Eccoci ad un altro appuntamento alla scoperta dei teatri bolognesi scomparsi: questa volta dobbiamo percorrere l’attuale via Nazario Sauro e raggiungere il palazzo Lambertini, sede oggi del Liceo Minghetti, all’interno del quale nel 1770 i proprietari della famiglia Taruffi decidono di costruire un teatro.
Lo spazio è “piccolo sì, ma galante”, come dicono le cronache, e viene dal 1797 allestito per l’esibizione privata di compagnie di dilettanti per essere poi riconvertito due anni dopo all’opera in musica, con una predilezione per il genere buffo.
Con 44 palchi disposti in tre ordini, dotato di bei costumi e scenografie apprezzabili, vi si praticano prezzi modici e vi “gareggiano il buon gusto e la magnificenza” e, al titolo di inaugurazione, Il furbo contro il furbo di Valentino Fioravanti, seguono drammi giocosi di Domenico Cimarosa e di Giovanni Paisiello, interpretati da cantanti di grido.
Il teatro viene tuttavia chiuso per nove mesi con l’arrivo dei francesi nel 1800, riprendendo poi l’attività sotto la Reggenza Imperiale Austriaca con La Pamela nubile di Cesare Pavesi, replicato per trenta sere consecutive.
Pur essendo, come abbiamo visto, assai frequentati, gli spettacoli, a causa della scarsa capienza, non consentono ai gestori incassi abbastanza remunerativi, così progressivamente cala la qualità e il luogo diventa nuovamente sede delle compagnie di attori dilettanti.
È lo stesso Taruffi a decidere di chiudere i battenti alla fine del 1805, in concomitanza con l’inizio della programmazione al nuovo Teatro del Corso, anche se la Prefettura ritiene che invece la decisione sia ispirata più che da ragioni economiche “da superstizione e male intesa religione, e contraria alle viste politiche che riconoscono nell’esistenza dei teatri un mezzo di promuovere il costume e le utili cognizioni e le Arti».
Nel 1806, infine una nota della Direzione degli Spettacoli dichiarerà definitivamente chiusa l’esperienza del teatro Taruffi: i materiali scenici ricavati dalla demolizione verranno comprati da Giuseppe Majocchi, il quale li utilizzerà per allestire il Teatro pubblico di Cento.