Maria Pedrazzi

La mezzosoprano che una sola sera gustò la gioia del trionfo
Roberto Sarmenghi

Maria Pedrazzi, angiolo di soave bontà, animo grande e gentile, figlia non comparabile, rapita da fiero morbo, ventiquattrenne si addormentava in Cristo il 14 ottobre 1918 eletta fra le stelle dell’Arte della musica. Fu grande pianista e cantante. Volle il suo battesimo d’arte nella città natale al Teatro Comunale. L’Amneris dell’”Aida” segnò il suo grande trionfo e la sua fine. Il fiero morbo cui si riferisce l’epigrafe della tomba che si trova nella Certosa di Bologna altri non é che “la Spagnola”, il virus che a Bologna, fra l’ottobre 1918 ed il marzo 1919, causò la morte di oltre 600 persone. Il virus che colpì maggiormente i giovani rispetto agli anziani e le donne rispetto agli uomini colpiva le vie respiratorie, provocava forti febbri, dolori alle articolazioni, tachicardia, violenta tosse con letali complicazioni polmonari. Proprio nel mese di ottobre 1918 a Bologna i decessi giunsero ad un numero elevato e preoccupante. Maria Pedrazzi che era stata alunna di pianoforte nel Liceo Musicale Bolognese dal 1903 al 1911, seguendo le orme della madre Rosina Giovannoni Zacchi aveva anche studiato canto sotto la guida del maestro Arrigoni; il compositore bolognese Ottorino Respighi le aveva dedicato alcune liriche. La sera del 6 ottobre 1918, a causa di una indisposizione della cantante titolare che aveva comunque cantato nella “Prima” del 4 ottobre, Maria Pedrazzi venne chiamata a cantare nell’Aida. Il giorno seguente sul Resto del Carlino si leggeva: “Ma l’interesse maggiore di questa seconda rappresentazione era costituito dal debutto nella parte di Amneris della signorina Maria Pedrazzi. I bolognesi conoscono da tempo questa artista giovanissima che si è prodotta in diversi ed importanti concerti: ne avevano ammirato il forte temperamento, la bella voce, calda e colorita, l’ottima scuola, il senso d’arte sempre finissimo. Gli applausi che ha ottenuto nel duetto del secondo atto, e che salirono fino all’acclamazione, nelle prime scene dell’ultimo, sono lo schietto e non dubbio riflesso dell’efficacia e della potenza della sua arte”.Busto di Maria Pedrazzi - Fotografia di Irene SarmenghiPurtroppo il giorno 15 ottobre, nella stessa pagina nella quale se ne pubblicava il necrologio, il critico musicale del Resto del Carlino le dedicava un commosso commiato ricordando l’entusiastico debutto di pochi giorni prima e commentava “il bel sorriso di questa giovinetta pareva illuminarsi al miraggio della gloria”. Per una incredibile e triste casualità il quotidiano bolognese del 4 ottobre (giorno della Prima) dava notizia del decesso di Adele Roessinger, una giovane e promettente cantante lirica che si era fatta notare assai favorevolmente a Milano nelle ultime stagioni teatrali. Il giornalista precisava che la giovane artista “alla vigilia delle nozze e per un fato tragico raggiungeva dopo poche ore il suo fidanzato nella tomba”; entrambi morirono a Bari ove la Roessinger doveva cantare al teatro Petruzzelli.

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