Volete perdere la testa? Mettetevi a ricostruire la storia dei Templari e in particolare della loro presenza ( e delle cospicue proprietà) a Bologna.
Intanto, bisogna innanzitutto risalire alla nascita dell’ordine fissata – presumibilmente – fra il 1118 e il 1120, e sottolinearne alcune peculiarità: era una militia, con un compito speciale ideale, che svolgeva una funzione pubblica; erano cavalieri che si facevano frati e non frati che divenivano cavalieri; vennero legati all’Ordine cistercense grazie alla Regola data loro da San Bernardo di Chiaravalle nel 1135; ottennero l’autonomia dai vescovi e dal clero locale con una Bolla di papa Innocenzo II del 1139; scelsero come simbolo una croce greca patente, rappresentante la passione di Cristo; ebbero sede, fin dalle origini, per concessione del re di Gerusalemme, Baldovino, nelle stalle attigue al palazzo reale, sulla spianata del tempio di Salomone.
Ben presto dalla Terrasanta, l’Ordine si diffuse in modo capillare in Europa: in particolare, in Italia si insediò intorno al 1130, costruendo “precettorie e magioni” lungo gli itinerari medioevali più frequentati dai pellegrini e dalle armate crociate dirette in Terrasanta e arricchendosi cospicuamente con attività finanziarie, entrate commerciali, donazioni.
Il 13 ottobre 1307 il re di Francia, Filippo il Bello, da tempo geloso della potenza templare e pertanto intenzionato a distruggere l’Ordine ed ad incamerarne gli enormi beni, accusò d’eresia l’Ordine stesso, il ché diede origine a una serie di processi provinciali, il più importante dei quali fu quello svoltosi a Parigi dal 1308 al 1311. Risultato: il 13 aprile 1312 papa Clemente V decretò lo scioglimento dell’ordine dei Templari e ne destinò i beni all’Ordine di san Giovanni di Gerusalemme.
Nel corso del grande processo di Parigi spiccò la figura del frate cappellano Pietro da Bologna, esperto di diritto, perfezionatosi nello Studio bolognese: fu lui uno dei quattro procuratori che nel 1310 venne designato – per la sua cultura e dotta eloquenza – da 560 suoi confratelli a difendere lo “Stato maggiore” dell’Ordine. Ma Pietro da Bologna sparisce misteriosamente dalle carceri di Parigi, nel maggio 1310. Però, nel giugno 1311, nel concilio provinciale bolognese dei Templari compare tale Pietro da Monte Acuto, nel contado bolognese, e nel 1313, con quel nome si trova un precettore dei Templari per Bologna e Modena. Potrebbe essere la stessa persona? E magari anche la stessa che, con il nome di Pietro Roda venne sepolto nel 1329 nella chiesa di Santa Maria del Tempio, in Bologna, sotto una lapide che recita “ecco l’intrepido difensore di Cristo riposa, amato, in seno all’Ordine” ?
Di certo, invece, c’è l’ubicazione della Magione Templare bolognese al tempo nota come “una delle più ricche della provincia ecclesiastica ravennate per i possedimenti annessi e per il numero di frati templari che vi risiedevano”.
La Magione di santa Maria del Tempio, con annessa la chiesa di Santa Maria Maddalena, era situata in Strada Maggiore fra via Torleone e vicolo Malgrado, ed era stata costruita fuori dalle mura cittadine della penultima cerchia, lungo la via Emilia, verso est. La posizione dello stabile e parte della forma originaria, compreso il chiostro e una sala risalente probabilmente all’inizio del Trecento detta “Sala dei Cavalieri” sembrano rimaste inalterate per molto tempo, anche se, nei secoli, sono poi intervenute ristrutturazioni e i bombardamenti dell’ultima guerra hanno distrutto molto.
Oggi, visitare la “Sala dei Cavalieri”, che conserva il trecentesco soffitto in travi di legno e spesse mura intervallate da finestre ad arco acuto, dà sincera emozione, così come non lascia indifferenti il sapere che i cavalieri Templari, a Bologna e contado, possedevano decide e decine di terreni ( un calcolo approssimativo parla di oltre 400 tornature pari a più di 83 ettari) oltre a 24 case “cuppate” ( cioè provviste di tegole), un palazzo, due chiese e tre casamenti agricoli.
Una notazione particolare merita quella che fu la torre della Magione, annessa alla chiesa di Santa Maria del Tempio, situata in Strada Maggiore al vecchio civico 213. Costruita in mattoni laterizi, alta 24 metri, la torre pesava 400 tonnellate e sorgeva isolata quasi fuori strada: di fatto, ostruiva il prospetto della chiesa stessa. Così – narra il frate Cherubino Ghirardacci nella Parte III della sua “Historia di Bologna” il Priore pro tempore dell’Ordine dei Cavalieri Gerosolimitani di Malta, Achille Malvezzi, proprietario del complesso, decise di farla spostare di alcuni metri e ricorse ad Aristotele Fioravanti “ingegnero del Comune di Bologna” ed “eccellente architettore” il quale l’8 agosto 1455, facendo scorrere il manufatto su cilindri di rovere cerchiati di ferro, posti su travi di quercia, lo spostò di metri 18,24 collococandolo sul “cantone di Malgrà”, cioè più vicino alla chiesa. Nel marzo 1825 Luigi Aldini, divenutone nel frattempo proprietario, ottenuta l’autorizzazione, la fece demolire e oggi la Torre della Magione è ricordata solo da una piccola lapide fatta apporre dal Comune nel luogo ove la torre fu abbattuta, all’angolo fra Strada Maggiore e vicolo Malgrado.
Gli approfonditi studi storici e scientifici portati avanti dal professore Gianpiero Bagni hanno rivelato, anche con l’uso del georadar che sotto l’attuale pavimentazione stradale si possono rilevare ancor oggi le fondazioni della Torre di Santa Maria del Tempio.