscono pagine che, nella ricerca di una ritrovata semplicità, attingono ai ritmi sudamericani, al jazz, alla musica da circo e da luna park.
I Sei, appunto: cinque compositori - Arthur Honegger, Louis Durey, Darius Milhaud, Georges Auric e Francis Poulenc - e una compositrice, Germaine Tailleferre.
Insieme lavoreranno all’opera di Cocteau Les Mariés de la Tour Eiffel per i Balletti Svedesi (1921), anche se poi ciascuno (ad esclusione di Durey, che si stacca dal gruppo e Auric si dà alle colonne sonore per film di grandissimo successo) prenderà una propria strada nell’innovazione musicale nel primo Novecento.
Germaine Tailleferre (1892-1981) aveva iniziato gli studi musicali apertamente osteggiata da una famiglia e da una società che considerava la cultura musicale per una donna solo come completamento dell’educazione e non come professione e che, in particolare considerava le donne totalmente inadatte proprio alla composizione. Così a vent’anni si era trasferita a Parigi, dove aveva studiato con Koechlin e con Ravel, e dove, in Conservatorio, aveva incontrato Milhaud, Auric e Honegger.
Assieme a loro frequenta l’ambiente di Montmartre e Montparnasse, dove conosce letterati (Apollinaire e Léger) e pittori (Picasso e Modigliani) mentre si allarga il numero delle sue opere pubblicate ed eseguite.
Le sue composizioni sono in programma nel primo concerto dei "Nouveaux Jeunes" nel 1918 e cominciano ad essere apprezzate dai più grandi solisti del tempo, come il violinista Jacques Thibault e il pianista Alfred Cortot, e riscuotono straordinari successi come accade per "Le Marchand d'oiseaux" .
Poi il matrimonio col il caricaturista statunitense Ralph Barton a New York, dove si trasferisce per ragioni economiche: durante il soggiorno americano ha modo di frequentare il mondo del cinema e stringere amicizia con Charlie Chaplin, che le propone di comporre colonne sonore per Hollywood. Ma ancora una volta, come spesso accade nella storia delle donne compositrici, allo sviluppo della carriera si frappone il marito geloso del successo, un marito che le impedisce di lavorare e di ampliare il suo giro di amicizie e addirittura arriva al tentato omicidio per fermarla.
Germaine tuttavia non rinuncia e, divorziata, torna a Parigi dove ricomincia a comporre lavorando con Paul Claudel e Paul Valery. Di nuovo negli Usa durante la seconda guerra mondiale, rientra nel 1946 in Francia, dove lavora fino alla morte quasi esclusivamente a colonne sonore per film e documentari.
La produzione di Tailleferre è vastissima: dalla lirica al balletto, dalla musica sinfonica a quella da camera e solistica, dai concerti alle cantate, con un eclettismo che ne dimostra la profonda cultura. Ma la sua vita testimonia anche di quanto, come sempre, l’idea di una donna compositrice fosse contro il pensiero corrente e incontrasse ancora nel Novecento i pregiudizi che la creatività femminile aveva incontrato nei secoli.
Alla domanda se avesse incontrato molti ostacoli alla sua vita musicale, Germaine, a ottantanove anni, rispose: “Sì! Sempre! Ho sposato un americano che diventò matto. La prima cosa che fece fu comprarmi un pianoforte giocattolo. E poi il secondo marito, mentre scrivevo la Cantate de Narcisse con Paul Valèry, m’impediva costantemente di lavorare. Diventai famosa piuttosto rapidamente grazie a Les Six, e questo li irritava. Ho avuto una vita veramente difficile, non mi piace parlarne perché io scrivo musica come una liberazione. Ad ogni modo, le cose erano sempre contro di me, qualunque cosa succedesse.”.